Archivio mensile Maggio 3, 2023

BONUS CONTRIBUTI GOLF E BADANTI 2023

La legge n. 234 del 2021 ha introdotto uno sgravio contributivo del 50% per le lavoratrici dipendenti che tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022 hanno fatto rientro al lavoro al termine del congedo obbligatorio di maternità. Ciò permette di tagliare della metà i contributi a carico della lavoratrice, senza impatti sulla pensione visto che è l’Inps a farsi carico dell’altro 50%, per un periodo di 1 anno.

Tale sgravio spetta anche alle lavoratrici domestiche per le quali però fino a oggi non erano note le modalità per farne richiesta.

Ciò significa che si potrà chiedere all’Inps il rimborso del 50% dei contributi versati nei 12 mesi successivi al rientro dalla maternità, i quali spettano direttamente alla lavoratrice.

D’altronde, dal momento che a oggi sono scaduti i termini di versamento per tutti i trimestri 2022, nonché anche per il primo trimestre 2023, chiedere il rimborso dei contributi è l’unica soluzione per avere diritto al rimborso dello sgravio.

Sarà compito dei datori di lavoro presentare la richiesta del bonus per conto della lavoratrice interessata. La procedura è disponibile nel portale MyInps.

DETRAZIONE SPESE VETERINARIE

Le spese veterinarie rientrano tra quelle per le quali è possibile fruire di una detrazione nel modello 730/2023, però, vige l’obbligo di tracciabilità di pagamenti.

La detrazione spetta per le somme pagate per la cura dei propri animali domestici, detenuti legalmente, sia per compagnia che per pratica sportiva.

Rientrano tra le spese veterinarie detraibili:

  • le visite veterinarie;
  • gli interventi;
  • le analisi di laboratorio;
  • i farmaci veterinari.

Per quanto riguarda le spese del 2022 (quindi quelle a cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi 2023) il limite stabilito è 550 euro.

Ricordiamo che la spesa sostenuta può essere portata in detrazione solo se supera la franchigia, cioè la soglia di 129,11 euro.

Quindi, si può usufruire della detrazione del 19% solo per le spese superiori alla soglia della franchigia ma senza che eccedano il limite di 550 euro.

La detrazione quindi si deve calcolare su 420,89 euro: facendo i calcoli, il bonus del 19% ammonta a 79,96 euro. Quindi:

  • se le spese sono inferiori alla soglia della franchigia di 129,11 euro non si ha diritto alla detrazione;
  • se le spese superano il limite di 550 euro, la detrazione spettante è quella massima di 79,96 euro;
  • se le spese sono comprese tra 129,11 e 500 euro, la detrazione va calcolata sulla quota che eccede la franchigia.

Le spese veterinarie sono indicate nel quadro E del modello 730/2023: gli importi vanno indicati nei righi da E8 a E10 con il codice 29.

LITI FISCALI

Liti fiscali chiuse bypassando gli avvocati.

Per risolvere le pendenze nella cornice della tregua fiscale, l’Agenzia delle entrate, e in particolare le sue diramazioni territoriali, cioè le direzioni provinciali, starebbero inviando direttamente ai contribuenti avvisi con la proposta di chiusura della lite.

La denuncia di questa scorciatoia fiscale arriva dagli avvocati tributaristi e più nello specifico da Uncat (Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi) che ieri ha diffuso una dura nota sulla questione.

Liti fiscali chiuse bypassando gli avvocati. Per risolvere le pendenze nella cornice della tregua fiscale, l’Agenzia delle entrate, e in particolare le sue diramazioni territoriali, cioè le direzioni provinciali, starebbero inviando direttamente ai contribuenti avvisi con la proposta di chiusura della lite. La denuncia di questa scorciatoia fiscale arriva dagli avvocati tributaristi e più nello specifico da Uncat (Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi) che ieri ha diffuso una dura nota sulla questione.

Ad Uncat risulta anche che in alcune sedi viene inviata l’intimazione al pagamento della somma intera, e non frazionata come prescrive la legge in pendenza di giudizio, dopo la sentenza di primo grado non definitiva, pur in sospensione legale dei termini di impugnazione, per i contribuenti che non hanno ancora chiesto la definizione della lite in pendenza dei termini.

