Archivio per Categoria CONSULENZA PENALE E AMMINISTRATIVA

BENI CHE RIENTRANO NELL’EREDITÀ

Il patrimonio ereditario comprende i beni in possesso del defunto, si hanno quindi:

  • Beni immobili, come case e terreni;
  • beni mobili, come conti correnti e altri rapporti finanziari del defunto;
  • azioni e obbligazioni;
  • partecipazioni a quote societarie;
  • titoli al portatore di cui il defunto era titolare;
  • oggetti preziosi (ad esempio quadri e gioielli);
  • mobilia e arredamento;
  • veicoli, per i quali è necessaria però una particolare procedura.

L’eredità comprende anche i crediti del defunto, quindi:

  • I rimborsi dovuti dall’Agenzia delle entrate;
  • gli affitti percepiti dal defunto in qualità di locatore;
  • stipendi maturati e non ancora pagati;
  • straordinari non pagati;
  • bonus non pagati;
  • gratifiche professionali non ancora pagate;
  • quote di tredicesima e quattordicesima maturate durante l’anno del decesso fino alla morte del lavoratore;
  • rendite.

Sono esclusi dall’eredità:

  • I crediti percepiti dal defunto in maniera strettamente personale, come assegni di mantenimento o alimentari;
  • le pensioni di invalidità.

Esiste, poi, una serie ben più ampia di crediti che non entra nel patrimonio ereditario ma che comunque deve essere liquidata.

Si tratta di:

  • La pensione di reversibilità;
  • l’indennità sostitutiva del preavviso;
  • l’indennità di anzianità;
  • il Trattamento di fine rapporto;
  • le polizze vita;
  • le polizze previdenziali e i fondi pensione.

Così come accade per i beni, anche fra i debiti vi sono alcune eccezioni che vengono escluse dal patrimonio ereditario. In particolare, non ricadono sugli eredi:

  • Mantenimento dovuto dal defunto verso l’ex coniuge o i figli;
  • debiti correlati a sanzioni amministrative, penali o multe stradali;
  • sanzioni fiscali (il debito passa agli eredi, ma le sanzioni aggiuntive per il mancato pagamento no);
  • i debiti derivanti da obbligazioni naturali (come scommesse di gioco).

FERMO AMMINISTRATIVO E VENDITA

Il fermo amministrativo è un vincolo cautelare, in teoria, se il contribuente a cui è stato applicato il fermo non ottempera ai suoi obblighi fiscali entro un determinato tempo, si provvede alla vendita all’asta del veicolo e il ricavato sarà utilizzato per ottemperare a tali obblighi.

L’esigenza di tutelare il valore del bene porta a vietare la rottamazione, l’esportazione, la circolazione e il parcheggio su pubblica via. Il proprietario del bene ne diventa custode e di conseguenza deve proteggere il bene anche da svalutazioni.

Vendere l’auto con fermo amministrativo non è vietato. Il veicolo inoltre può essere anche oggetto di donazione. Vi sono però delle condizioni: il fermo amministrativo segue il veicolo.

Questo implica che l’acquirente avrà gli stessi limiti del precedente proprietario quindi non potrà circolare con il veicolo, non potrà rottamarlo ed esportarlo. Purtroppo a volte chi acquista, soprattutto da un privato, lo fa senza effettuare controlli e si ritrova un veicolo di fatto inutilizzabile.

È possibile acquistare veicoli con il fermo amministrativo a prezzi particolarmente convenienti, naturalmente è bene effettuare i controlli anche perché il fermo amministrativo non ha limiti temporali, resta iscritto fino a quando non si provvede a sanare il debito fiscale.

Una volta proceduto alla vendita del veicolo, il debito non passa all’acquirente, quindi resta l’obbligo per il venditore di adempiere. Di fatto però l’acquirente ha un bene inutile che potrebbe anche essere sottoposto a vendita forzata, inoltre il nuovo proprietario ne diventa custode.

Tutela per chi acquista inconsapevolmente un’auto con fermo amministrativo, può chiedere la risoluzione del contratto con la restituzione delle somme già versate.

