Solitamente l’uso dei buoni pasto viene associato alle grandi aziende ma, in realtà, questi sono un ottimo investimento anche per le ditte individuali, le partite Iva e i lavoratori autonomi. Quest’ultimi, infatti, possono acquistare i buoni pasto per i collaboratori ma anche per sé stessi. Ovviamente restano escluse le partite Iva che hanno scelto un regime forfettario agevolato. La legge di Bilancio 2020 ha previsto dei nuovi limiti per i buoni pasto che sono esentasse: 4 euro giornalieri per quelli cartacei, 8 euro giornalieri per quelli elettronici. Oltre alla deducibilità del costo di acquisto, il valore del buono pasto non costituisce reddito imponibile fino a questi importi. Se il professionista o il lavoratore autonomo acquista i buoni pasto per erogarli ai propri dipendenti potrà dedurre integralmente il costo che sostiene per l’acquisto ma non può detrarre l’Iva agevolata al 4% addebitata dalla società che li emette. Se i buoni pasto sono acquistati per sé stessi perché non si hanno dipendenti, la deducibilità è inferiore. Il costo per l’acquisto dei buoni pasto è deducibile al 75% del prezzo d’acquisto ma solo nel limite del 2% del fatturato totale annuo cosi come previsto dall’art 54 comma 5 del TUIR. I vantaggi principali per un libero professionista o per chi ha una ditta individuale senza dipendenti non riguardano solo la deducibilità dei costi ma influiscono anche sulla gestione della contabilità poiché per la deduzione l’unica fattura necessaria è quella mensile di acquisto dei buoni pasto. I buoni pasto, inoltre, possono essere usati sia nei bar- ristoranti ma anche nei supermercati: questo permetterà di portare in deduzione anche la spesa alimentare.
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