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COME LIBERARE L’AUTO DAL FERMO AMMINISTRATIVO CON LA NUOVA SANATORIA DELLE CARTELLE

La tregua fiscale in arrivo consiste in quell’insieme di provvedimenti relativi alle cartelle esattoriali dei contribuenti italiani, che il governo ha deciso di introdurre a loro vantaggio. Una autentica sanatoria delle cartelle è quella che è il governo Meloni ha deciso di introdurre nel 2023. Tra cartelle cancellate automaticamente e cartelle che è possibile rottamare, i contribuenti italiani indebitati potranno godere di un netto miglioramento della loro condizione. Ci sono aspetti però che vanno chiariti meglio, anche perché le situazioni debitorie possono essere diverse le une dalle altre. Esistono tuttavia situazioni debitorie che hanno già prodotto degli effetti piuttosto gravi nei confronti dei contribuenti. Altre invece questi effetti gravi stanno solo per produrli.

La nuova sanatoria prevede la cancellazione d’ufficio delle cartelle esattoriali più vecchie, cioè quelle che riguardano debiti affidati all’agente della riscossione entro il 2015. A questa seguirà una rottamazione delle cartelle che riguarderà tutte le altre, a prescindere dall’importo ed a prescindere dalla data. Purché passate al concessionario nel periodo intercorrente tra il primo gennaio 2020 e il 30 giugno 2022.

Il contribuente che ha ricevuto un preavviso di fermo amministrativo che non è ancora stato trascritto al PRA , grazie alla sanatoria potrà sospendere gli effetti dei provvedimento. Ecco spiegato come liberare facilmente l’auto dal fermo amministrativo, purché non sia ancora stato trascritto. Basterà in questo caso aderire alla definizione agevolata delle cartelle presentando domanda entro il 30 Aprile 2023. Questa data è quella di scadenza delle istanze, come sembra che abbia intenzione di permettere di fare il governo. Il provvedimento di fermo amministrativo del veicolo non ancora iscritto non ha ancora sortito i suoi effetti. E pertanto l’interessato può ottenere la sospensione. Ma solo presentando domanda di adesione alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali, cioè molto facilmente. È diverso invece il caso di un provvedimento già adottato, cioè se su una auto c’è già il fermo amministrativo. In questo caso poco e niente si potrà fare per toglierlo se non pagare. Perché come sempre, un fermo amministrativo viene eliminato da un veicolo nel momento in cui il contribuente paga tutto l’ammontare di quel debito da cui il fermo stesso è scaturito.

COME TRASPORTARE ANIMALI IN AUTO SECONDO IL CODICE DELLA STRADA

Quando si viaggia in auto con un animale, che sia un cane o un gatto, la giurisprudenza prevede che si possano trasportare liberamente purché custoditi nell’apposita gabbia o contenitore, oppure nel vano posteriore diviso da una rete o simili.

All’interno del nostro Paese il mancato rispetto della normativa può portare a una multa che va dai €68,5 ai €275,10, con la decurtazione di 1 punto dalla patente di guida. L’articolo 169 del Codice della Strada consente di portare liberamente in auto un cane o un gatto o un numero superiore di animali, purché custoditi nell’apposita gabbia o contenitore, oppure nel vano posteriore diviso da una rete o simili.

Ci sono tre metodi per portare con sé il proprio amico a quattro zampe quando si viaggia in auto:

  • il trasportino,
  • la cintura di sicurezza per cani;
  • una rete divisoria rigida.

Il trasportino è un mezzo molto efficace, ma necessita comunque che il cane si abitui a rimanere chiuso in una struttura del genere. Esso, se ben fissato e della giusta misura, può aiutare in caso di incidente, evitando che il cane si faccia male o diventi un pericolo per chi sta guidando.

La cintura di sicurezza per cani è una particolare imbragatura che si attacca alla cintura di sicurezza e costituisce un grosso passo avanti sul fronte della sicurezza.

La rete è sicuramente il modo più facile per abituare l’animale domestico a stare in auto, poiché lo spazio è ben distinto.

Al di là delle normative e degli obblighi che rendano il viaggio sicuro per noi e per i nostri amici a quattro zampe, c’è da tener presente che il cucciolo va educato a viaggiare in auto: alcune volte sarebbe buona regola farlo salire in auto senza accendere il motore permettendogli così di entrare in confidenza col nuovo ambiente, per poi percorrere tratti brevi fino a quando il cucciolo percepirà l’auto confortevole come la cuccia di casa.