La procedura è solitamente molto lunga perché sarà necessario instaurare un vero giudizio civile. In alternativa si può chiedere una riduzione del prezzo, ma anche in questo caso se non vi è un accordo volontario tra le parti, è necessario instaurare un giudizio.

Se il venditore ha adottato tecniche volte a nascondere la presenza del vincolo sul veicolo, potrà essere presentata una querela per truffa, è necessario però provare tale comportamento fraudolento.

RITARDI IMPRESA EDILE, COME CI SI TUTELA

La legge, prevede delle tutele, se la ditta edile dovesse interrompere i lavori o non portarli a termine per la scadenza pattuita. I mezzi di tutela vanno dall’intimidazione ad adempiere a quanto sottoscritto alla richiesta del risarcimento del danno causato dall’inadempimento.

Per essere tutelati bisogna procedere per vie legali, ed il contratto che le parti hanno sottoscritto può essere una prova inconfutabile, in mancanza, basta una qualsiasi prova documentale come, un preventivo della ditta stessa. È necessario, in questo caso, provare che tutti i lavori siano stati affidati all’appaltatore nello stesso momento e non in tempi diversi.

Qualora ci si accorga che la ditta non rispetterà il termine, si potrebbe pensare di sostituire entro tempi molto brevi l’appaltatore.

In alternativa, invece, si potrebbe anche far leva su eventuali penali previste dal contratto.

È sempre bene prevedere questo tipo di penali nel contratto perché i ritardi, soprattutto nel caso del Superbonus 110%, potrebbero creare un grave danno al committente come la perdita del beneficio fiscale.

RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA, COSA CAMBIA?

A oggi i temi più discussi e che necessitano di un aggiornamento in materia di sicurezza stradale sono:

▶monopattini:

L’Italia ha deciso di normarli e rendere il loro utilizzo più sicuro. A partire dall’introduzione dell’obbligo di immatricolazione, fino all’utilizzo del casco.

Previste anche nuove norme per il limite di velocità, che varia dai 6 km/h in luoghi pedonali (quando non direttamente il divieto), fino a un massimo di 20 km/h.

▶guida in stato alterato (alcool, sostanze stupefacenti):

Pene più severe con sanzioni più alte.

▶esame della patente:

Aumentare le ore di guida prima dell’esame pratico, attualmente obbligatorie 10, dovrebbero salire almeno a 12, portandoci più vicini alla media europea di 20 ore.

Si è inoltre parlato di aggiungere un test sul pericolo percepito.

DEBITI DEI GENITORI CON L’ EREDITÀ

La circostanza più comune, quella in cui i genitori sono defunti prima di poter saldare le proprie obbligazioni, che entrano a far parte dell’eredità.

Questo processo, non è automatico, è necessario che i figli accettino l’eredità.

Pertanto, bisogna fare attenzione a non commettere un’accettazione tacita, dopo la quale i debiti non potranno più essere evitati e bisognerà risponderne anche con il proprio patrimonio personale.

La rinuncia all’eredità è la scelta più drastica, un’alternativa particolarmente conveniente quando i debiti hanno valore maggiore rispetto al patrimonio ereditario o sono incerti, ad esempio, quando il valore dei debiti è inferiore rispetto a quello effettivo dei beni, ma questi ultimi hanno magari necessità di gestione o manutenzione a cui il chiamato all’eredità non è interessato.

L’accettazione con beneficio d’inventario è invece una strada intermedia, accettando l’eredità con beneficio d’inventario i creditori del defunto possono attaccare soltanto i beni ereditari per la riscossione del debito, e non quelli personali dell’erede. Ne consegue, che l’accettazione con beneficio d’inventario ha senso soltanto quando il valore dei beni ereditari supera quello dei debiti o comunque sono presenti beni non pignorabili.

