Archivio mensile Aprile 27, 2023

ROTTAMAZIONE QUATER E SLITTAMENTO SCADENZA

Uno dei vantaggi maggiori per chi ha scelto di aderire alla rottamazione quater da una rateazione di cartelle esattoriali già in corso è che i pagamenti della dilazione originaria si sospendono dal momento della presentazione della domanda di adesione alla definizione agevolata.

Ma con lo slittamento della data di presentazione dell’istanza al 30 giugno 2023 e con quello della prima o unica rata che passa al 31 ottobre, anche i pagamenti delle cartelle esattoriali per le quali si chiede la rottamazione, ma che sono già oggetto di dilazione, si dilatano i tempi in cui il pagamento delle rate del piano originario sono sospese.

Le rate del piano originario, infatti, senza il rischio di decadenza, possono essere non pagate fino al 31 ottobre.

A quel punto se la domanda di adesione alla definizione agevolata sarà accolta si potrà procedere direttamente a pagare il nuovo piano di rateazione previsto dalla rottamazione.

Una domanda di rottamazione difficilmente può essere respinta, di fatto solo un errore formale nella compilazione della domanda potrebbe portare ad un diniego da parte dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, proprio per questo motivo il rischio di trovarsi nella situazione di dover pagare molte rate in un’unica soluzione entro il 31 ottobre riguarda solo uno sparuto numero di contribuenti.

NOVITA’ BUSTA PAGA

Le buste paga cambieranno, dal primo maggio, figurerà di fatti il nuovo sgravio contributivo che verrà introdotto dal Decreto lavoro di prossima emanazione.

legge di Bilancio 2023, con la quale è stato istituito uno sgravio contributivo per le buste paga d’importo inferiore a 2.692 euro, con l’obiettivo di tagliare la quota di contributi dovuta dal lavoratore e aumentare lo stipendio netto a parità di lordo

Cos’è lo sgravio contributivo in busta paga e dove è indicato

Nel dettaglio, dovete guardare nella parte finale della busta paga, lì dove sono indicate le voci che incidono sull’imponibile lordo e lo trasformano in netto: tra le trattenute Irpef – con le dovute detrazioni – e i dati previdenziali, dovrebbe figurare infatti uno sgravio contributivo che riduce la quota di contributi dovuta all’Inps.

Sull’imponibile è calcolata una quota di contributi utili ai fini della pensione. I contributi dovuti, infatti, sono così distribuiti:

  • nel pubblico impiego il 24,20% grava sull’amministrazione, l’8,80% sul dipendente;
  • nel settore privato, invece, il 23,81% grava sul datore di lavoro, mentre del restante 9,19% se ne fa carico il lavoratore.

Dal 1° gennaio 2023:

  • per le buste paga d’importo inferiore a 2.692 euro (reddito annuo di 35 mila euro) si applica uno sgravio del 2%, con l’aliquota contributiva che scende così al 6,80% per i lavoratori del pubblico impiego, 7,19% per quelli del settore privato;
  • laddove la busta paga risulti persino inferiore a 1.923 euro lo sgravio è del 3%, con l’aliquota contributiva che scende rispettivamente al 5,80% e al 6,19%.

Di fatto si tratta di un vantaggio compreso tra i 20 e i 25 euro netti in busta paga, il che dipende anche dalle detrazioni di cui può godere il lavoratore.

Ebbene, l’importo indicato nel cedolino nella parte riferita allo sgravio aumenterà a partire dalla busta paga di maggio.

Nel dettaglio, con il Decreto lavoro verranno utilizzati 3,4 miliardi di euro per aumentare presumibilmente dell’1% i suddetti sgravi, arrivando così alle seguenti aliquote:

  • 4% in meno per coloro che guadagnano meno di 1.923 euro al mese, con l’aliquota contributiva così che scenderà a 4,80% per i dipendenti pubblici, 5,19% nel settore privato;
  • 3% in meno per chi guadagna comunque meno di 2.692 euro al mese, con le nuove aliquote che saranno rispettivamente del 5,80% e del 6,19%.