Infine, lasciare il finestrino aperto e lasciare che il cane tenga fuori il muso può provocare colpi di aria e fastidiose otiti, meglio lasciare solo uno spiraglio per il ricircolo dell’aria.

QUANDO E’ PREVISTA LA RIMOZIONE FORZATA E COME AVVIENE?

Il nostro Codice della strada prevede che gli agenti di polizia possano disporre la rimozione forzata dei veicoli all’interno delle strade e nei tratti di esse in cui con ordinanza l’ente proprietario della strada ha stabilito che la sosta del veicolo costituisce grave intralcio o pericolo per la circolazione stradale. Inoltre, la rimozione forzata avviene quando i veicoli sostano all’interno delle strade urbane a senso unico di marcia.

Ancora, la rimozione del veicolo è prevista quando sono vietati sia la fermata che la sosta  e quindi in corrispondenza o in prossimità dei passaggi a livello e sui binari di linee ferroviarie nelle gallerie, nei sottovia, sotto i sovrapassaggi, sui dossi e nelle curve e, anche in loro prossimità, in prossimità e in corrispondenza di segnali stradali verticali e semaforici così da occultarne la vista.

La giurisprudenza prevede che, quando un veicolo viene lasciato in sosta irregolare, la rimozione  è operata dagli organi di polizia che hanno accertato la violazione, i quali provvedono a che il veicolo sia trasportato e custodito in luoghi appositi.

Il mezzo rimosso, quindi, viene trasportato e custodito in un deposito comunale o convenzionato con il Comune nell’attesa che il proprietario provveda a recuperarlo.

È importante sapere che i veicoli destinati al trasporto delle persone invalide non possono essere oggetto di rimozione forzata. Tuttavia, possono essere spostati in una vicina area idonea.

Il proprietario del veicolo, per vederselo restituito, deve presentarsi nel luogo presso cui è in custodia il mezzo, munito di un documento di riconoscimento, della carta di circolazione e del certificato di assicurazione e abbia pagato le spese di intervento, rimozione e custodia.

Il prezzo da pagare per la rimozione del veicolo varia in base a diversi parametri, tra cui la tipologia del veicolo, la fascia oraria della rimozione e della restituzione, la durata della custodia. Dunque al conducente conviene recuperare l’automobile il prima possibile. Solitamene il costo rimozione forzata oscilla tra i 150 e i 200 euro (Iva esclusa). Bisogna aggiungere, a questo prezzo, quello relativo alla sanzione amministrativa pecuniaria ovvero la multa per sosta vietata.

Il proprietario del veicolo ha 60 giorni di tempo per provvedere al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria.

È importante sapere che il veicolo può essere ritirato anche da una persona diversa dal proprietario, purché provvisto di una delega e della documentazione richiesta.

Se il proprietario del mezzo non si  presenta presso l’ufficio o il comando da cui dipende l’organo che ha effettuato la rimozione, il veicolo può essere alienato (ossia venduto all’asta) oppure demolito.

La somma ricavata dalla vendita del veicolo viene utilizzata per coprire le spese di rimozione e custodia non corrisposte dal proprietario del mezzo; se il ricavato è superiore a tali spese, l’ammontare residuo viene restituito al soggetto che ne ha diritto.

QUANDO SI RISCHIA IL FERMO AMMINISTRATIVO?

Una delle misure che l’Agenzia della riscossione può adottare quando il contribuente non paga una cartella esattoriale è il fermo amministrativo.

Secondo la legge non esiste un debito minimo che il contribuente dovrebbe avere per essere sottoposto a fermo amministrativo. Mentre in realtà questo non avviene in caso di ipoteca o pignoramento, dove sono previsti specifici limiti .

Tuttavia, secondo l’ex Agente per la Riscossione, per debiti inferiori a 2.000 euro, il fermo poteva essere iscritto su una sola auto del debitore. Invece per debiti di valore compreso tra 2.000 e 10.000 euro, su un massimo di 10 veicoli. Infine per debiti di valore superiore a 10.000 euro, il fermo poteva essere iscritto su tutti i veicoli del debitore.

Trattandosi però di una regola che non costituiva una norma, l’eventuale violazione non poteva essere contestata dinanzi al giudice.