Debiti che ricadono sui figli che hanno fatto da garanti, in questo caso, se i genitori non hanno terminato il pagamento prima della morte, il debito ricade sul figlio che ha prestato garanzia, ed è tenuto al pagamento del debito anche per altre motivazioni di inadempimento dei genitori. Se si tratta di un unico debito, accettare l’eredità può essere d’aiuto per ripagare, almeno in parte, il debito ed evitare così le azioni contro i propri beni

MUTUO, IN CASO DI DECESSO COSA E’ PREVISTO DALLA LEGGE?

Se il mutuo è stato sottoscritto da una persona, il debito residuo viene trasferito agli eredi. Questi ultimi diventano quindi responsabili del pagamento delle rate rimanenti fino all’estinzione del debito.

▶Mutuo cointestato e morte di un cointestatario: rappresenta una forma di finanziamento che coinvolge due o più persone. In caso di morte di uno dei cointestatari, il debito residuo del mutuo viene trasferito all’altro cointestatario.

Il trasferimento del debito residuo all’altro cointestatario avviene automaticamente, senza necessità di alcuna formalità aggiuntiva, pertanto, è importante sottolineare che la morte di uno dei cointestatari può avere implicazioni fiscali per l’altro coniuge e per gli eredi del defunto.

▶Assicurazione mutuo in caso di morte: prevede la copertura del debito residuo del mutuo in caso di morte dell’intestatario, un’opzione disponibile per coloro che stanno pianificando di acquistare una casa tramite un mutuo. In sintesi, si tratta di una polizza di assicurazione sulla vita che fornisce una copertura finanziaria in caso di morte dell’intestatario del mutuo.

▶Accollo del mutuo in caso di decesso: gli eredi diventano responsabili del pagamento delle rate del mutuo rimanenti, fino all’estinzione totale del debito.

L’accollo del mutuo è una procedura che consente ad un’altra persona di subentrare nell’obbligo di pagare il debito residuo del mutuo ed è regolato dall’art.1273 del Codice civile, chi subentra diventa il nuovo debitore e si assume l’obbligo di pagare le rate.

▶Estinzione anticipata del mutuo da parte dell’erede: se il mutuatario potrebbe ha già sottoscritto una polizza sulla vita collegata al mutuo, l’estinzione anticipata del debito può avvenire automaticamente.

Se gli eredi dispongono della liquidità necessaria, possono saldare il debito residuo e liberarsi del mutuo.

▶Se l’erede rinuncia all’eredità? ovvero decide di non accettare la successione del defunto, il mutuo in corso rimane di competenza dell’istituto di credito, la banca avrà l’opzione di rivolgersi ad altri eredi, se presenti, o a eventuali legatari o testamentari per richiedere il pagamento delle rate residue.

Se non vi sono altre parti, la banca può procedere alla vendita dell’immobile per recuperare il capitale ancora dovuto.

La rinuncia all’eredità deve essere fatta in modo esplicito e formale, mediante una dichiarazione scritta presentata al tribunale competente entro 10 anni dal giorno della morte del defunto.

▶Successione del mutuo: è il processo attraverso il quale il debito residuo del mutuo viene trasmesso agli eredi del mutuatario deceduto, però è necessario seguire alcune procedure specifiche, che variano a seconda della situazione individuale.

E’ importante sapere che la successione del mutuo si svolge insieme alla successione dell’intero patrimonio del defunto, che deve essere oggetto di una specifica procedura di eredità.

▶Detrazione interessi mutuo eredi: si può usufruire della detrazione degli interessi passivi sostenuti, purché l’accollo risulti formalizzato in un atto pubblico o in una scrittura privata autenticata.

Le quietanze relative al pagamento degli interessi devono essere integrate dall’attestazione che l’intero onere è stato sostenuto dal coniuge proprietario anche per la quota riferita all’ex coniuge.

▶La detrazione spetta solo per gli interessi passivi e i relativi oneri accessori e non per la quota capitale del mutuo. Inoltre, il limite massimo di detrazione fiscale è pari al 19% degli interessi passivi e dei relativi oneri accessori, fino a un massimo di 4mila euro.

Indicando gli interessi passivi sostenuti nella propria dichiarazione dei redditi, utilizzando il modello 730 o il modello redditi PF. 

