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CANONE RAI FUORI DALLE BOLLETTE DAL 2023

Il Piano Nazionale Ripresa Resilienza (PNRR) ha confermato che dal 1° gennaio 2023 i fornitori di energia elettrica non saranno più obbligati a riscuotere il Canone Rai.

Ciò vuol dire che l’abbonamento radio televisivo italiano non sarà più una voce all’interno delle bollette della luce. Una notizia che già da diverso tempo è sulla bocca di tutti e che adempie le linee guida indicate dall’Unione Europea per poter ricevere la terza rata di finanziamenti.

Si parla di 19 miliardi di euro che, vista la situazione economica non solo italiana, ma anche europea e mondiale, all’Italia fanno davvero comodo. Ovviamente, questo cambiamento richiederà importanti modifiche sulla modalità di riscossione del Canone Rai dal prossimo anno.

Sarà quindi necessario valutare bene come evitare di tornare a una situazione fuori controllo pre bolletta per questa imposta.

Con l’ultimo caro bollette, avere fatture di energia elettrica più chiare e senza oneri impropri come il Canone Rai sarà sicuramente di beneficio. Tuttavia, il pericolo è che anche l’abbonamento radio televisivo italiano possa subire un aumento.

Storicamente, il Canone TV era pagato da ogni famiglia circa 110 euro l’anno. Con l’avvento della riscossione tramite bolletta l’importo era stato ridotto agli attuali 90 euro. Venendo meno questo metodo potrebbe non solo ritornare al prezzo di una volta, il Canone Rai potrebbe aumentare.

Riguardo alla nuova modalità per pagare questa tassa se n’è parlato tanto, ma sono tutte ipotesi. Molti parlano di 730, altri di abolizione e diversi ancora prevedono sarà passata la gestione alle Regioni, come avviene per quelle autonome e a statuto speciale.

Recentemente, attraverso un comunicato ufficiale, il Codacons ha parlato di abolizione totale del Canone Rai. Secondo la famosa associazione in difesa dei consumatori, anche “Mamma Rai”, in un mercato di libera concorrenza, potrebbe autofinanziarsi con la pubblicità, come fanno tutte le altre emittenti televisive nazionali e regionali.

COSA SI RISCHIA GUARDANDO STREAMING ILLEGALE?

Sono sempre di più i siti che offrono di guardare canali in abbonamento come Netflix, Prime Video, Dazn, illegalmente.

Tra il 2020 e il 2022, la Guardia di Finanza nel corso dell’operazione “The Net” ha individuato e inibito una serie di nuovi accessi a piattaforme digitali che consentivano la fruizione illegale di contenuti televisivi tramite il sistema IPTV, utilizzate da oltre 500 mila utenti.

Queste piattaforme di streaming illegale, dietro un pagamento mensile di 10 euro al mese, permettevano di accedere a tutti i contenuti di alcune tra le piattaforme di streaming a pagamento più usate e richieste, tra cui Netflix, Sky e Dazn.

Quali sono i rischi in cui incorre chi diffonde illegalmente dei materiali senza scopo di lucro? Ma soprattutto cosa rischia chi guarda i contenuti in streaming sulle piattaforme illegali?

La giurisprudenza non ha previsto una legge che regoli la fruizione di contenuti diffusi illegalmente. Dunque non è possibile definire cosa rischia chi guarda contenuti su una piattaforma di streaming illegale.

Esistono tuttavia diverse opinioni. C’è chi suggerisce che in questi casi si debba applicare lo stesso principio che regola il download di un file protetto da copyright, punito con la confisca del materiale illecito e una sanzione di 154€, che può arrivare fino a 1032€ a seconda della quantità di materiale scaricato. Stando a questa interpretazione, guardare un film in streaming su una piattaforma illegale comporterebbe la stessa sanzione, ma poiché ad oggi non esiste una regolamentazione per l’attività di fruizione di contenuti in streaming, la situazione non è chiara.

Diverso è il caso in cui, anziché limitarsi a guardare un contenuto per uso personale lo si diffonde. In questo caso si incorre nell’azione di diffusione di materiale protetto da copyright che è punita come accade per le piattaforme di streaming. 

La legge distingue la diffusione illegale di opere coperte da copyright:

  • in presenza di scopo di lucro: è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da €2.582 a €15.493;
  • in assenza di scopo di lucro: si dovrà pagare una sanzione che va da € 51 a € 2.065.

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A CHI SPETTA LA PRESUNZIONE DEL POSSESSO DELLA TV PER NON PAGARE IL CANONE RAI?