Uncat precisando che “si è sempre spesa per favorire la compliance con gli uffici come metodo di lavoro e nel rispetto reciproco; si è sempre impegnata a lavorare per la piena realizzazione dello Statuto del contribuente e in conformità alle norme deontologiche che disciplinano la professione dell’avvocato e che dovrebbero ispirare i difensori di tutte le parti processuali”, e chiede di sapere se vi sia stato un indirizzo da parte della direzione centrale dell’Agenzia delle entrate in questo senso, invitando in ogni caso l’amministrazione finanziaria a porre rimedio quanto prima a questa pratica.

PRESCRIZIONE BOLLO AUTO 2023

Il bollo auto e moto si prescrive in 3 anni.

Nella maggior parte dei casi, infatti, la decorrenza della prescrizione comincia dal giorno in cui era atteso il pagamento.

Conoscendo i termini di prescrizione corretti, è facile capire quando scattano i termini che salvano il debitore dal pagamento. Una volta che si è compiuta la prescrizione, infatti, il credito non può più essere preteso dal debitore, che può opporre semplicemente la prescrizione a un’eventuale ingiunzione di pagamento.

Ovviamente, così come accade per tutti i debiti, la prescrizione si interrompe se durante la decorrenza viene notificato al debitore un avviso di pagamento o un sollecito. Eventualità che interrompe la prescrizione, facendola ripartire dall’origine a meno che l’azione di credito prosegua.

È comunque fondamentale sapere che chi riceve un avviso di pagamento, non può semplicemente ignorarlo senza pagare, bensì deve presentare ricorso presso la Commissione tributaria di competenza entro 60 giorni dalla notifica.

Dimostrando la decorrenza della prescrizione, il debitore può poi rifiutarsi di pagare il bollo auto e moto senza incorrere in alcuna conseguenza.

Lo stesso principio si applica anche quando la cartella esattoriale è arrivata con un ritardo sufficiente a poter essere impugnata per prescrizione, anche se in origine non era mai stato richiesto il pagamento.

SCADENZA IMU 2023

Gli appuntamenti sono due:

  • acconto o prima rata entro il 16 giugno;
  • saldo o seconda rata con eventuale conguaglio entro il 16 dicembre.

Per sapere quanto pagare di Imu si fa riferimento alle aliquote approvate dal proprio Comune con apposita delibera pubblicata sul sito del Ministero delle Finanze entro il 28 ottobre dell’anno di riferimento.

I soggetti passivi obbligati a pagare l’imposta sulla casa sono:

  • i titolari di diritti di proprietà o di altro diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione, superficie, enfiteusi);
  • il concessionario di aree demaniali;
  • il locatario di immobili in leasing.

L’Imu si applica:

  • a fabbricati, aree fabbricabili;
  • terreni agricoli e capannoni;
  • a immobili di lusso, ovvero rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9.

 Sono quindi esenti:

  • il possessore di un solo immobile adibito ad abitazione principale;
  • le pertinenze di categoria catastale C2, C6 e C7;
  • le unità immobiliari delle cooperative a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari;
  • unità immobiliari delle cooperative a proprietà indivisa destinate a studenti universitari assegnatari, anche in assenza della residenza anagrafica;
  • i fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali;
  • la casa familiare assegnata al genitore affidatario dei figli;
  • un solo immobile non locato, posseduto dai soggetti appartenenti alle Forze armate, alle Forze di polizia, al personale dei Vigili del fuoco nonché a quello appartenente alla carriera prefettizia.

La Corte Costituzionale, ha ristabilito la doppia esenzione Imu per i coniugi in relazione alla rispettiva abitazione principale dichiarando illegittima la norma che imponeva di scegliere su quale immobile pagare l’Imu.

Nel 2023 si applica ancora l’esenzione Imu per i fabbricati inagibili dopo il sisma del 2012 in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Riduzione dell’Imu, quando spetta e come funziona lo sconto.

In presenza di alcuni requisiti specifici il contribuente può ottenere uno sconto del 50% sull’Imu dovuta. L’agevolazione spetta:

  • per gli immobili di interesse storico-artistico;
  • per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, limitatamente al periodo in cui si verificano queste condizioni;
  • per gli immobili concessi in comodato ai parenti in linea retta entro il primo grado (genitori-figli).

