Archivio mensile Maggio 31, 2023

COS’È LO SPORT BONUS 2023?

Con la legge 197 del 2022, legge di bilancio 2023, si riconosce anche per quest’anno la possibilità di fruire di un credito di imposta per le erogazioni liberali in favore di titolari e gestori di impianti sportivi pubblici. Si parla anche di Sport Bonus 2023, le domande possono essere presentate a partire dal 30 maggio 2023 e fino al 30 giugno dello stesso anno.

Il credito di imposta maturato equivale al 65% di quanto effettivamente versato in favore di titolari e gestori di impianti sportivi pubblici. Lo stesso però non potrà essere fatto valere in unica soluzione, ma in tre esercizi di imposta. Ad esempio, un’impresa che eroga 10.000 euro potrà ottenere 6.500 euro da dividere in 3 anni.

Lo sport bonus rispetto ad altre agevolazioni fiscali ha un funzionamento diverso, infatti all’apertura della finestra occorre proporre domanda per accedere al beneficio, ma il beneficio, in questa fase, consiste nell’essere ammessi a effettuare l’erogazione liberale sulla quale poi fruire del credito di imposta.

Effettuata l’erogazione, l’ente destinatario certifica la stessa, quindi il Dipartimento per lo Sport autorizza le imprese a usufruire del credito d’imposta e comunica ciò all’Agenzia delle entrate.

La domanda per accedere al beneficio può essere presentata esclusivamente per via telematica utilizzando la piattaforma messa a disposizione sul sito del Dipartimento per lo sport a cui si accede con lo Spid.

NUOVI BONUS

Il governo Meloni, è al lavoro per detassare tredicesime e quattordicesime mensilità.

Come annunciato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, l’intenzione del governo sarebbe quella di prevedere una tassazione più bassa per tredicesima ed eventuale quattordicesima mensilità, per permettere ai lavoratori dipendenti di ricevere le loro mensilità aggiuntive di importi maggiori, come una sorta di estensione del bonus 150-200 euro che lo scorso anno ha riscosso grande successo.

Ricordiamo che il governo Meloni, per garantire aumenti degli stipendi, ha già previsto una riduzione dell’aliquota di tassazione dal 10% al 5% sui premi produttività e con la nuova detassazione già i premi di produttività per i lavoratori dipendenti saranno più alti.

BONUS PRODUTTIVITA’, un nuovo incentivo a sostegno della produttività aziendale con meno tasse su premi di produzione, straordinari e indennità per aziende e datori di lavoro virtuosi che assumono e aumentano la produttività, con conseguenti aumenti degli stipendi per i lavoratori.

BONUS FORMAZIONE, un aumento sottoforma di premio che riceverebbero i lavoratori dipendenti che partecipano a corsi di formazione. Ciò significa che partecipare ai corsi di formazione servirà a far aumentare la valutazione individuale dei lavoratori e permetterà di avere il bonus sotto forma di premio in base alla formazione raggiunta.

730/2023

PRESTAZIONI INPS CHE NON VANNO DICHIARATE

L’assegno unico è esentasse e non concorre alla formazione del reddito imponibile e, di fatto, non va inserito nella dichiarazione dei redditi. La Certificazione Unica messa a disposizione dall’Inps, in questo caso, aveva solo scopo informativo sulle somme erogate che, tra l’altro, risultavano sulla stessa CU come «redditi esenti».

La pensione di invalidità civile parziale o totale e l’assegno sociale Inps non sono soggetti a tassazione e proprio per questo non concorrono alla formazione del reddito imponibile e non vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi. Si tratta, infatti, di due prestazioni assistenziali esentasse che i titolari non devono dichiarare.

L’indennità di accompagnamento per gli invalidi totali. Anche se in questo caso non si tratta di una prestazione legata al reddito, si tratta in ogni caso di un aiuto che lo Stato fornisce a determinate categorie di invalidi e, quindi, si tratta di somme non sottoposte a tassazione che non vanno dichiarate nel 730.

PRESTAZIONI INPS CHE VANNO INSERITE NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

Tutte le pensioni previdenziali dirette e indirette (anche la pensione di reversibilità). Tra queste rientra anche l’assegno ordinario di invalidità che, essendo una prestazione previdenziale equiparata ad una pensione, non solo è soggetto a tassazione ma va inserito anche nella dichiarazione dei redditi visto che concorre alla formazione del reddito imponibile.