Ne conseguirà, un risparmio di un ulteriore 1%: chi prende 1.000 euro di stipendio verserà 10 euro in meno di contributi, il che comporterà uno stipendio netto più alto di circa 7 o 8 euro. Chi ne prende 2.000 euro, invece, verserà 20 euro in meno di contributi, mentre chi ne prende 2.500 euro beneficerà di un risparmio di 25 euro.

LAVORO DOMESTICO, SOGLIA DI DEDUCIBILITA’

Attualmente le deduzioni, ammontano a 1.549,37 euro annui. Con le nuove disposizioni questo limite è destinato ad essere quasi raddoppiato, infatti le deduzioni arriveranno a 3.000 euro.

Tra le novità positive previste nel decreto Lavoro vi è che la nuova soglia non entrerà in vigore dal prossimo anno di imposta, ma già dal 2023, quindi le famiglie nella dichiarazione del 2024, relativa al periodo di imposta 2023 potranno far valere il nuovo limite delle deduzioni.

Restano invariate le norme da rispettare per poter ottenere il beneficio fiscale della deducibilità dei contributi versati per il lavoro domestico. Di conseguenza occorre avere la ricevuta di pagamento completa della parte informativa dalla quale risultano:

  • dati del datore di lavoro;
  • dati del lavoratore;
  • ore trimestrali;
  • retribuzione oraria;
  • importo complessivo versato.
  •  

Ricordiamo inoltre che viene rispettato il principio di cassa e non il principio di competenza, quindi le deduzioni sono applicate per i trimestri in cui gli importi sono versati.

Le deduzioni sono riconosciute in favore del soggetto che risulta essere “datore di lavoro” nel contratto, questo indipendentemente dal soggetto che effettua i pagamenti.

BONUS 380€

È in arrivo il bonus di 380 euro previsto dalla Legge di bilancio per aiutare le famiglie con Isee fino a 15.000 euro.

La carta risparmio spesa potrà essere utilizzata per acquistare i beni di prima necessità a partire da luglio 2023.

Nel dettaglio, con la Legge di bilancio 2023 sono stati finanziati a questo scopo 500 milioni di euro, distribuiti in 1.300.000 Postepay, ognuna per un importo da 382,50 euro.

I requisiti per poter beneficiare della carta risparmio spesa 2023 sono verificati dall’Inps e poi automaticamente comunicati ai Comuni per l’assegnazione ai beneficiari. In particolare, per poter accedere a questo bonus sono richiesti:

  • Un Isee inferiore o pari a 15.000 euro;
  • l’iscrizione di tutti i membri del nucleo familiare nell’Anagrafe della popolazione residente.

Il posto prioritario in assoluto è dato alle famiglie con Isee più basso, tenendo poi conto della seguente scala ordinata di priorità:

  • Famiglie composte da almeno 3 componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2009;
  • nuclei familiari composti da almeno 3 componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2005;
  • famiglie composte da almeno 3 componenti.

Bisogna poi considerare che sono esclusi dalla percezione della carta risparmio spesa i percettori di:

  • Reddito di cittadinanza;
  • reddito di inclusione o altre misure di inclusione sociale e/o sostegno alla povertà;
  • indennità di disoccupazione;
  • indennità di mobilità;
  • fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito;
  • cassa integrazione guadagni-Cig;
  • forme di integrazione salariale o di sostegno erogata dallo Stato.

A breve, dunque, i Comuni informeranno le famiglie percettrici che potranno ritirare la Postepay nominativa con il bonus presso gli uffici postali abilitati. Si ricorda che i 380 euro sono finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie; dunque, potranno essere utilizzati esclusivamente per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità

DETRAZIONE AFFITTO 730/2023

I contribuenti che nel 2022 hanno sostenuto delle spese per pagare l’affitto possono portarle in detrazione nel modello 730/2023.

I contratti di locazione per cui è possibile ottenere un rimborso Irpef delle spese effettuate sono i seguenti:

  • Detrazione per gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale;
  • Detrazione per gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale locati con contratti in regime convenzionale (cedolare secca);
  • detrazioni per contratti stipulati da giovani di età compresa tra i 20 ed i 31 anni non compiuti;
  • Lavoratori dipendenti che trasferiscono la residenza per motivi di lavoro

Nel modello 730/2023 le detrazioni devono essere indicate nel quadro E “Oneri e spese” nei righi compresi tra E 71 e 72.
Gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale, per ottenere la detrazione spettante, devono compilare il modello 730/2023 al rigo E71.
Il codice 1 va indicato dai contribuenti che hanno stipulato o rinnovato il contratto di locazione di immobili destinati ad abitazione principale.
In questo caso, l’importo massimo della detrazione sarà di:

  • 300 euro se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro;
  • 150 euro se il reddito complessivo è compreso tra 15.493,72 e 30987,41 euro.