Inoltre, è previsto uno sconto per le abitazioni locate con canone concordato, con l’Imu ridotta al 75%.

Ci sono tre modi per pagare l’Imu:

  • con modello F24;
  • tramite bollettino postale;
  • online con PagoPA.

Oppure, tramite il proprio intermediario abilitato (commercialista o consulente fiscale).

CHI DEVE PAGARE LA TARI IL PROPRIETARIO O L’INQUILINO?

La tassa sui rifiuti deve essere pagata dal o dagli affittuari se il contratto di locazione stipulato prevede una permanenza nell’immobile di almeno 6 mesi.

Invece, se il contratto di locazione ha una durata inferiore, la tassa sui rifiuti di norma deve essere pagata dal proprietario di casa, a meno che non si scelga l’addebito forfettario della quota all’inquilino nel canone di locazione.

Cosa succede se non lo fanno? Il proprietario dell’immobile si considera co-obbligato con gli affittuari?

“No”, il proprietario dell’immobile in nessun caso è tenuto a pagare la tassa dell’immondizia se gli inquilini omettono il versamento della somma dovuta.

All’inquilino che non paga la tassa sui rifiuti l’Agenzia delle Entrare recapiterà una cartella di avviso di pagamento e, qualora per errore l’amministrazione dovesse richiedere la Tari al proprietario della casa, quest’ultimo può rimandarla indietro in quanto parte non interessata.

BONUS SAR DISOCCUPATI, DA 780 A 1.000 EURO

Il bonus Sar, si aggiunge a Naspi e assegno di disoccupazione come altra forma di sostegno. Il bonus Sar, un bonus economico una tantum, che però non spetta a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, ma a una platea di applicazione precisa.

Spetta solo a chi ha lavorato con contratti a somministrazione, ovvero ex interinale, sia a tempo determinato che a tempo indeterminato. 

Altri requisiti per poter richiedere il bonus Sar sono, nel dettaglio:

  • (prima categoria) essere disoccupati/e con almeno 110 giorni di lavoro e che sono in stato di disoccupazione da almeno 45 giorni negli ultimi 12 mesi dall’ultimo giorno effettivo di lavoro in somministrazione;
  • (seconda categoria) essere disoccupati/e da non meno di 45 giorni, alla condizione che abbia terminato la procedura in Mancanza di Occasioni di Lavoro (MOL), disciplinata dall’articolo 25 CCNL Agenzie per il Lavoro;
  • (terza categoria) essere disoccupati/e da non meno di 45 giorni con almeno 90 giorni di lavoro maturati (360 ore lavorate se si tratta di contratti part-time misti, verticali o con MOG) negli ultimi 12 mesi dall’ultimo giorno di lavoro prestato in somministrazione.

Il bonus Sar si può richiedere ogni qual volta si presentano tutti i requisiti necessari. È quindi possibile ottenere il contributo di sostegno al reddito più volte. L’ammontare del beneficio varia da 780 euro a 1.000 euro lordi. Il bonus più basso spetta alla terza categoria sopra descritta, mentre il contributo massimo alle prime due categorie.

La domanda per ottenere il bonus Sar può essere inoltrata per via telematica. Attraverso il modulo presente sul sito Forma.Temp, tra il 106° e il 173° giorno successivo all’ultimo rapporto di lavoro in somministrazione è possibile compilare e inviare la domanda.

Nel dettaglio:

  • codice Fiscale o tessera sanitaria;
  • copia delle buste paga che confermano le giornate svolte in somministrazione (110 o 90 giornate maturate negli ultimi 12 mesi). Attenzione: è obbligatoria tra le buste paga quella di cessazione.
  • estratto Conto Previdenziale emesso dall’Inps dopo almeno 105 giorni dalla cessazione dell’ultimo giorno di lavoro (emesso dal 106° giorno), attestante i 45 giorni di disoccupazione;
  • eventuali certificati di malattia, infortunio o maternità;

Oppure, effettuarla tramite il proprio intermediario abilitato (Commercialista o Consulente fiscale).

Attenzione: in caso di dimissioni volontarie per giusta causa sarà necessario allegare la documentazione rilasciata dall’Inps che attesta il riconoscimento della Naspi.