Ad oggi, la Corte di Cassazione ha decretato che il fermo amministrativo può essere disposto indipendentemente dall’ammontare del credito iscritto a ruolo e non pagato, trattandosi di misura afflittiva volta a indurre al pagamento il debitore.

Dunque, anche in presenza di importi modesti, può essere inscritto il fermo amministrativo. 

Questo vuol dire che l’Agenzia della riscossione non solo non impone un limite quantitativo del debito ma nemmeno impone limiti relativi al tipo di imposta o di sanzione. Il fermo infatti può derivare dall’omesso pagamento di una imposta erariale, locale o da una sanzione amministrativa. 

Ricordiamo che, affinché possa scattare il fermo auto è importante che il contribuente abbia ricevuto la notifica della cartella esattoriale e che 30 giorni prima del fermo, deve essere inviato un preavviso al contribuente.  

GLI AUMENTI DELLE MULTE DAL 2023: COSA ASPETTARSI?

L’inflazione che circonda il nostro Paese porterà presto ad un aumento dei prezzi in diversi ambiti della nostra vita. C’è chi dice che anche le sanzioni dovute al mancato rispetto del Codice della Strada avranno delle forti ripercussioni.

L’art. 195 del Codice della strada, infatti, prevede che “…la misura delle sanzioni amministrative pecuniarie è aggiornata ogni due anni in misura pari all’intera variazione, accertata dall’Istat, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nei due anni precedenti”.

Questo vuol dire che, in assenza di diverse disposizioni, il 2023 si aprirà con un rialzo delle multe per violazioni stradali, dovute proprie dal tasso di inflazione.

Si presume che, sulla base di alcune previsioni del Codacons, la multa per il divieto di sosta salirebbe infatti a 46 euro da gennaio 2023, con un rincaro di 4 euro.

Mentre la multa per accesso vietato alla Ztl avrà un rialzo di 9 euro.  Il superamento dei limiti di velocità di oltre 60 km/h, invece, raggiungerà una sanzione di 938 euro (con un incremento di 93 euro rispetto agli attuali 845 euro).

Ma un rincaro importante ci sarà per la sanzione legata all’uso del cellulare. Si prevede che, in questo caso, la multa potrà arrivare ad avere un incremento di 18 euro, ma ripetiamo, solo sull’importo minimo. In caso di nuova violazione entro due anni dalla prima si potrà essere soggetti alla sospensione della patente di guida da uno a tre mesi.

In molti si aspettano che il nuovo Governo Meloni blocchi qualsiasi tipo di rincaro.

INCIDENTE STRADALE: IL PASSEGGERO PUO’ AVERE IL RUOLO DI TESTIMONE?

Secondo la giurisprudenza, non esistono, in caso di testimonianze per incidenti stradali,  delle categorie di soggetti da escludere a priori. Dunque è possibile che, in caso di incidente stradale, possa tranquillamente testimoniare qualsiasi persona che abbia visto l’accaduto, che sia il marito, la moglie, il figlio, o qualsiasi parente o amico.

L’articolo 246 del Codice di procedura civile sancisce l’unico limite alla testimonianza sottolineando che «non possono essere assunte come testimoni le persone aventi nella causa un interesse che potrebbe legittimare la loro partecipazione al giudizio».

La norma fa però riferimento al cosiddetto “interesse processuale”, ovvero quello che legittima il soggetto ad avviare autonomamente una causa dinanzi al giudice a tutela di un proprio diritto. 

Per quanto concerne, invece, il passeggero che si trovava all’interno dell’autovettura al momento dell’incidente, la legge distingue due casistiche differenti.

Il primo caso riguarda il passeggero che abbia riportato ferite. Secondo la Corte di Cassazione, la vittima di un sinistro non può testimoniare in favore degli altri danneggiati. Questo perché il passeggero avrebbe un interesse processuale all’esito della lite per poter avere un risarcimento del danno a proprio favore.

Il secondo caso invece, riguarda il passeggero che non abbia subito alcun danno.

Quest’ultimo non ha alcun interesse processuale ad agire contro l’assicurazione. Per questo motivo egli può essere sempre sentito come testimone nella causa intentata dal conducente. 

Dunque possiamo concludere dicendo che il terzo trasportato può testimoniare qualora l’interesse di quest’ultimo non abbia interesse ad agire per il risarcimento del danno subito.

Per questo motivo, solo se i danni dell’incidente riguardano l’auto o il conducente, il passeggero potrà essere ascoltato dal giudice.

