La pace fiscale è da sempre un tema ricorrente della retorica di Matteo Salvini.
Con questo termine ci si riferisce a una politica che mira a risolvere o sanare controversie fiscali o a favorire una regolarizzazione delle situazioni di evasione o elusione fiscale.
Al contribuente viene offerta l’opportunità di regolarizzare la propria posizione fiscale attraverso il pagamento di una somma forfettaria o di un importo ridotto rispetto a quello dovuto, anche in maniera rateizzata.
Salvini, rispondendo alle domande dei cronisti, rilancia l’ipotesi di rivedere la posizione debitoria di milioni di italiani definendo come fondamentale, oltre alla riforma della giustizia, una grande e definitiva pace fiscale tra fisco e contribuenti. Salvini ha, inoltre, specificato che non andrebbe a vantaggio degli evasori totali ma che sarebbe destinata ad una “platea protetta” ovvero coloro che hanno dei debiti fino a 30mila euro.
Non sono mancati i commenti dall’opposizione, Giuseppe Conte in primis, che ha rimarcato come la pace fiscale andrebbe a discapito dei contribuenti onesti e che potrebbe incoraggiare, nello scenario collettivo, a creare il falso mito dell’illegittimità delle tasse.
Ricordiamo che in Italia l’ultimo esempio di pace fiscale fu adottato dall’esecutivo nel 2019.
Anche Carlo Calenda ha rimarcato l’inadeguatezza di questa prospettiva.
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