Il codice 2 è quello che devono usare gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale locati con contratti in regime convenzionale, ovvero secondo il regime della cedolare secca. Gli importi della detrazione sono pari a:

  • 495,80 euro se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro;
  • 247,90 euro se il reddito complessivo è compreso tra 15.493,72 e 30.987,41 euro.

Il codice 4 invece va utilizzato per i canoni di locazione spettante ai giovani per l’abitazione principale. Per “giovani” si intende di età compresa tra i 20 e i 31 anni non compiuti.
In questo caso le detrazioni sono pari al 20% del canone di locazione se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro, l’importo della detrazione non può eccedere i 2.000 euro; essa non può essere inferiore a 991,60 euro.

Il rigo E72 è dedicato ai lavoratori dipendenti, che hanno trasferito la propria residenza nel comune dove lavorano o in uno di quelli limitrofi nei tre anni antecedenti quello di richiesta della detrazione.

La detrazione dell’affitto degli studenti fuori sede c’è una novità sulla distanza minima per avere accesso al rimborso Irpef.
Le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate specificano che per la dichiarazione dei redditi del 2023, quindi relativa alle spese del 2022, la distanza minima tra il comune di residenza e l’università deve essere di 100 chilometri, e comunque al di fuori della stessa provincia.

LA ROTTAMAZIONE SOSPENDE IL PIGNORAMENTO

Per chi ha un pignoramento presso terzi in atto è bene sapere che la sola presentazione dell’istanza di adesione alla definizione agevolata lo sospende, perché in base a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2023 solo la presentazione della domanda di adesione alla rottamazione va ad impedire la prosecuzione delle eventuali procedure esecutive già in corso.

La presentazione dell’istanza di adesione sospende le procedure di pignoramento presso terzi che, quindi, anche se avviate non possono proseguire.

Poi con il pagamento della prima o unica rata della rottamazione, il pignoramento si estingue totalmente. Le somme dovute, quindi, si svincolano e rientrano pienamente nella disponibilità del possessore.

730/2023 CONGIUNTO

Marito e moglie in alcuni casi possono presentare la dichiarazione dei redditi insieme utilizzando il modello 730 congiunto 2023.

Se ci si rivolge al Caf o a un commercialista la strada è molto semplice, visto che basterà presentare la documentazione e poi sarà l’addetto a procedere alla compilazione del 730/2023 in forma congiunta.

Il modello 730/2023 congiunto può essere presentato quando:

  • i due coniugi possiedono esclusivamente redditi dichiarabili con il modello 730;
  • almeno uno dei due può utilizzare il modello 730.

La possibilità di inviare un’unica dichiarazione dei redditi riguarda i contribuenti sposati oppure uniti civilmente.

Non si può usare il modello 730 congiunto:

  • quando si presenta il modello 730 per conto di persone incapaci e minori;
  • quando si sceglie – o si è obbligati – a presentare la dichiarazione modello Redditi Persone Fisiche (ex modello Unico);
  • quando si verifica il decesso del coniuge prima della presentazione della dichiarazione dei redditi;
  • quando si è conviventi o comunque non sposati o non uniti civilmente secondo quanto previsto dalla cosiddetta Legge Cirinnà.

La scelta di utilizzare la dichiarazione dei redditi modello 730 congiunto deve essere manifestata dal coniuge dichiarante, sul frontespizio del proprio modello 730 barrando due caselle:

  • “Dichiarante”;
  • “Dichiarazione congiunta”.

L’altro coniuge deve barrare solo la casella «Dichiarazione congiunta».

Occorre anche indicare:

  • il sostituto di imposta;
  • il Caf o commercialista qualora il modello 730 non venga presentato direttamente.