Indennità di disoccupazione agricola, per lavoratori dipendenti (Naspi) e per collaboratori (Dis Coll) che sono equiparate a reddito da lavoro dipendente, concorrono alla formazione del reddito imponibile e sono soggette a tassazione Irpef. E proprio per questo vanno inserite nella dichiarazione dei redditi.

Sia per l’assegno ordinario di invalidità che per le indennità di disoccupazione, così come per le pensioni previdenziali, l’Inps provvede annualmente a rilasciare la CU che è possibile scaricare a partire dal 16 marzo dal sito istituzione dell’istituto previdenziale.

CARTA SOLIDALE 2023

Non più Carta risparmio spesa, bensì Carta solidale: è questo il nome scelto dal Masaf (ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) per il nuovo strumento che da luglio 2023 garantirà alle famiglie con Isee inferiore a 15 mila euro un sostegno economico da utilizzare solamente per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.

Sono pochi e semplici i requisiti da soddisfare per concorrere a una delle Carte solidali disponibili. Nel dettaglio, i beneficiari vengono individuati tra i cittadini appartenenti ai nuclei familiari, residenti nel territorio italiano, in possesso dei seguenti requisiti alla data di pubblicazione del decreto:

  • iscrizione nell’Anagrafe comunale;
  • titolari di un Isee ordinario (rilasciato quindi prima del 12 maggio 2023).

È bene sottolineare, però, che spetta una sola Carta per nucleo familiare.

La Carta solidale è però incompatibile con altri sostegni al reddito. Per questo motivo, non ne hanno diritto quei nuclei familiari in cui anche un solo componente risulta percettore di:

  • Reddito di cittadinanza
  • Reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà;
  • Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi);
  • Indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (Dis-Coll);
  • Indennità di mobilità;
  • Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito;
  • Cassa integrazione guadagni (Cig);
  • qualsivoglia differente forma di integrazione salariale, o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.

Nel suddetto elenco non figura invece la Carta acquisti, ossia la social card ricaricata con 80 euro ogni bimestre che spetta agli over 60 o ai genitori di minori di 3 anni, con Isee non superiore a 7.640,18 euro euro (valore aggiornato al 2023), con la quale quindi la Carta solidale è compatibile.

 Un sostegno complessivo di 382,50 euro.

Tuttavia, laddove dovessero esserci delle somme residue, a ottobre potrebbe esserci un’ulteriore ricarica.

Non è necessaria la richiesta della Carta solidale visto che la procedura verrà interamente gestita dal Comune di riferimento tenendo conto dei dati forniti dall’Inps.

l’Istituto fornirà al Comune l’elenco completo delle famiglie residenti sul territorio con Isee inferiore a 15 mila euro, così che questo possa stilare una graduatoria dando precedenza a:

  • nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2009, priorità è data ai nuclei con indicatore Isee più basso;
  • nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2005, priorità è data ai nuclei con indicatore Isee più basso;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, priorità è data ai nuclei con indicatore Isee più basso.

I soldi accreditati sulla carta andranno spesi solamente per l’acquisto di beni di tipo alimentare di prima necessità, con l’esclusione di qualsiasi bevanda alcolica. 

Non è consentito il prelievo in contanti.

730/2023 COPPIE SEPARATE

Quando ci si separa può diventare complicato anche compilare la dichiarazione dei redditi. Il coniuge separato, infatti, se non ha un reddito che supera i 2840,51 euro, è ancora considerato a carico dell’altro, anche se ormai risultano legalmente separati (è da ricordare, però, che gli effetti del matrimonio ancora non risultano definitivamente sciolti).

Vediamo nello specifico a cosa devono fare attenzione i separati nella compilazione del 730/2023.

Se all’ex coniuge si versano assegni periodici di mantenimento questi vanno indicati nel modello 730/2023. Sia da chi li versa, sia da chi li riceve. Va sottolineato, in questo ambito, che non vanno, invece, indicati, nella dichiarazione dei redditi, gli eventuali assegni di mantenimento che si versano e che si ricevono per i figli (che invece vanno indicati nell’Isee).

Tra le diverse detrazioni di cui si può fruire con la dichiarazione dei redditi troviamo anche quella relativa agli interessi passivi del mutuo per l’acquisto della prima casa.