DISTANZE ALBERI SECONDO LA LEGGE

Il Codice civile prevede criteri da adottare per piantare gli alberi presso il proprio confine, l’Articolo 892 del Codice civile è infatti dedicato alla distanza per gli alberi e prevede il rispetto dei regolamenti, ovvero, criteri di distanza minima rispetto al confine:

  • Tre metri per gli alberi ad alto fusto, come querce e pioppi.
  • Due metri per le siepi di robinie.
  • Un metro e mezzo per gli alberi in cui il fusto sorge a un’altezza massima di tre metri e si diffonde in rami.
  • Un metro per le piante che si recidono periodicamente vicino al ceppo, come le siepi di ontano e castagno.
  • Mezzo metro per viti, arbusti, siepi vive e piante da frutto con altezza inferiore di due metri e mezzo.

 Bisogna considerare che queste distanze massime non si applicano se il confine presenta un muro divisorio, in questo caso è sufficiente che gli alberi non lo eccedano in altezza.

Per capire quando si può richiedere al vicino di tagliare un albero, dovranno essere controllati i regolamenti locali e gli usi locali, in mancanza dei quali si può fare affidamento alle misure previste dal Codice civile.

Se l’albero è a una distanza inferiore rispetto a quella consentita è possibile chiederne la rimozione, come garantito dall’articolo 894 del Codice civile.

Oltretutto, può essere richiesta la rimozione dell’albero portatore di pollini che incrementano le reazioni allergiche del vicino.

SHARENTING

Sharenting è un neologismo usato per descrivere la pubblicazione di foto, video e altri contenuti a tema figli/e da parte dei genitori. 

Oltre agli effetti psicologici – secondo uno studio britannico il 71,3% degli adolescenti tra i 12 e i 16 anni non sente rispettato il proprio consenso allo stare online in foto e video pubblicati dai loro genitori – la componente più rischiosa della condivisione di materiale simile è l’esposizione a intenzioni malevole.

Non si può negare ai genitori di condividere i momenti di vita con i propri figli, ma esistono dei modi per farlo in maniera sicura.

In breve, ecco i consigli del Garante della privacy:

  •  rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per pixellare i volti, disponibili anche gratuitamente online)
  •  coprire semplicemente i volti con una faccina, cioè emoticon;
  •  limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che siano affidabili e non le condividano senza permesso nel caso di invio su programma di messagistica istantanea;
  • evitare la creazione di un account social dedicato al minore;
  •  leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network su cui carichiamo le fotografie.

MUSICA ALTA DEL VICINO

Per capire la soglia della musica che può essere sopportata e si può intervenire legalmente bisogna far riferimento al concetto di normale tollerabilità.

Si tratta di una convenzione giuridica, che definisce i limiti entro cui il rumore, ma anche le altre immissioni, possono essere sopportate.

Le libertà dei vicini devono coesistere in un rapporto equilibrato, per questo è implicita una certa sopportazione reciproca, che si potrebbe definire come il semplice quieto vivere.

In sostanza, si possono adire le vie legali soltanto quando la musica proveniente dall’abitazione del vicino è così alta da superare la soglia di normale tollerabilità.

I parametri che influiscono sulla soglia, nello specifico in relazione alla musica, sono pertanto:

  • Intensità e durata della musica.
  • Orario in cui il vicino ascolta la musica.
  • Destinazione d’uso della proprietà del vicino e di quella del soggetto disturbato.
  • Condizioni ambientali.
  • Eventuali regolamenti e suddivisioni in zone acustiche determinati dal comune.
  • Valutazione di tecnici competenti.

La musica alta di notte, è sicuramente più problematica rispetto a quella diurna.

Nella maggior parte dei casi la soluzione è rappresentata da una causa civile, può essere richiesta con l’assistenza legale, tramite cui è possibile ottenere la cessazione dell’abitudine del vicino e un eventuale risarcimento per i danni patiti.

Quando la musica è un livello tale da disturbare non solo il vicino ma l’intero condominio, in particolare il disturbo alla quiete pubblica, è possibile chiamare le forze dell’ordine per un intervento immediato, che, in caso le circostanze lo consentano, sarà seguito da un procedimento penale, nel quale i vicini disturbati possono costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento.

