Archivio per Categoria ARTICOLI

FURTO D’AUTO NEI PARCHEGGI A PAGAMENTO

Spesso, lasciando l’auto in parcheggi a pagamento, ci imbattiamo in diciture dove i gestori si esentano da eventuali danni recati alle auto. Tuttavia, secondo la corte costituzionale, questi avvisi non sono sempre legittimi.
Lasciando l’auto in parcheggi recintati siamo indotti a pensare che questi siano anche custoditi, ma questo non sempre accade.
Nel momento in cui lasciamo l’auto in un parcheggio a pagamento si verifica un contratto di deposito che viene perfezionato nell’atto del pagamento.
Da questo momento in poi la responsabilità dell’auto è del gestore che sarà chiamato a risarcire il proprietario dell’auto in caso di danni o furto.
La corte costituzionale si è più volte espressa in questo ambito: per ottenere un eventuale risarcimento dal gestore non è fondamentale che il parcheggio sia effettivamente custodito ma è sufficiente che il cliente ne fosse convinto.
Diventa di rilevante importanza, quindi, il momento in cui il cliente viene messo a conoscenza delle condizioni contrattuali: esse devono essere comunicate prima della conclusione del contratto, ovvero del pagamento, e non riceverle nella ricevuta post pagamento, come spesso accade.
Di norma, quindi, i gestori dei parcheggi a pagamento sono tenuti alla custodia dei veicoli al loro interno e al loro eventuale risarcimento per danni o furto salvo diversi patti tra le due parti.
Quanto detto, ovviamente, non vale per l’utilizzo di suoli pubblici a pagamento, le cosiddette “strisce blu”, poiché il Comune mette a disposizione il suolo ma non la custodia.

BONUS FAMIGLIA 2023, ELENCO AGGIORNATO

Saranno diversi i bonus famiglia che potranno essere richiesti nel 2023: a quelli già esistenti, se ne aggiungono altri introdotti dall’ultima legge di Bilancio. In attesa che possano essere definiti i dettagli sul funzionamento dei nuovi bonus, vediamo qual è l’elenco completo, e quali sono i requisiti per richiederli.

Bonus famiglia 2023

  •  Assegno unico universale figli a carico

Si tratta di un contributo mensile spettante per ogni figlio minorenne, o anche maggiorenne se di età inferiore ai 21 anni. prevista, infatti, una maggiorazione del 50% dell’importo base da riconoscere fino al compimento di 1 anno del figlio. E per i figli successivi al secondo tale maggiorazione si applica fino al compimento dei 3 anni, ma solo per le famiglie il cui Isee non supera i 40.000 euro.

E ancora, la manovra aumenta da 100 a 150 euro l’importo della maggiorazione mensile forfettaria spettante alle famiglie con almeno 4 figli.

  •  Detrazioni fiscali

Nel dettaglio, queste spettano ancora:

  • per i figli maggiorenni con più di 21 anni ma meno di 24 anni e producono un reddito pari o inferiore ai 4.000,00 euro nel periodo d’imposta di riferimento;
  • per i figli maggiorenni con più di 24 anni che producono un reddito pari o inferiore a 2.840,51 euro.
  • per i figli con più di 21 anni disabili, per i quali spetta sia l’assegno unico che la detrazione per familiari a carico.
  •  Bonus nido

Non cambiano gli importi: spetta un rimborso mensile, per undici mensilità, di 272,73 euro, per chi ha un Isee inferiore a 25.000 euro, mentre per chi supera tale soglia ma è comunque entro il limite di 40.000 euro il rimborso massimo è di 227,27 euro. Per chi supera i 40.000 euro di Isee il bonus nido spetta ancora, ma si ha diritto a un massimo di 136,37 euro al mese. Hanno diritto alla carta anche i bambini di età inferiore a 3 anni, ma ovviamente il titolare della carta sarà un esercente patria potestà, che fanno parte di un nucleo familiare con Isee inferiore a 7.120,39 euro. 

  •  Carta acquisti

Resterà in vigore nel 2023 la carta acquisti, da non confondere però con la carta famiglia che invece non esiste più. Si tratta di una carta di pagamento elettronica che viene rilasciata in favore dei cittadini che si trovano in una situazione di disagio economico.

  •  Carta risparmio spesa

Carta risparmio spesa, riconosciuta dalla legge di Bilancio 2023 a coloro che hanno un Isee inferiore a 15.000 mila euro. 

  •  Reddito alimentare

Per il momento si tratterà di una fase sperimentale che riguarderà solo le città metropolitane, ma l’intenzione è di estenderla a tutti.

Nel dettaglio, tale misura consiste nella distribuzione di pacchi alimentari realizzati con i prodotti invenduti che provengono dalla distribuzione alimentare; ovviamente saranno riservati alle sole famiglie in grave difficoltà economica.