Per poter presentare il modello 730/2023 precompilato congiunto tutti e due i dichiaranti, sia il marito che la moglie dovranno compilare il proprio modello 730 precompilato e soltanto in sede di trasmissione sarà possibile unire le due dichiarazioni dei redditi.

Il modello 730 precompilato verrà messo a disposizione all’interno dell’area riservata del dichiarante, il quale potrà procedere con l’invio della dichiarazione dei redditi entro la scadenza del 23 luglio 2023.

Ma conviene presentare un’unica dichiarazione dei redditi e fare il 730 congiunto?

La normativa fiscale, presenta notevoli vantaggi, ovvero:

  • la dichiarazione dei redditi congiunta può essere presentata sia in regime di comunione di beni che in regime di separazione dei beni;
  • la dichiarazione dei redditi congiunta comporta l’elaborazione di un unico modello 730/2023 per entrambi i coniugi, ma i redditi dichiarati non formano un unico reddito complessivo (con maggiore tassazione Irpef) ma restano ben distinti dal momento che il calcolo Irpef avviene sul singolo reddito personale dei coniugi;
  • possibilità per il coniuge che non ha un sostituto di imposta al momento della presentazione del modello 730 congiunto, di avvalersi del datore di lavoro o ente pensionistico dell’altro coniuge per scaricare spese mediche o altre spese detraibili o deducibili dalla dichiarazione dei redditi;
  • riduzione dei costi per l’elaborazione del modello 730 da parte dei Caf o degli intermediari.

TOGLIERE IL FERMO AMMINISTRATIVO

Per capire quanto costa togliere il fermo amministrativo è necessario dividere in due periodi temporali:

  • provvedimenti di revoca antecedenti al 31 dicembre 2019;
  • provvedimenti di revoca emessi dal 1° gennaio 2020.

La disciplina del fermo amministrativo è cambiata per effetto del decreto legislativo 98 del 2017, una norma che ristabilisce un certo equilibrio tra le parti, prevede che nel momento in cui viene meno il presupposto per l’iscrizione del fermo amministrativo al Pra, la revoca dello stesso viene effettuata d’ufficio.

In questo caso è il concessionario della riscossione a dover comunicare telematicamente al Pra che è necessario togliere il fermo amministrativo, tale norma entra però in vigore il 1° gennaio 2020, di conseguenza si applica solo agli atti di revoca emessi dopo tale data.

Ricordiamo che è possibile ottenere la sospensione, anche in seguito ad istanza per la Rottamazione quater relativa a cartelle esattoriali che hanno portato all’iscrizione del fermo. In questo caso pagando la prima rata si ottiene, senza bisogno di richiesta, la sospensione del fermo amministrativo. 

Se la revoca è avvenuta in data precedente al 1° gennaio 2020, la procedura è più complessa.

La vecchia normativa prevede infatti che la parte interessata debba notificare una richiesta di cancellazione del fermo amministrativo al Pra. L’istanza può essere presentata mediante pec o email direttamente agli uffici territoriali del Pra, rivolgendosi agli uffici Aci o presso un’agenzia di pratiche auto.

Per poter procedere è necessario avere il provvedimento di revoca o sospensione del debito che ha portato all’iscrizione, documento rilasciato dal concessionario in seguito al pagamento degli importi dovuti.

Non è più richiesta la presentazione del certificato di proprietà cartaceo o digitale del veicolo.
Per ottenere la cancellazione è inoltre necessario effettuare un versamento di 32 euro di imposta di bollo. Il fermo amministrativo può essere cancellato anche per prescrizione, ma tale istituto si applica nel momento in cui si prescrive il credito che è stato fonte dell’iscrizione.

PAGAMENTO IMU 2023

Scadenza 16 giugno, data ultima per il versamento della prima rata dell’Imu.

Può essere pagato con diverse modalità quali:

  • online con PagoPA;
  • tramite bollettino postale;
  • con il modello F24.

Sono chiamati a pagare entro la scadenza i proprietari di immobili che non siano prima casa, intesa come abitazione principale, ma solo nel caso in cui l’imposta calcolata su base annua sia superiore a 12 euro.

