Archivio per Categoria CONSULENZA PENALE E AMMINISTRATIVA

LA CLAUSOLA DI NON TRASFERIBILITA’ DELL’ASSEGNO E’ OBBLIGATORIA?

La clausola di non trasferibilità dell’assegno è obbligatoria dal 31 dicembre 2011 per gli assegni di importo pari o superiore ai 1000 euro. Per chi trasgredisce tale obbligo sono previste multe salate.

L’assegno circolare, bancario e postale, è oggi uno dei mezzi di pagamento più diffusi. Si tratta di un titolo di credito che consente di pagare la somma indicata nello stesso al soggetto beneficiario evitando la circolazione del denaro contante.

Tuttavia l’assegno circolare è soggetto a precise regole, il cui mancato rispetto comporta pesanti sanzioni.

Una regola precisa è proprio quella della non trasferibilità a far data dal 31.12.2011.A seguito dell’introduzione di tale obbligo, gli assegni circolari vengono emessi già con l’indicazione prestampata della clausola di non trasferibilità.

È però possibile presentare esplicita richiesta per ottenere il rilascio dell’assegno in forma libera, esclusivamente quando il suo importo sia inferiore a mille euro.

In questi casi, è dovuta la somma di euro 1,50 per ogni assegno circolare in forma libera, a titolo di imposta di bollo .

Il mancato rispetto delle regole descritte comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria minima. A partire dal 1° gennaio 2022, il minimo edittale è fissato a 1.000 euro.  

Quando invece le violazioni riguardano importi inferiori a 30.000 euro, la sanzione minima è del 10% dell’importo trasferito tramite l’utilizzo di assegni irregolari.

SI PUO’ RITIRARE LA PATENTE AL CICLISTA IN NON NORMALI CONDIZIONI PSICO-FISICHE?

Si può sospendere la patente a chi guida una bicicletta in stato di alterazione psico-fisica da alcool o sostanze stupefacenti?

La Corte di Cassazione afferma di no.

Essa ha infatti sottolineato che, in assenza di un mezzo che richiede l’uso della patente, non è prevista alcuna sospensione.

Infatti, la Corte definisce che fermo restando che “il reato di guida in stato di ebbrezza può essere commesso anche mediante la conduzione di una bicicletta, in ragione della concreta idoneità del mezzo usato ad interferire sulle generali condizioni di regolarità e di sicurezza della circolazione stradale”, tuttavia, “la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, applicabile in relazione a illeciti posti in essere con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, non può essere disposta nei confronti di chi si sia posto alla guida di un veicolo per condurre il quale non è richiesta alcuna abilitazione, come un velocipede”.

Dunque la Cassazione conferma la condanna al ciclista per guida in stato di ebbrezza, ma ritiene non vada applicata la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida.

È dunque possibile che il ciclista venga accusato di guida in stato di ebbrezza in quanto guida un mezzo che può interferire sulla regolarità e sicurezza della circolazione stradale.

In questo caso però la condanna non può comportare anche la sospensione della patente di guida qualora il reato sia stato commesso mentre si era in sella a un velocipede, trattandosi di un mezzo per il quale non è richiesto alcun titolo abilitativo per la guida.

GUIDA CON LE LENTI A CONTATTO: E’ VIETATA?

L’art. 173 del Codice della strada prevede l’obbligatorietà dell’utilizzo di lenti durante la guida quando, il medico prescrive, in sede di rilascio o di rinnovo della patente o del certificato di idoneità alla guida, l’integrazione di difetti alla vista mediante tali strumenti.

Tuttavia l’obbligo delle lenti può essere eliminato se alla successiva visita il difetto risulta migliorato.

L’obbligo all’utilizzo delle lenti alla guida è riportato sulla patente di guida ed emerge, quindi, anche da un semplice controllo da parte di polizia, carabinieri o altre forze dell’ordine.

Generalmente si inserisce, sul retro della tessera, il codice 01, relativo alla correzione della vista o alla protezione degli occhi.

L’utilizzo di questo codice sulla patente, tuttavia, genera in capo a molti di coloro ai quali è richiesta la guida con lenti la falsa convinzione di non poter utilizzare le lenti a contatto o di doversi per forza premunire di occhiali da vista da tenere sempre in auto e sfoggiare al bisogno per sopperire a una presunta inadempienza.

Parliamo ovviamente di una falsa convinzione dato che il codice della strada utilizza, parlando dell’obbligo, il termine “lenti” e non “occhiali”. Questo significa che l’obbligo di correggere la vista quando si è alla guida può essere rispettato attraverso qualsiasi tipo di lente, che si tratta di lente a contatto o di occhiali non ha importanza.