La presunzione che il contribuente possegga almeno un televisore se ha un’utenza di energia elettrica, si applica soltanto alle utenze domestiche ad uso residenziale. Sono, quindi, escluse le utenze non domestiche (per esempio, negozi e uffici) e quelle domestiche ove il contribuente non ha la residenza.

La Rai non è tenuta a dimostrare, qualora ci sia un contenzioso, che il contribuente è titolare o possessore di un apparecchio televisivo.

È  il cittadino tenuto a  provare che, in casa propria, non vi sia alcun apparecchio televisivo.

C’è dunque un’inversione dell’onere della prova. Il titolare della pretesa economica (in questo caso la Rai) è dispensato dalla prova, ma è sempre consentita la prova contraria.

Non è più solo la presenza di un impianto atto alla captazione di onde elettriche a far scattare la presunzione di possesso della televisione.  La stessa presunzione sussiste in caso di esistenza di una utenza per la fornitura di energia elettrica ad uso domestico con residenza anagrafica presso il luogo di fornitura.

Il cittadino che non possiede alcun televisore presso l’abitazione di residenza, per evitare il pagamento del canone Rai, deve presentare un’apposita dichiarazione sostitutiva in cui attesta, sotto personale responsabilità, che in nessuna delle abitazioni dove è attivata l’utenza elettrica intestata è presente un apparecchio tv sia proprio che di un componente della famiglia anagrafica. La dichiarazione ha efficacia annuale.

Inoltre, con lo stesso modello di dichiarazione, è possibile segnalare che il canone è dovuto in relazione all’utenza elettrica intestata a un altro componente della stessa famiglia anagrafica. Difatti, per le persone facenti parte della stessa famiglia anagrafica, il canone è dovuto una sola volta.

La presunzione, da parte del contribuente, di non possedere alcun apparecchio televisivo, viene disciplinata dall’autocertificazione sostitutiva che il cittadino è tenuto a presentare per non vedersi addebitato il canone rai in bolletta.

È bene sapere che, nel caso si dichiari il falso, per legge scattano le sanzioni anche di tipo penale.

Inoltre, la giurisprudenza riconduce l’obbligo di pagamento del canone Rai anche al semplice possesso e non solo alla titolarità dell’apparecchio televisivo. Se in casa l’apparecchio televisivo è stato acquistato da altro soggetto, non è questo un buon motivo per essere dispensati dal pagamento del canone stesso.

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TRUFFE SUL RIMBORSO CANONE RAI: COME FARE ATTENZIONE

Molte sono le segnalazioni di false e-mail provenienti dall’Agenzia delle Entrate in cui viene comunicato ai contribuenti il rimborso del canone Rai.  Affinché questo avvenga è richiesto di compilare un modulo all’interno di un sito dal nome fraudolento www.rimborso.rai.it. L’appello è stato in seguito ripreso e diramato dalla Polizia Postale italiana.

Non è la prima volta che e-mail di questo tipo, associate all’Agenzia delle Entrate, vengono inviate a migliaia di persone.  È necessario verificare se la mail in questione provenga da un indirizzo direttamente collegato all’Agenzia, se questo non avviene, è evidente che le mail nascondono un evidente tentativo di truffa.  L’Ente raccomanda di cestinare immediatamente questi messaggi, di non cliccare sui collegamenti presenti e, soprattutto, di non fornire i propri dati anagrafici e gli estremi della propria carta di credito nella pagina web indicata nella mail.

Di fronte a mail di questo tipo, è bene ricordarsi che l’Agenzia delle Entrate non comunica che è possibile ricevere dei rimborsi effettuando delle operazioni via e-mail e, soprattutto, non chiede mai ai contribuenti di fornire informazioni sulle loro carte di credito.

La denuncia per questi tentativi di truffa è stata fatta anche dalla Rai stessa. In generale, per quanto riguarda i rimborsi del canone, questi vengono addebitati direttamente dalle società di energia elettrica sulla prima bolletta utile.

Ricordiamo anche che, per ottenere un rimborso del canone Rai, è necessario che si riscontrino specifiche condizioni, quali:

  • il pagamento deve essere stato effettuato due volte, ad esempio con addebito sulla pensione o con addebito sulla bolletta elettrica intestata a un altro componente della famiglia;
  • il canone viene addebitato nella bolletta dell’elettricità anche se l’utente ha comunicato di non possedere un televisore in casa;
  • il canone viene addebitato anche se l’utente ha più di 75 anni e possiede un reddito inferiore a 8.000 euro.

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