Esistono delle assenze che il lavoratore può richiedere che sono giustificate e che danno diritto a percepire la retribuzione. È importante conoscere quando è possibile prendere permessi al lavoro per motivi personali senza perdere il diritto allo stipendio e conservando il posto di lavoro.
Ci sono tuttavia altri permessi per motivi personali che non sono retribuiti e che comportano solo la sospensione e non l’interruzione del rapporto di lavoro. Al termine del periodo interessato, il ha il diritto di rientrare a lavoro.
Il dipendente ha diritto di prendere permessi al lavoro per motivi personali in caso di decesso o di documentata grave infermità di un componente della famiglia entro il secondo grado.
Per questa motivazione i giorni di permesso sono fino a tre all’anno.
Per poter fruire di questi permessi, il dipendente deve comunicare al datore l’evento che giustifica la sua richiesta ed i giorni in cui intende assentarsi.
Se il motivo personale alla base del permesso è il decesso di un familiare, il lavoratore deve documentare tale circostanza con il certificato di morte del defunto.
Un’altra possibilità di prendere dei permessi al lavoro per motivi personali è quella che consente di richiedere un periodo di congedo non retribuito per gravi motivi per situazioni proprie o del convivente o dei parenti entro il terzo grado.
Con il termine gravi motivi si intendono situazioni che comportano un impegno particolare del lavoratore o dei parenti nella cura o nell’assistenza dei parenti, decesso degli stessi o situazioni di grave disagio personale, ad esclusione della malattia, nelle quali incorra il lavoratore (ad esempio chi è stato abbandonato dal coniuge).
Al momento di riprendere l’attività, se il datore di lavoro ha sostituito il lavoratore con un’assunzione a termine, il dipendente deve comunicare un eventuale rientro anticipato almeno sette giorni prima, anche se il datore può consentire la ripresa del lavoro pur avendo ricevuto un preavviso inferiore.
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