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L’USO DEI SOCIAL PROLUNGATO, ALTERA LA SENSIBILIA’ DEL CERVELLO

L’utilizzo eccessivo dei social media e l’abitudine frequente di controllare le notifiche nei ragazzi di prima e seconda media può essere associato a una serie di cambiamenti nella sensibilità del cervello.

Questo inquietante risultato emerge da uno studio eseguito su 169 studenti di prima e seconda media, pubblicato sul Journal of American Medical Association Pediatrics, condotto dagli scienziati dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill.

Le piattaforme social, offrono agli adolescenti opportunità di interazione senza precedenti, il che può avere impatti significativi in un periodo di sviluppo critico in cui il cervello è particolarmente sensibile al feedback sociale. 

I ragazzi sono stati quindi esposti a stimoli che indicavano le ricompense sociali. Stando a quanto emerge dall’indagine, il 78% dei partecipanti di età compresa tra 13 e 17 anni aveva l’abitudine di controllare i propri dispositivi almeno una volta ogni ora, con il 46% che li monitorava quasi costantemente.

Questo lavoro, commentano gli scienziati, sottolinea che chi tende a verificare le notifiche dei social più frequentemente è associato ad alterazioni specifiche nel cervello, specialmente in termini delle regioni legate ai meccanismi di ricompensa sociale.

Ma saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti, per esaminare le associazioni a lungo termine tra l’uso dei social media, lo sviluppo neurale degli adolescenti e l’adattamento psicologico, specialmente in una realtà in cui le piattaforme social rappresentano un denominatore comune ed estremamente diffuso per le nuove generazioni.

AUMENTO BOLLETTA DEL GAS

La conferma dell’aumento della bolletta del gas è arrivata da Arera nel pomeriggio del 3 gennaio 2023.

Secondo i dati dell’Autorità, il valore della materia prima è arrivato a 116,6 €/MWh, con un aumento per la famiglia tipo (cioè con consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui) del +23,3%.

Nel 2022 la spesa gas per la famiglia tipo è di circa 1.866 euro, +64,8% rispetto al 2021.

La speranza è che le tariffe possano essere più basse da fine gennaio.

Per il mercato tutelato si considera la media del mese: in questo caso è sufficiente che non ci siano altri rialzi, scenario comunque tutt’altro che certo.

Per gli utenti che aderiscono al mercato libero, usufruendo di contratti a tariffa variabile, il dato è più incerto, ma c’è comunque la possibilità che un primo ribasso si registri a fine gennaio. In realtà, in questo caso, bisognerà capire se le aziende applicheranno subito i nuovi prezzi di mercato o se aspetteranno per abbassare le tariffe.

RESTITUZIONE PRESTITO, DIRITTO A UN RIMBORSO

Chi restituisce prima del termine un prestito ha diritto a un rimborso.

A confermarlo è la Corte Costituzionale che ha decretato, lo scorso 22 dicembre, che è un diritto di tutti i consumatori ottenere parte dei soldi spesi per accendere un prestito se viene restituito prima del termine.

Chi ha stipulato un finanziamento e lo estingue anticipatamente ha quindi diritto alla restituzione dei costi connessi alla durata del contratto e all’erogazione del finanziamento stesso.

Sono i cosiddetti costi di recurring, come i costi assicurativi e gli interessi e i costi up front, come le spese di istruttorie e commissioni per intermediari.

Il diritto al rimborso è valido sia in caso di contratti con cessione del quinto dello stipendio o della pensione, in caso di prestiti personali o finalizzati all’acquisto di beni e servizi e delegazione di pagamento.

Secondo la sentenza Lexitor tale diritto è valido per tutti i casi di estinzione anticipata del finanziamento successiva al maggio 2010.

La sentenza di incostituzionalità della Consulta ha confermato il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge 106 del 2021.

BOLLETTE, SCENDE IL PREZZO DELL’ENERGIA ELETTRICA.

Già a partire dal primo trimestre del 2023, la diminuzione è dovuta a una concomitanza di fattori, ossia il calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici e l’attuazione, da parte di Arera, delle previsioni della legge di Bilancio.

Fattori che, nel complesso, porteranno a una riduzione dei costi del 19,5% per la famiglia tipo.

il Prezzo unico nazionale dell’elettricità ha dimostrato un calo del 48% rispetto al terzo trimestre di quest’anno, nel quale aveva raggiunto livelli davvero elevati.

Il prezzo unico nazionale dell’elettricità ha dimostrato un calo del 48% rispetto al terzo trimestre di quest’anno, nel quale aveva raggiunto livelli davvero elevati.

 Le previsioni della legge di Bilancio per i primi 3 mesi del 2023, è intervenuta azzerando gli oneri di sistema per:

  • Clienti domestici del settore elettrico.
  • Clienti non domestici del settore elettrico con potenza disponibile fino a 16,5 kW.
  • Per tutti gli utenti del settore gas.