  •  Reddito di cittadinanza

Nel 2023 si potrà ancora richiedere ma potrà essere percepito per un massimo di 7 mensilità. Sarà ancora riconosciuto per 12 mensilità a coloro che all’interno del nucleo familiare hanno almeno un minore, un disabile o un over 60. Per il resto requisiti e condizioni per avere diritto al Reddito di cittadinanza, che diventa Pensione di cittadinanza per i nuclei composti esclusivamente da over 65 oppure da persone con grave disabilità, restano le stesse di quelle già previste per il 2022.

  •  Assegno di maternità Comuni

Erogato dai Comuni in favore di quelle neo mamme che sono sprovviste di copertura previdenziale obbligatoria tale da permettere l’accesso al congedo di maternità Inps. Per averne diritto bisogna soddisfare anche un requisito economico, in quanto l’Isee in corso di validità non deve superare i 17.747,58 euro. L’importo nel 2022 è pari a 354,73 euro; essendo riconosciuto per cinque mensilità, ne risulta un bonus complessivo di 1.773,65 euro; siamo ancora in attesa dell’aggiornamento per il 2023.

  •  Bonus cultura

Per i diciottenni che fanno parte di un nucleo familiare con Isee non superiore a 35 mila euro e la seconda riservata a chi esce con 100 dalla Maturità (Carta del merito).

L’importo è di 500 euro ciascuna, e possono essere cumulabili.

BONUS CULTURA 18 ANNI, FINO A 1.000 €

Addio alla 18app, il bonus cultura viene sostituito da due diversi strumenti: la Carta cultura giovani e la Carta del merito.

A prevederlo è un apposito emendamento alla legge di Bilancio 2023, con il quale il bonus diciottenni viene cancellato già nel 2023 e sostituito da due differenti misure.

Si valuterà pertanto, tanto il merito quanto il reddito, e per chi soddisfa entrambi i requisiti vi è la possibilità di avere più soldi rispetto a oggi: non più 500 euro, come previsto dal bonus Cultura, bensì 1.000 euro.

Gli ultimi a beneficiare regolarmente del bonus 500 euro saranno i nati nel 2003, purché risultino registrati alla piattaforma 18app entro la data del 31 agosto 2022; questi avranno tempo fino al prossimo 28 febbraio per generare i buoni e spendere tutti i soldi a disposizione, tutti gli altri dovranno attenersi alle nuove regole, a seconda che si tratti della Carta cultura giovani o della Carta del merito.

Entrambe le carte potranno essere utilizzate solamente per consentire l’acquisto di:

•biglietti per le rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo;

•libri;

•abbonamenti a quotidiani e periodici anche in formato digitale;

•musica registrata;

•prodotti dell’editoria audiovisiva;

•titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali.

Le due carte potranno essere utilizzate anche per sostenere i costi relativi alla frequenza a corsi di:

•musica;

•teatro;

•danza;

•lingua straniera.

Le due misure sono cumulabili tra loro, quindi chi soddisfa i requisiti per entrambe avrà a disposizione 1.000 euro.

La Carta cultura giovani, verrà riconosciuta a tutti i residenti in Italia, in possesso di regolare permesso di soggiorno laddove richiesto, che appartengono a un nucleo familiare con Isee in corso di validità non superiore a 35.000 euro.

La Carta del merito, invece, sarà destinata gli iscritti agli istituti d’istruzione secondaria superiore o equiparati che entro il compimento dei 19 anni hanno conseguito il diploma finale con votazione di almeno 100 centesimi.

IN ARRIVO IL REDDITO ALIMENTARE, COS’E’?

Nasce il Reddito alimentare, una nuova misura rivolta alle famiglie italiane in difficoltà per aiutarle nell’acquisto di prodotti alimentari.

Si tratterà della distribuzione di pacchi che verranno forniti nelle grandi città a chi ne ha più bisogno.

La nuova misura viene introdotta dalla manovra, secondo quanto previsto dalle modifiche alla legge di Bilancio approvate in commissione alla Camera.

Per il momento il Reddito alimentare verrà introdotto in modalità sperimentale. Si partirà quindi con una fase iniziale che servirà per capire se lo strumento può funzionare: la sperimentazione riguarderà, almeno per ora, le città metropolitane, quindi le più grandi d’Italia.

La misura, deve ancora essere determinata attraverso un decreto del ministero del Lavoro, atteso entro 60 giorni dall’approvazione della manovra. Il decreto dovrà definire le modalità attuative del Reddito alimentare, a partire anche dalla platea coinvolta. 

Per ottenere il Reddito alimentare sarà necessario prenotare i pacchi attraverso un’applicazione. Poi il beneficiario potrà andare a ritirarli in uno dei centri di distribuzione. Dovrebbe essere prevista anche la possibilità, per le categorie fragili, di riceverlo direttamente a casa: probabilmente questa ipotesi varrà per gli anziani e le persone non autosufficienti.

FLAT TAX, QUANTO RISPARMIANO LE PARTITE IVA SULLE TASSE?

Nei casi più vantaggiosi, il nuovo sistema di tassazione dei lavoratori autonomi porterà a risparmiare fino a un terzo delle imposte dovute.