Se il coniuge che trasferisce la propria residenza ha ancora diritto alle detrazioni per gli interessi passivi del mutuo? Se nella casa di cui paga il mutuo hanno residenza i suoi familiari può ancora portare in detrazione la quota di interessi passivi di sua competenza, anche se non vive più nell’abitazione in questione.

Quando interviene una separazione legale o un divorzio la detrazione per i figli spetta nella misura del 50% (ovviamente ora ci si riferisce ai figli con età superiore ai 21 anni, visto che per tutti gli altri le detrazioni sono state assorbite dall’assegno unico).
Solo se in accordo i genitori possono decidere di destinare la detrazione al genitore con il reddito complessivo più elevato.

Per quel che riguarda, invece, le spese sostenute nell’interesse dei figli a carico la detrazione si divide in base all’effettivo onere che ciascun genitore ha sostenute per la spesa in questione.

730/2023 A DEBITO

Anche nel caso di modello 730/2023 a debito è la data di invio a dettare i tempi:

  • il lavoratore dipendente che invia la propria dichiarazione dei redditi entro settembre si vedrà trattenere l’importo dovuto a titolo di Irpef a partire dalla retribuzione del mese di ottobre;
  • le trattenute sulle pensioni saranno invece effettuate dal secondo mese successivo a quello di ricezione – da parte dell’Ente che eroga il trattamento pensionistico – del prospetto di liquidazione, e quindi da novembre per chi invia il 730 a settembre.

Appare quindi evidente che la data di invio della dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate sarà determinante anche per quel che riguarda la “pianificazione fiscale” del contribuente.

In linea generale e così come previsto anche per i titolari di partita IVA, il debito Irpef emerso dal modello 730/2023 deve essere versato entro il 30 giugno, ovvero 30 luglio 2023 con maggiorazione dello 0,40%.

Per chi invia la dichiarazione dei redditi a settembre (entro il 2 ottobre) si riduce lo spazio di rateizzazione del debito Irpef emerso dal modello 730. Un vantaggio momentaneo, al quale segue l’onere di una trattenuta più alta in busta paga, considerando la “fermezza” del termine del 30 novembre per completare il pagamento rateale.

AFFITTI BREVI 730/2023

Dal 2022 sono cambiate le disposizioni da utilizzare per indicare i redditi derivanti dagli affitti brevi nella dichiarazione dei redditi. 

Affitti brevi e cedolare secca: gli affitti brevi sono regolati dall’art. 4 dl 50/2017 che restringe l’ambito di applicazione della disciplina ai contratti di locazione di durata non superiore a 30 giorni riferiti a immobili a uso abitativo e generalmente di tipo turistico.

non possono essere inseriti in questa categoria, affitti brevi, i contratti che prevedono anche servizi non connessi con la finalità non residenziale dell’immobile, in particolare nel caso il contratto preveda il servizio colazione, auto a noleggio, fornitura di guide turistiche.

I contratti di affitto breve non sono sottoposti a imposte di registro né di bollo e possono essere sottoscritti solo da locatori che siano persone fisiche.

Ricordiamo che la cedolare secca è un’imposta sostitutiva, sostituisce Irpef, addizionali e altri tributi generalmente versati sui contratti di locazione.

Le novità introdotte dal 2022 riguardano:

  • l’inquadramento come reddito fondiario degli affitti brevi con la fornitura di servizi strettamente connessi alla messa a disposizione dell’immobile (utenze, wi-fi, biancheria, servizio di pulizia) e senza la somministrazione di pasti;
  • l’estensione della cedolare secca per i redditi derivanti da contratti di sublocazione e comodato;
  • l’applicazione di una ritenuta del 21% da parte degli intermediari intervenuti nella locazione e nella riscossione del canone.

Affitti brevi nella dichiarazione precompilata: gli intermediari immobiliari che hanno favorito la conclusione del contratto di affitto breve e che sono autorizzati a incassare i canoni sono dunque tenuti ad applicare una ritenuta del 21% e a rilasciare la certificazione unica al locatore.
Oltre alle agenzie immobiliari, sono considerati intermediari anche i portali telematici quali Airbnb o Booking.
Nella certificazione unica devono essere riportate le ritenute a carico del locatore e i dati catastali degli immobili. Questi valori vengono poi inseriti nella dichiarazione precompilata o nel 730/2023:

  • nel quadro B, come reddito fondiario, barrando la casella 11, se si sceglie la cedolare secca. Nella casella 5 occorre indicare il codice canone 3;
  • nel rigo F8, indicando la ritenuta effettuata dall’intermediario sostituto d’imposta e riportando il valore della Cu 2023.