Sempre in attuazione della legge di Bilancio, l’Arera ha confermato anche per il primo trimestre del 2023 il potenziamento dei bonus sociali per elettricità e gas. I bonus, peraltro, saranno anche accessibili da una platea più ampia di persone, essendo la soglia Isee richiesta passata da 12.000 euro a 15.000. 

Per ottenere il bonus, perciò, l’unico requisito è l’Isee 2023. 

 Per quanto riguarda la corrente, infatti, la spesa di una famiglia tipo nel periodo dal 1° aprile 2022 al 31 marzo 2023 sarà di circa 1.374 euro, con un aumento del 67% rispetto al periodo equivalente nell’anno precedente.

AUTOSTRADE, AUMENTANO I PEDAGGI NEL 2023

Con la fine dell’anno è atteso il decreto ministeriale che fisserà gli incrementi su tutta la rete autostradale italiana a partire dal primo gennaio del 2023. 

Negli anni passati l’incremento dei pedaggi è sempre stato praticamente automatico, ma dopo il crollo del Ponte Morandi, nell’agosto del 2018, le tariffe sono state congelate per quattro anni.

Per il momento, le società concessionarie non si sbilanciano e aspettano che siano i ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia, ad autorizzare le richieste di aumento che verranno presentate dalle aziende, con la decisione finale che passerà sul tavolo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Tra le richieste di aumento ci sono quelle di Autostrade per l’Italia, un aumento dell’1,5% sull’intera rete.

Altra richiesta è quella del gruppo Gavio, il secondo gestore nazionale per rete interessata. 

Tra le altre richieste c’è quella della Teem (Tangenziale est esterna di Milano) che punta a un +3,5%.

Il governo valuterà le richieste analizzando anche i Pef delle singole società, ovvero i piano economico-finanziari che si basano soprattutto sul piano di investimenti previsto. 

RINEGOZIARE I MUTUI

Un anno di tempo per fissare il tasso del mutuo ipotecario, fino alla fine del 2023 sarà possibile rinegoziare il mutuo per l’acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione.

Lo prevede l’articolo 1, comma 322, della legge di bilancio per il 2023, introdotto nel corso dei lavori parlamentari.

L’operazione, dunque, riapre i battenti ed è nuovamente consentito di rinegoziare i mutui ipotecari stipulati prima dell’entrata in vigore della legge di bilancio 2023.

L’obiettivo è di assicurare a chi lo desideri, di passare da un mutuo a tasso variabile a un mutuo a tasso annuo nominale fisso con limiti quantitativi prefissati.

Per beneficiare dell’opzione, i requisiti sono i seguenti: importo originario non superiore a 200 mila euro; scopo di acquisto o ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione; tasso e a rata variabile per tutta la durata del contratto.

L’applicazione del tasso fisso di interesse può coprire tutta la durata residua del finanziamento o, con l’accordo con il cliente, un periodo inferiore.

Peraltro, è anche possibile concordare, ai fini della rinegoziazione, l’allungamento del piano di rimborso del mutuo per un periodo massimo di cinque anni, purché la durata residua del mutuo all’atto della rinegoziazione non diventi superiore a venticinque anni.

In ogni caso le garanzie ipotecarie già prestate continuano ad assistere il rimborso, a fronte del mutuo rinegoziato.

NOVITA’ MUTUI: PASSAGGIO DAL VARIABILE AL FISSO

Il Governo corre ai ripari con la re-introduzione di una norma per consentire il passaggio dal variabile al fisso.

La finalità è sostenere tutti i consumatori che hanno chiesto un prestito per la casa e che ora si trovano a dover pagare rate molto pesanti, con il tasso Euribor.

La norma rilanciata dal Governo Meloni consente di rinegoziare il tasso del proprio mutuo con la banca, passando dal variabile al fisso, in presenza di particolari condizioni (finanziamento fino a 200.000 euro, Isee fino a 35.000 euro, nessun ritardo nel pagamento delle precedenti rate).

Ma sarà davvero conveniente?

Vediamo di seguito alcuni calcoli di passaggio dal mutuo variabile al fisso per capire quanto costa la rata mensile.

Per cambiare in fisso, si parte dall’Eurirs a 20 anni al 2,57%, che è più basso rispetto a quello a 10 anni, al 2,84%. Con la somma dello spread si ha il 4,04%, ovvero una di 877,39 euro (rata più bassa perché la parte di rimborso di capitale risulterà minore, a 391,63 euro).

Se, invece, il mutuo variabile trentennale è stato da poco sottoscritto e restano quindi almeno 29 anni di pagamenti, si deve prendere in considerazione l’Eurirs a 10 anni e quello a 25 anni.

Poiché quest’ultimo è più basso (2,33%) diventa il riferimento base al quale aggiungere lo spread dell’Euribor.

Si tratta di un 1% per i variabili indicizzati all’Euribor a 3 mesi e di circa un 1,2% per quelli indicizzati all’Euribor a 1 mese.

Alla fine, il tasso fisso è al 3,33%. 

I nuovi tassi calcolati come fissi risultano quindi inferiori a quel 6% del mutuo variabile che ci si aspetta con la politica Bce.