Il presenza dunque di un controllo attento e dettagliato delle autorità, fornire la prova di indossare le lenti a contatto è più complesso del fornire la prova di indossare gli occhiali.  

Ecco il motivo per cui alcuni consigliano di avere degli occhiali da vista di riserva in auto. In questo modo, in presenza di controlli, provare di possedere delle lenti è più facile.

CHI USA IL CELLULARE MENTRE IL VEICOLO E’ FERMO AL SEMAFORO PUO’ ESSERE MULTATO?

La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 23331/2020 ha chiarito il divieto di utilizzare i dispositivi elettronici alla guida anche durante l’interruzione di marcia del veicolo.

È quindi sanzionabile il conducente che utilizza lo smartphone, senza auricolari o vivavoce, nonostante sia fermo al semaforo.

Secondo la giurisprudenza, infatti, sarebbe irragionevole consentire l’utilizzo dei dispositivi in tale situazione di pericolosità in cui il conducente deve prestare attenzione nel dare precedenza agli altri veicoli.

L’art. 157 del Codice della Strada precisa che il divieto di fare uso di apparecchi telefonici permane nonostante l’arresto del veicolo. Con arresto si definisce l’interruzione della marcia del veicolo dovuto all’interruzione della circolazione.

Sappiamo bene che l’art. 173, comma 2, del Codice della Strada, vieta al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all’art. 138, comma 11, e di polizia.

Il Codice della strada invece, permette l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguata capacità uditiva tale da non ostacolare la guida nemmeno con l’uso delle mani.

Questa tipologia di divieto è posta al fine di impedire comportamenti che siano in grado di provocare incidenti.

Per lo stesso motivo la multa presa a seguito dell’uso del cellulare nonostante il veicolo sia fermo al semaforo rosso, diventa di difficile contestazione da parte del conducente.

PRECEDENZA IN ROTATORIA: LE REGOLE CHE NON TUTTI CONOSCONO

Secondo diversi studi la rotatoria consente di ridurre il numero di incidenti e la gravità della collisione oltre a  ridurre il consumo della benzina e del diesel e a contenere i costi di manutenzione. La stessa Unione Europea incentiva i Paesi a ricorrere all’utilizzo della rotatoria per migliorare la circolazione stradale.

Tuttavia non tutti gli automobilisti hanno ben chiaro come funzioni la precedenza in rotatoria. Non tutti sanno come dare la precedenza agli altri automobilisti in transito nella rotonda.

Mettiamo subito in chiaro che la presenza di una rotatoria non prevede che ci si debba obbligatoriamente fermare come nel caso di un semaforo rosso.

Infatti, la rotatoria ha l’obiettivo di agevolare e semplificare il traffico e la circolazione stradale, aumentando la sicurezza e riducendo il rischio di incidenti stradali.  Essa consente di eliminare i semafori e gli incroci pericolosi.

Ma come utilizzare le frecce all’interno di una rotatoria?

Il Ministero dei Trasporti specifica che quando si entra con la propria vettura all’interno della rotatoria non è necessario l’utilizzo delle frecce. La freccia deve essere azionata solo nel caso in cui si voglia impiegare la prima uscita a destra. L’indicatore di direzione dovrà essere in ogni caso azionato con largo anticipo per consentire agli altri automobilisti di controllare le intenzioni ed i comportamenti.

Come funziona, invece, la precedenza all’interno di una rotatoria?

È importante distinguere tra rotatoria nazionale e comunitaria. In Italia la precedenza spetta a chi viene da destra. Pertanto, le vetture in transito nella rotonda devono darla a coloro che procedono ad entrare. Per quanto concerne la rotatoria comunitaria la precedenza spetta agli automobilisti che sono già in transito all’interno della rotonda. Le auto che vogliono entrare nella rotatoria devono rallentare o fermarsi per dare la precedenza. È sempre necessario regolare la velocità e controllare il comportamento degli altri.

Quando è possibile essere multati?

Attraverso i dispositivi di controllo video è possibile individuare i trasgressori che violano le regole relative al buon funzionamento ed alla corretta circolazione nella rotatoria. Nel caso in cui non si rispetti la precedenza o si trasgredisca ogni altra regola del codice della strada scatta la sanzione, il cui importo varia da oltre 160 euro fino a 700 euro. Un’ammenda davvero salata che può comportare anche la decurtazione di cinque punti sulla patente di guida. Ma attenzione: la sospensione della patente si avrà solo nel caso in cui l’infrazione si ripresenta per la seconda volta.