Se il contribuente presenta il modello redditi PF i quadri da compilare sono i seguenti:

  • quadro RB, denominato “Redditi da fabbricati” barrando la casella 11 e indicando il codice canone 3 nella casella 5;
  • quadro LC per inserire la ritenuta d’acconto certificata tramite Cu dall’intermediario sostituto d’imposta.

Affitti brevi da sublocazione o comodato: anche i soggetti che hanno la disponibilità dell’immobile in forza di contratti di sublocazione o di comodato possono applicare la cedolare secca ai redditi derivanti dagli affitti brevi.
In questo caso i proventi sono imputati al periodo d’imposta in cui è stato percepito materialmente il canone di locazione, a prescindere dalla data di sottoscrizione del contratto (principio di cassa).
Nel 730/2023 deve essere compilato il quadro D, come reddito diverso, verificando che nella Cu 2023 sia barrata la casella «locatore non proprietario».
La ritenuta del 21% certificata dalla Cu va poi indicata nel rigo F8.

INTERROMPERE LA PRESCRIZIONE CIVILE

La prescrizione comporta che dopo un certo periodo di tempo dall’accadimento di un illecito o di un reato, la persona che lo ha compiuto non possa più essere condannata per quello. 

Vediamo quindi quali sono i metodi più semplici da utilizzare per interrompere la prescrizione.

Interrompere la prescrizione è molto importante per ottenere la tutela giuridica di un proprio diritto, ad esempio un diritto di credito. La diffida è un mezzo molto efficace a questo scopo ed è anche piuttosto semplice da attuare. Per scrivere una diffida, infatti, non servono particolari competenze e non è nemmeno indispensabile farsi assistere da un avvocato.

I punti che la diffida deve contenere per interrompere efficacemente la sospensione sono:

  • Generalità del creditore o soggetto che ha subito una lesione dei propri diritti;
  • generalità del debitore/soggetto che ha commesso l’illecito;
  • prestazione richiesta in modo specifico (pagamento, interruzione di un certo comportamento eccetera),
  • causa che dà origine all’obbligazione (come un contratto, un prestito, un danno a cui segue il risarcimento o semplicemente la legge in via generica per quanto concerne gli illeciti);
  • termine massimo entro cui si richiede il compimento della prestazione, 15 giorni secondo il Codice civile, che possono però essere ridotti o aumentati a seconda dei casi. Per ottenere un pagamento sostanzioso il termine potrebbe elevarsi, mentre per intimare al vicino di non fare rumori durante la notte non serve nemmeno un termine.

Per sicurezza, si può poi specificare che la diffida interrompe i termini di prescrizione. Uno scritto che contiene questi dettagli è più che sufficiente a interrompere la prescrizione e non necessita di ulteriori formalità.

Il riconoscimento dell’esistenza del diritto (ammettendo l’illecito o riconoscendo il debito) comporta un’interruzione della prescrizione. Apparentemente questo mezzo non è molto utile per chi vanta un diritto, considerando che se l’altra parte non intende adempiere all’obbligazione presumibilmente lo nega.

D’altra parte, è anche frequente che il diritto venga riconosciuto inconsapevolmente, ecco perché è importante prestare attenzione ai dettagli. Per esempio, un debitore che propone una dilazione del pagamento

La notifica di un atto giudiziale: si arriva infine alle vere e proprie formalità che interrompono la prescrizione. Si tratta degli atti giudiziali, come la citazione in giudizio e il ricorso a cui si può facilmente adire con l’assistenza di un legale. Chiaramente, anche se il diritto è già stato riconosciuto i successivi atti sono utili a interrompere la prescrizione (come una condanna o un atto di pignoramento). Sono utili a questo scopo anche delle diffide inviate dall’avvocato o la partecipazione alla mediazione.

BONUS IRPEF

L’importo risultante dal conguaglio effettuato in sede di dichiarazione dei redditi, qualora appunto da tale operazione ne risulti un credito a favore del contribuente, si può chiedere il pagamento oppure il riconoscimento nella successiva dichiarazione dei redditi.