INVASIONE DELLA CORSIA: CHI E’ RESPONSABILE DELL’INCIDENTE?

Secondo il Codice civile, in caso di scontro tra veicoli e fino a prova contraria, esiste un concorso di colpa tra i conducenti coinvolti nell’incidente.

Questa norma è valida anche quando uno solo dei veicoli riporta un danno. Dunque il risarcimento del danno deve essere ripartito tra le parti.

Quando si parla di concorso di colpa nei sinistri stradali si deve distinguere tra pari responsabilità e responsabilità effettiva.

Nel primo caso, il concorso di colpa significa che a ogni soggetto coinvolto nel sinistro è attribuita la stessa parte di colpa.

La responsabilità effettiva invece, prevede che il concorso di colpa non è escluso quando anche al danneggiato sia ascrivibile una porzione di responsabilità.  Ad esempio, dopo aver effettuato gli opportuni accertamenti, il giudice potrebbe ritenere che il danneggiante abbia il 75% di responsabilità e al danneggiato vada il restante 25% perché ha violato qualche norma del Codice della strada.

In caso di incidente per invasione di corsia la Corte di Cassazione ha decretato che è esente dalla responsabilità del sinistro chi procede nel proprio senso di marcia, anche se a velocità sostenuta, quando lo scontro è causato da chi ha invaso la corsia di marcia opposta.

Dunque  il mancato rispetto del limite di velocità non comporta un concorso di colpa nel sinistro, se questo si è verificato perché il conducente che proveniva dal senso opposto circolava dove non doveva.

Questo vuol dire che la responsabilità dell’incidente va attribuita al 100% a chi invade la corsia opposta anche se l’altro conducente ha violato i limiti di velocità. Questo vuol dire che il superamento della soglia prevista dal Codice della strada in quel tratto non influisce sulla dinamica dell’incidente.

QUANDO E’ POSSIBILE PARCHEGGIARE SULLE STRISCE BLU SENZA PAGARE?

Le ormai famose strisce blu, che delimitano le aree solitamente a pagamento, non sempre obbligano all’automobilista che vi parcheggia a versare una somma in denaro.

Ci sono dei casi in cui la sosta è gratuita. Quando?

Trovare parcheggio nelle strisce blu è più semplice poiché in molti preferiscono allontanarsi dalla destinazione piuttosto che pagare il ticket per il parcheggio.

Uno dei motivi per il quale non è obbligatorio versare una somma di denaro, è la presenza all’interno dell’auto di un parchimetro rotto.

Ricordiamo che il conducente del veicolo non è tenuto ad allontanarsi più di tanto dalla propria autovettura. Questo vuol dire che, se le colonnine per il ticket più vicine non sono funzionanti, automaticamente decade l’obbligo di pagare la somma per il parcheggio.

Un’altra opzione per evitare il pagamento in presenta di strisce blu si ha quando, all’interno del parchimetro, la modalità di pagamento con il bancomat non sia funzionante. Anche in questo caso, la legge prevede che ci si possa esimere dal pagare poiché non sussiste l’obbligo di pagare in contanti in nessun caso.

Un’altra cosa a lui fare attenzione quando si parcheggia è che nei dintorni ci debbano essere  sufficienti parcheggi non a pagamento ovvero delimitati dalle strisce bianche.

L’articolo 7 del comma 8 del Codice della Strada specifica infatti che ogni quartiere o centro urbano deve avere una quantità di parcheggi gratuiti proporzionale alla propria estensione e al numero di parcheggi a pagamento.

L’automobilista che non dovesse trovare una congrua presenza di parcheggi gratuiti può, quindi, non pagare.

Secondo la Corte di Cassazione, inoltre, una multa emessa per sosta senza pagamento del parcheggio è illegittima quando l’ausiliario del traffico non si trova all’interno della zona per la quale il Comune ha incaricato la società al controllo.

Inoltre, sempre secondo la cassazione, i dipendenti delle società esterne che svolgano servizio di ausiliari del traffico, devono comunque essere ufficializzati attraverso un’ordinanza comunale che sancisca il loro potere ad emettere contravvenzioni.

Ovviamente l’obbligo del pagamento del ticket di parcheggio non vale per chiunque esponga nella propria autovettura regolare pass disabili. Il contrassegno deve essere esposto in maniera ben visibile e all’interno della vettura deve essere sempre presente la persona per la quale si è ottenuto il permesso.