Un’ulteriore possibilità è quella di contattare l’amministratore di condominio, che applicherà eventuali previsioni del regolamento condominiale in merito.

RITO UNICO SEPARAZIONE E DIVORZIO, PERCHE’ CONVIENE?

Dal 1° marzo entrano in vigore le riforme che riguardano il rito unico in tema di separazione e divorzio.

La nuova procedura, in particolare, riguarderà tutti i procedimenti di separazione e divorzio istituiti dal 28 febbraio 2023. 

Una delle novità riguarda le dedizioni scritte, ovvero le parti dovranno produrre autonomamente degli scritti difensivi entro la prima udienza. Questo cambiamento riguarda la difesa dei coniugi o partner in fase di separazione o divorzio e i genitori in causa per l’affidamento dei figli.

Si tratta di una modifica per ridurre i tempi dei procedimenti legali, con benefici per le parti coinvolte, ma anche per l’ottimizzazione dell’intero sistema procedurale. 

Uno dei requisiti è la completezza, importante per raggiungere la soluzione più efficace e consona.

Allo stesso tempo, scrivere preventivamente ogni piccolo motivo di contrasto potrebbe influire negativamente sulle soluzioni consensuali.

Gli avvocati temono proprio che le cause più pacifiche, e dunque più brevi, diminuiranno sempre di più in vista di questo metodo, provocando perciò un allungamento medio delle tempistiche.

L’innovazione raggiungerà la piena funzionalità nel 2025, con l’introduzione di un tribunale unico per le famiglie, il quale si occuperà di tutti i procedimenti altrimenti affidati ai tribunali per i minori e di tutte le cause riguardanti le famiglie e lo stato delle persone.

Il tribunale della famiglia sarà composto da una sezione distrettuale in ciascuna sede di corte d’appello, oltre alle sezioni circondariali costituite presso ogni sede di tribunale ordinario.

Le sezioni circondariali si occuperanno delle competenze affidate al tribunale dei minorenni o al giudice cautelare, tra cui:

  • Decadenza della potestà genitoriale.
  • Riconoscimento dei figli.
  • Azioni promosse dai nonni per avere rapporti con i nipoti.
  • Affido temporaneo dei minori.
  • Autorizzazione al matrimonio dei minori.
  • Amministrazione del patrimonio del minore.
  • Procedimenti con oggetto richiesta di danni endofamiliari.
  • Appello per le decisioni della sezione circondariale.

Dunque, non verrà più applicato il limite dell’assegnazione decennale.

Verranno eliminate tutte le differenze di rito, al fine di ottenere un procedimento unico introdotto con ricorso. L’udienza presidenziale è dunque abolita. 

Nel dettaglio, il procedimento per la separazione, il divorzio e l’affidamento dei figli nati fuori dal matrimonio sarà delineato dall’articolo 711 del Codice di procedura civile. Le parti saranno quindi tenute a indicare preventivamene le condizioni patrimoniali e reddituali, oltre al piano genitoriale, e deve contenere gli impegni e le attività svolte dai minori, in particolare:

  • Scuola.
  • Percorso educativo.
  • Attività extrascolastiche.
  • Sport.
  • Attività culturali e ricreative.
  • Frequentazioni parentali e amicali.
  • Luoghi frequentati.
  • Vacanze abituali.

L’obiettivo è quello di individuare l’interesse dei minori, motivo per cui la disciplina riguardo all’ascolto del minore sarà riformata. Il giudice può in ogni caso procedere alla nomina di un curatore speciale, laddove necessario.

 Importanti vantaggi, sia per i cittadini che per l’intero sistema processuale.

Le persone potranno beneficiare di azioni più brevi per far valere i propri diritti, con una importante riduzione delle spese legali.

La riforma Cartabia nella delega sul processo civile, infatti, dovrebbe rispondere all’obbiettivo del Pnrr, ossia la riduzione del 40% delle tempistiche previste per la giustizia civile.