Spetta a tutti coloro che presentano dichiarazione dei redditi – sia con modello 730/2023 che con modello Redditi Pf – da cui risulta un conguaglio a credito.

Più complicato accedere al bonus Irpef per coloro che possiedono diversi redditi, ad esempio per chi è in possesso di una doppia certificazione unica. In questi casi, infatti, è molto probabile che l’Irpef dovuta sia superiore a quella già versata; per questo motivo, serviranno diverse detrazioni per ridurla a tal punto da portarla al di sotto di quella versata e beneficiare così di un credito.

Per inviare la dichiarazione dei redditi, potete utilizzare o il modello 730/2023, per il quale la scadenza è fissata al 2 ottobre 2023, oppure il modello Redditi Pf con termine al 30 novembre 2023.

La dichiarazione dei redditi si può inviare in autonomia, avvalendosi del servizio precompilato disponibile sul portale dell’Agenzia delle Entrate, oppure ricorrendo ai servizi di caf e patronati.

Il bonus Irpef viene pagato tra luglio (per coloro che inviano dichiarazione dei redditi entro il 31 maggio) e novembre. La data di pagamento, quindi, dipende da quella in cui viene effettuata la dichiarazione.

In assenza di sostituto d’imposta, invece, le tempistiche si allungano: per chi ha utilizzato il modello 730/2023, infatti, c’è tempo fino a marzo dell’anno successivo per il pagamento del rimborso. Con il modello Redditi Pf, invece, i tempi di liquidazione sono persino più lunghi.

IMU E TARI SECONDA CASA

Anche per le seconde case vi è la possibilità di fruire di riduzioni ed esenzioni dal pagamento di Imu e Tari nel 2023.

Sono varie le possibilità per i possessori di seconde case per poter usufruire delle agevolazioni fiscali relative all’Imu nel 2023.

In particolare, si tratta delle case vuote e disabitate, dismesse, oppure abitate per pochi mesi (ad esempio per i soli mesi estivi o invernali).

I casi in cui l’Imu sulla seconda casa viene dimezzata sono i seguenti:

  • case inagibili o inabitabili: se l’abitazione è inagibile o inabitata (e quindi inutilizzata) scatta la riduzione del 50% della base imponibile da dichiarare ai fini Imu. La dichiarazione Imu, da presentare entro il 30 giugno, dovrà contenere l’attestazione di inagibilità o inabitabilità redatta da un tecnico abilitato;
  • immobili storici e artistici: in questo caso la riduzione del 50% spetta a prescindere dall’utilizzo come altra abitazione disponibile, o dalla concessione in affitto o in comodato a terzi;
  • case affittate con canone concordato: in questo caso, se il proprietario affitta la propria seconda casa con un contratto a canone concordato, l’Imu si riduce al 75%;
  • abitazioni in comodato a figli o genitori: il requisito richiesto è che il comodante abbia una sola abitazione e risieda nello stesso Comune. L’agevolazione spetta per le abitazioni:
    • non di lusso (quindi categoria catastale diversa da A/1, A/8 e A/9);
    • concesse in comodato gratuito con contratto registrato a figli o genitori che la utilizzano come abitazione principale;
  • abitazioni di soggetti non residenti in Italia: la legge di Bilancio 2021 ha introdotto questa novità. I beneficiari sono i pensionati non residenti in Italia, che hanno diritto a pagare l’Imu al 50% e la riduzione di due terzi della Tari, se in possesso di determinati requisiti.

L’esenzione Imu per le seconde case spetta invece per la ex casa coniugale, quando cioè la casa familiare è stata assegnata dal giudice al genitore affidatario dei figli. Il genitore ha diritto all’esenzione Imu anche non essendo proprietario.

Le case considerate disabitate hanno diritto anche all’esenzione per la tassa sui rifiuti.

Naturalmente l’inutilizzabilità dell’immobile deve essere verificabile in modo oggettivo. Per esempio, se un locale è senza dubbio inutilizzabile in caso di mancanza di collegamenti alla rete elettrica, idrica e fognaria, oppure inagibile o inabitabile, e di conseguenza si ha diritto all’esenzione della tassa.

Al contrario, un immobile allacciato alle utenze è tassabile, anche se di fatto è inutilizzato per tutto l’anno o anche solo per pochi mesi.

Generalmente i Comuni prevedono riduzioni delle aliquote per le «abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo» (articolo 1, comma 659, legge 147/2013).