A CHI SPETTA L’OBBLIGO DI RISARCIMENTO IN CASO DI INCIDENTE PER STRADA DISSESTATA?

Il Codice della strada ci dice che l’automobilista deve sempre essere prudente e prestare attenzione al manto stradale. In caso dunque, di incidente per strada dissestata, il risarcimento può essere accordato solo se si tratta di un pericolo non facilmente visibile usando l’ordinaria diligenza.

Chi è alla guida del mezzo deve poter prevedere le situazioni di pericolo e porsi nella condizione di evitare incidenti stradali;

Se si tratta di persone che hanno già percorso una determinata strada, queste devono anche conoscere le condizioni di pericolo della stessa e adottare maggiore cautela.

Secondo la giurisprudenza, l’automobilista non può limitarsi a rispettare le regole scritte, sancite dalla segnaletica stradale, ma deve anche adottare i comportamenti che, in relazione alle concrete circostanze di tempo e luogo, appaiano necessari per scongiurare incidenti. Si tratta di un generale dovere di prudenza rivolto a tutelare l’integrità fisica degli altri utenti della strada.

Alla luce di quanto appena detto,  in caso di incidente determinato da una insidia stradale, laddove le dimensioni dell’insidia e la visibilità della strada consentano di accorgersi in anticipo del pericolo, non è dovuto alcun risarcimento.

Se ci troviamo di fronte ad una strada chiaramente dissestata o ciò si può prevedere dalla presenza della segnaletica, dobbiamo rallentare la marcia oltre i normali limiti imposti dalla segnaletica e prestare un’attenzione superiore a quella dovuta in un qualsiasi altro tratto.

Quando parliamo di risarcimento per strada dissestata vengono presi in considerazione diversi parametri quali la dimensione dell’insidia o l’illuminazione della strada. È molto importante sapere se l’automobilista conoscesse già i luoghi percorsi e dove il dissesto è collocato.

Il risarcimento può inoltre, essere ridotto, con un concorso di colpa, quando il conducente è corresponsabile per l’incidente nel caso ad esempio di superamento dei limiti di velocità.

Per il resto è bene sapere che il Comune è tenuto alla manutenzione della strada ed è responsabile dei sinistri riconducibili a situazioni di pericolo connesse alla struttura o alle pertinenze della strada stessa, salvo che si accerti la concreta possibilità per l’automobilista danneggiato di percepire o prevedere con l’ordinaria diligenza la situazione di pericolo. Nel compiere tale valutazione, bisogna tener conto che quanto più il pericolo può essere previsto e superato attraverso l’adozione di normali cautele da parte del danneggiato, tanto più è esclusa la responsabilità del titolare della strada.

Stesso principio viene adottato anche per i pedoni. Infatti non spetta alcun risarcimento al pedone per i danni conseguenti a una caduta dovuta alla presenza di un dissesto del marciapiede, qualora il danno sia riconducibile alla disattenzione del soggetto.

La responsabilità del Comune viene esclusa anche quando, in ragione della giovane età del danneggiato, questi, con un comportamento diligente, può agevolmente evitare l’insidia tramite una rapida manovra.

NOTIFICHE DI PREAVVISO DI FERMO AMMINISTRATIVO MOLTIPLICATE: COSA FARE?

In quest’ultimo periodo il Fisco ha moltiplicato le notifiche di preavviso di fermo amministrativo su mezzi a due e quattro ruote. Una sorta di ultimatum, dato che il ricevente avrà a disposizione 30 giorni per regolarizzare la propria condizione debitoria prima che scatti il blocco alla circolazione.

L’Agenzia delle entrate e riscossione ha ripreso recentemente un più massiccio invio di cartelle esattoriali e intimazioni di pagamento.

È nota, infatti, la pioggia di comunicazioni preventive di fermo amministrativo su motocicli o autovetture di proprietà di contribuenti su cui gravano debiti arretrati. Debito che, se non si vuole incorrere nel blocco del mezzo, va saldato entro 30 giorni dalla ricezione della notifica.

La notifica di preavviso di 30 giorni del fermo amministrativo di un mezzo è uno degli strumenti nelle mani del Fisco per colpire i debitori in ritardo: secondo quanto previsto dall’Art.50 del dpr 602/73 infatti, l’Amministrazione finanziaria può infatti procedere a espropriazione forzata quando è decorso invano il termine di 60 giorni dalla notificazione della cartella di pagamento al moroso. L’iscrizione del fermo amministrativo significa il divieto assoluto di circolazione del mezzo in oggetto, pena il pagamento di un’ammenda compresa tra 1.988 e 7.953 euro e: a partire da quel momento, inoltre, decade ogni possibilità di effettuare qualunque genere di atto di disposizione, come ad esempio la vendita del veicolo.