Ma ci sono delle condizioni in cui il risparmio sulle tasse da pagare è particolarmente vantaggioso: chi fa grandi salti di reddito rispetto a quanto fatturato negli ultimi tre anni. La flat tax incrementale funziona così: si può applicare l’aliquota del 15% (con una franchigia del 5%) sull’incremento massimo di 40mila euro.

Facciamo un esempio pratico, prendendo due lavoratori con redditi diversi negli ultimi tre anni. Il primo lavoratore tra il 2000 e il 2002 ha avuto un reddito di 70mila euro. Se nel 2023 fatturerà per 100mila euro, sui 30mila euro in più rispetto al triennio precedente pagherà 3.795 euro di imposta sostitutiva, invece dei 11.933 euro di Irpef e addizionali comunale e regionale, con un risparmio del 66,7%.

Il secondo lavoratore invece ha avuto un reddito di 18mila euro negli ultimi tre anni, e nel 2023 fatturerà 28mila euro. Su quei 10mila euro in più dovrà pagare 1.365 euro invece di 2.460, che corrispondono a un risparmio del 44,5%, il nuovo sistema è particolarmente conveniente per chi parte da una base e fa grandi salti di reddito nel corso del 2023.

La nuova imposta sostitutiva è prevista solo per il 2023 e solo per le persone fisiche, quindi lavoratori autonomi, che non applicano il regime forfettario, visto che con le novità in procinto di applicazione il regime forfettario verrà esteso alle partite Iva con ricavi e compensi fino a 85mila euro (invece della soglia attuale a 65mila euro), potranno applicare la flat tax incrementale i soggetti fuori da questa soglia.

Ci sono anche partite Iva al di sotto di questo limite che scelgono di non applicare il forfettario per altri motivi (per esempio, i costi di deduzione) o perché non ne hanno i requisiti (per esempio superano il limite dei 20mila euro di redditi da lavoro dipendente).

ASSEGNO UNICO 2023

Nel 2023 l’importo dell’assegno unico universale godrà di un duplice aumento, da una parte l’incremento dovuto alla rivalutazione degli importi e delle fasce Isee, e dall’altra la maggiorazione riconosciuta dalla legge di Bilancio 2023 ai figli con età inferiore a 3 anni (non compiuti) per i quali viene riconosciuta una maggiorazione del 50%.

Tuttavia la maggiorazione spetta fino al compimento dei 3 anni solamente nel caso si tratti di un figlio successivo al secondo. 

Anche l’assegno unico per figli a carico, infatti, godrà dell’indicizzazione del 7,3%, chi oggi percepisce l’importo massimo, 175 euro per figlio, potrebbe godere di un incremento mensile di 12,77 euro circa, arrivando così a poco più di 187 euro, verrebbe anche rivista la soglia entro cui godere dell’importo massimo: non più 15.000 euro di Isee come oggi, bensì 16.095 euro.

Ma il tutto dovrà essere ufficializzato dall’Inps con apposita circolare.

IL DATORE DI LAVORO PUO’ LICENZIARE UN DIPENDENTE?

La legge prevede alcuni casi in cui è vietato licenziare un dipendente, sia questi a tempo determinato o indeterminato, ovvero è vietato licenziare le lavoratrici per causa di matrimonio, ossia nel periodo che decorre dalla richiesta delle pubblicazioni di matrimonio fino a un anno dopo l’avvenuta celebrazione delle nozze (salvo si tratti di un licenziamento per giusta causa, per cessazione dell’attività dell’azienda, per ultimazione delle prestazioni cui era adibita la lavoratrice, per esito negativo del periodo di prova). A seguire c’è il divieto di licenziamento durante il periodo di gravidanza.

Tale periodo decorre:

•dall’inizio del periodo di gestazione fino al compimento di un anno di età del bambino (l’inizio della gestazione si presume avvenuto 300 giorni prima della data presunta del parto indicata nel certificato di gravidanza)

•dal giorno della richiesta delle pubblicazioni di matrimonio fino ad un anno dopo la celebrazione stessa.

Ma chi ha un contratto a tempo determinato può essere licenziato? Nei confronti del dipendente con contratto a tempo determinato non è possibile il licenziamento, il datore di lavoro deve infatti attendere lo scadere del termine del contratto stesso, a meno che non sia dovuto per motivi disciplinari o economici, entrambe condizioni importanti che determinano un possibile licenziamento anche per chi ha un contratto a tempo indeterminato. I motivi disciplinari sono quelli derivanti da una grave violazione del contratto di lavoro o della legge da parte del dipendente, per motivi economici invece si intendono tutte le esigenze produttive e di organizzazione aziendale, chiamato anche “licenziamento per giustificato motivo oggettivo”.

Non bisogna dimenticare comunque che il licenziamento orale è sempre nullo, il che significa che il dipendente ha diritto alla reintegra sul posto. 

BENVENUTI NEL NOSTRO NUOVO SITO

Gli operatori di Consulente Civico vi danno un caloroso Benvenuto