AUTOVELOX  SCATTA FOTO SENZA DATA: E’ VALIDA LA MULTA?

È importante sapere che le foto che sono scattate dagli autovelox, possono ritrarre esclusivamente l’automobilista che si trova alla guida dell’autovettura che ha commesso l’infrazione e non anche soggetti terzi, la cui privacy verrebbe indubitabilmente compromessa.

Ciò vuol dire che eventuali estranei devono essere oscurati insieme alle targhe delle loro auto.

Le foto scattate dall’autovelox riportano in molti casi anche la data e l’ora dell’infrazione.

Cosa succede nei casi in cui la data e l’ora non sono riportate sulle foto scattate dall’autovelox? Le contravvenzioni  notificate sono valide?

 La Corte di cassazione, con la sentenza numero 16889/2005, ha specificato come che le immagini catturate dall’autovelox in caso di superamento dei limiti di velocità siano valide anche se su queste non sono riportate nè l’ora e né la data in cui sono state scattate.

Questo perché la data in cui è stata commessa l’infrazione viene già notificata all’interno del verbale che, oltre a questa indicazione, indica anche l’ora e la località dove  la violazione è avvenuta. Per la Corte di Cassazione, il verbale costituisce una prova piena, fino a querela di falso, delle circostanze di fatto direttamente rilevate e descritte dagli agenti accertatori.

L’autovelox infatti, non ha il compito di “accertare le circostanze di tempo e di luogo delle infrazioni contestate, che devono essere desunte dal verbale“, ma deve solo rilevare l’eventuale superamento dei limiti di velocità stabiliti all’interno della zona in cui viene installato.

Si sottolinea inoltre che le immagini scattate dall’autovelox non vengono inviate presso la residenza del proprietario che ha commesso l’infrazione, ma se quest’ultimo intende visualizzarle, possono essere consegnate esclusivamente nelle sue mani.

IN CASO DI MORTE DEL LOCATORE, L’AFFITTUARIO HA DIRITTO DI PRELAZIONE PER L’ACQUISTO DELL’IMMOBILE?

L’art. 1566 del codice civile definisce il diritto di prelazione come frutto dell’estensione del patto di preferenza che si acquista per legge o per volontà delle parti e permette a parità di condizioni di essere preferiti ad altri nella formazione del contratto.

Questo diritto dà la possibilità al titolare di essere preferito rispetto ad altri soggetti, a parità di condizioni, ai fini della costituzione di un determinato negozio giuridico.

Cosa succede se il locatore di un immobile affittato è deceduto e l’immobile deve essere venduto? Il locatario vanta un diritto di prelazione per la vendita dell’appartamento?

Ai sensi dell’art. 38 della l. n. 392/1978, qualora il proprietario di un immobile intenda procedere alla vendita dell’appartamento, l’affittuario vanta, in presenza di determinate condizioni, un diritto di prelazione nella vendita in quanto lo stesso sta usufruendo del diritto di abitazione sull’appartamento.

Tuttavia la Corte di Cassazione, attraverso la sentenza. n. 5596/2014, ha precisato che il diritto di prelazione non è previsto in assoluto a favore del conduttore ma solo nella limitata ipotesi in cui il locatore abbia intimato la disdetta entro la prima scadenza quadriennale del contratto di locazione, comunicando di voler vendere l’immobile.

Dunque il diritto di prelazione non potrà essere fatto valere dal locatario se la vendita dell’immobile è prevista dopo la prima scadenza quadriennale del contratto.

Ma attenzione: la prelazione del conduttore non è riconosciuta in caso di vendita dell’immobile anche se muore il locatore.  Questo perché a godere del diritto di prelazione in questo caso sono gli eredi del defunto.

Secondo l’art 732 c.c. infatti, il conduttore in caso di morte del locatore vedrà solo modificare la parte soggettiva del contratto.  Il locatario dovrà in questo caso preoccuparsi solo di a chi dovrà effettuare i pagamenti del canone  e a chi rivolgersi in caso di eventuali problemi sull’immobile.

La giurisprudenza sottolinea inoltre che, anche qualora uno dei coeredi decida di cedere una sua quota, rispetto alla prelazione del conduttore prevale quella degli eredi. La legge vuole con questo, cercare di tutelare il patrimonio ereditario che deve essere garantito ai parenti del defunto.