Nel caso in cui la comunicazione riguardi un mezzo che risulti “bene strumentale” per attività di impresa o professione, il diretto interessato avrà l’onere di comunicarlo al riscossore per arrestare la procedura. Il fermo amministrativo non viene iscritto infatti, qualora si dimostri, entro 30 giorni dal ricevimento del preavviso di iscrizione, che il veicolo è funzionale all’attività di impresa o della professione esercitata dal moroso, secondo quanto segue.

In questo caso sarà necessario presentare agli sportelli dell’Agenzia delle entrate oppure inviare tramite raccomandata A/R il modello F2 “Istanza di annullamento preavviso fermo bene strumentale”, allegando in copia la documentazione necessaria per attestare la strumentalità del veicolo. Si tratta della fattura di acquisto del mezzo, del certificato di proprietà, del libretto di circolazione e dello stralcio del registro dei beni ammortizzabili. La non pignorabilità vale anche per i mezzi usati per il trasporto di persone diversamente abili, ai quali è associato anche un apposito contrassegno.

COME BISOGNA COMPORTARSI SE SI RICEVE UNA MULTA FALSA?

D’avanti ad una richiesta di pagamento proveniente dalle autorità, la prima reazione dell’automobilista è quasi sempre di sottomissione. Quest’ultimo infatti, non ricordando bene l’accaduto,  è indotto a pagare subito per chiudere la partita ed evitare sanzioni più elevate dovute alla mora.

È giusto sapere che anche la polizia può sbagliare: la dimostrazione la da la valanga di multe false che stanno arrivando spesso a numerosi possessori di veicoli a motore. Può succedere infatti che, nel momento in cui l’agente della polizia, all’interno del proprio ufficio, compila il verbale da notificare al trasgressore, digiti sulla tastiera del computer un tasto sbagliato. Spesso l’errore di una lettera o di un numero fa arrivare la multa a un soggetto diverso, del tutto estraneo alla violazione stradale.

Se si ha un fondato dubbio di non aver commesso l’infrazione non bisogna pagare. Infatti l’adempimento spontaneo esclude la possibilità di un successivo ricorso, anche se ci si accorge, in un momento successivo, di non aver commesso l’infrazione.

A quel punto bisognerà muoversi in fretta perché i tempi per fare ricorso sono abbastanza risicati: 30 giorni al giudice di pace o 60 giorni al prefetto.

Bisognerà poi raccogliere le prove di non essersi trovati nel luogo e all’orario indicato nel verbale. Se ritenete di non essere stati nel luogo indicato nel verbale, a quella specifica ora, potrete recarvi presso la vostra assicurazione che vi ha installato il gps in auto per farvi rilasciare una attestazione in cui si dichiari dove effettivamente era situato il vostro veicolo in quella frazione di tempo. Tale documento può essere usato per chiedere l’annullamento della multa, richiesta che, in via preventiva, può essere anche inviato alla polizia. Questo tentativo non sospende tuttavia i termini per poi fare ricorso al giudice di pace o al prefetto. Pertanto, in caso di mancata risposta, bisognerà prepararsi a procedere per le vie ordinarie prima che scadano i suddetti termini .

QUANDO COLPIRE UNA PERSONA CON IL CASCO COSTITUISCE REATO

Colpire una persona al volto , anche se questa abbia indosso un casco integrale da moto, può considerarsi un reato? Secondo la Corte di Cassazione sì.

L’articolo 581 del Codice penale punisce chi percuote un’altra persona, sempre che da ciò non derivino ferite o altri danni. Si parla, in questo caso, di pena che prevede la reclusione fino a sei mesi o la multa fino a euro 309.

Nel reato di percosse, quindi, non devono esserci conseguenze fisiche se non il semplice dolore.

Nel reato di percosse rientrano anche gli schiaffi, la tirata di capelli, il calcio nelle parti basse, lo strattone per un braccio, lo spintone verso un muro in modo da procurare lievi contusioni. Sono tutti comportamenti caratterizzati da energia fisica esercitata con violenza e direttamente sulla persona. 

Se l’azione violenta fosse solo simbolica, rivolta cioè a procurare una sofferenza non già fisica, si ricade nell’ingiuria. L’ingiuria non è più reato dal 2016 e costituisce solo un illecito civile a fronte del quale è possibile chiedere solo un risarcimento del danno.