I codici tributo da utilizzare per compilare il modello F24:

3912IMU – imposta municipale propria su abitazione principale e relative pertinenze – COMUNE
3913IMU – imposta municipale propria per fabbricati rurali ad uso strumentale – COMUNE
3914IMU – imposta municipale propria per i terreni – COMUNE
3916IMU – imposta municipale propria per le aree fabbricabili – COMUNE
3918IMU – imposta municipale propria per gli altri fabbricati – COMUNE
3923IMU – imposta municipale propria – INTERESSI DA ACCERTAMENTO – COMUNE
3924IMU – imposta municipale propria – SANZIONI DA ACCERTAMENTO – COMUNE
3925IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – STATO
3930IMU – imposta municipale propria per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – INCREMENTO COMUNE
3939IMU – imposta municipale propria per i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita – COMUNE per monitoraggio

vanno inseriti nella colonna «importi a debito versati.

Pagamento con PagoPa, una piattaforma che mette in collegamento cittadini, Pubbliche Amministrazione e Prestatori Servizi di Pagamento per consentire il pagamento dei tributi in modo semplice e sicuro.

Il contribuente può pagare anche direttamente da smartphone tramite il QR code.

Si può pagare:

  • online;
  • in posta;
  • in banca;
  • tabaccherie;
  • ricevitorie;
  • bancomat;
  • sportello dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione;
  • tutti i canali che hanno aderito al nodo PagoPa.

ABBANDONO DEI RIFIUTI, QUANDO È REATO

La conseguenza immediata dell’abbandono dei rifiuti è la multa. L’abbandono dei rifiuti configura, infatti, un vero e proprio illecito (più propriamente un reato ambientale) disciplinato dal Codice dell’ambiente. In particolare, l’articolo 192 del Codice dell’ambiente vieta l’abbandono e il deposito incontrollato dei rifiuti:

  • Sul suolo;
  • nel sottosuolo;
  • nelle acque superficiali;
  • nelle acque sotterranee.

Le persone fisiche sono sanzionate con il pagamento di un’ammenda da 300 euro a 3.000.

I privati cittadini che abbandonano rifiuti pericolosi sono infatti punibili con una sanzione raddoppiata, prevista anche nel caso in cui il materiale abbandonato sia un prodotto da fumo (come un mozzicone di sigaretta).

La situazione si complica ulteriormente se a trasgredire il Codice dell’ambiente sono persone giuridiche, come le imprese, punibili con:

  • L’arresto da 3 mesi a 1 anno e l’ammenda compresa tra 2.600 e 26.000 euro in caso di rifiuti non pericolosi;
  • l’arresto da 6 mesi a 1 anno e un’ammenda invariata se gli scarti sono considerati pericolosi.

L’abbandono dei rifiuti in strada è implicitamente regolamentato dal Codice dell’ambiente, che sostanzialmente vieta il getto dei rifiuti in qualsiasi zona diversa da quelle adibite, includendo perciò anche il divieto di abbandono su strada pubblica o privata che sia. Il responsabile dell’abbandono dei rifiuti in strada soggiace quindi alle sanzioni previste dal Codice dell’ambiente, cioè all’ammenda e all’arresto se si tratta di una persona giuridica.

Anche l’abbandono di rifiuti in spiaggia è punito come qualsiasi altro genere di abbandono; tuttavia, in questo caso possono intensificarsi i rischi per il trasgressore, soprattutto se:

  • Infrange anche il divieto di fumo se previsto in modo specifico;
  • viola specifici divieti comunali riguardo alla preservazione delle spiagge.

 Le spiagge e gli stabilimenti balneari, predispongono divieti molto severi, ma oltre questo si potrebbe incorrere nel reato di inquinamento ambientale. L’articolo 452 bis del Codice penale punisce infatti chi compromette le acque, in particolar modo se nei pressi di un’area naturale protetta o sottoposta a vincoli. Questo reato, punibile con la reclusione da 2 a 6 anni e la multa da 10.000 a 100.000 euro è ovviamente relativo anche ai parchi, soprattutto se si danneggiano anche animali o vegetali protette, casi in cui la pena aumenta.

In riferimento ai parchi, poi, non è sottovalutabile il rischio incendio e l’accusa di incendio colposo, soprattutto in riferimento al getto dei mozziconi di sigaretta accesi o al bruciare dei rifiuti.