Ebbene, secondo la Cassazione, si può condannare per il reato di percosse l’automobilista che, in occasione di un diverbio, colpisce con la mano il casco integrale indossato da un motociclista. Il gesto è violento e può procurare dolore alla vittima, seppur protetta dalle conseguenze ben peggiori che l’azione avrebbe potuto comportare se diretta sulla pelle.

Insomma, la presenza del casco è, secondo i giudici supremi, un mero dettaglio che non può far venire meno il reato di percosse.

Per il reato di percosse  è innanzitutto necessario che vi sia un contatto fisico tra l’aggressore e la vittima. Vi deve essere poi un’energia fisica esercitata con violenza.

Dunque, non conta che la persona offesa si giovi di protezioni, quando esse non facciano però venire meno l’idoneità della condotta violenta a produrre un’apprezzabile sensazione di dolore, vale a dire non siano tali da rendere la manifestazione di violenza di entità inavvertibile e simbolica.

MANCATO USO DELLA CINTURA DI SICUREZZA: CHI E’ RESPONSABILE

Non tutti sanno che non indossare la cintura di sicurezza o non allacciare un bambino a bordo all’apposito dispositivo di ritenuta comporta una sanzione da 83 a 332 euro e a decurtazione di cinque punti dalla patente.

La multa va, invece, da 40 a 162 euro se la cintura viene messa in modo scorretto, tale da non consentire il suo uso corretto. Anche in questo caso si perdono cinque punti.

Se il mancato uso riguarda un minore (anche adolescente) ne risponde il conducente o, se presente in auto, chi è tenuto alla sorveglianza del ragazzino. In caso di doppia violazione nell’arco di due anni, oltre alla sanzione amministrativa scatta quella accessoria della sospensione della patente da 15 giorni a due mesi.

La cintura va indossata ogni volta che la macchina è accesa, anche quando è ferma in colonna o in attesa che scatti il verde al semaforo. Solo quando è a motore spento sul ciglio della strada è possibile slacciare il dispositivo.

Se l’auto viene fermata durante un normale controllo stradale e il passeggero (maggiorenne, però) viene trovato senza cintura, ne risponde l’accompagnatore stesso. Sarà lui, dunque, e non il conducente a pagare la sanzione che, in termini economici, ha lo stesso importo rispetto a quella per il conducente che non mette la cintura. Quindi, da 80 a 332 euro oppure da 40 a 162 se la indossa in modo scorretto.

L’automobilista risponde nel caso in cui chi si trova in auto senza il dispositivo è un minorenne. Chi si trova alla guida, infatti, deve verificare in modo scrupoloso che il minore viaggi in sicurezza. Si salva solo se a bordo c’è chi è tenuto alla sorveglianza del minore (ad esempio, i genitori): in tal caso sarà quest’ultimo a dover pagare la sanzione, senza la decurtazione dei punti.

Se il passeggero viene scoperto senza cintura in seguito ad un incidente stradale, le cose cambiano. Alla responsabilità amministrativa per l’eventuale violazione del Codice della strada si possono aggiungere, infatti, delle responsabilità di tipo civile, come il risarcimento del danno, o penali, per le lesioni o l’omicidio stradale.

Da questi due punti di vista, civile e penale, è bene sapere che  il conducente può essere chiamato in causa nell’eventuale richiesta di risarcimento e in sede penale.

Poco conta, sostiene la Cassazione, che a causare il sinistro sia stato un altro automobilista: il conducente deve essere sicuro che il passeggero metta la cintura, a costo di non mettere in moto la macchina e di invitarlo a scendere se non lo fa.

Lo stesso succede nel caso in cui l‘accompagnatore perda la vita nell’incidente: ad essere chiamato in causa e a doverne rispondere sarà chi si trovava alla guida.

Il passeggero viene risarcito sempre dall’assicurazione del conducente in caso di incidente stradale, se riesce a dimostrare che i danni riportati siano conseguenza del sinistro. Tuttavia, un’ordinanza della Cassazione  ha stabilito che, in caso di incidente in cui rimane coinvolto un passeggero senza la cintura di sicurezza, ci sono gli estremi per il concorso di colpa. In pratica, al passeggero viene ridotto il risarcimento per i danni riportati nel sinistro.

Significa che, anche se viene dimostrato il nesso causale tra l’incidente e le ferite, verrà riconosciuto un risarcimento minore per il mancato uso del dispositivo di sicurezza.