Archivio mensile Gennaio 4, 2023

L’USO DEI SOCIAL PROLUNGATO, ALTERA LA SENSIBILIA’ DEL CERVELLO

L’utilizzo eccessivo dei social media e l’abitudine frequente di controllare le notifiche nei ragazzi di prima e seconda media può essere associato a una serie di cambiamenti nella sensibilità del cervello.

Questo inquietante risultato emerge da uno studio eseguito su 169 studenti di prima e seconda media, pubblicato sul Journal of American Medical Association Pediatrics, condotto dagli scienziati dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill.

Le piattaforme social, offrono agli adolescenti opportunità di interazione senza precedenti, il che può avere impatti significativi in un periodo di sviluppo critico in cui il cervello è particolarmente sensibile al feedback sociale. 

I ragazzi sono stati quindi esposti a stimoli che indicavano le ricompense sociali. Stando a quanto emerge dall’indagine, il 78% dei partecipanti di età compresa tra 13 e 17 anni aveva l’abitudine di controllare i propri dispositivi almeno una volta ogni ora, con il 46% che li monitorava quasi costantemente.

Questo lavoro, commentano gli scienziati, sottolinea che chi tende a verificare le notifiche dei social più frequentemente è associato ad alterazioni specifiche nel cervello, specialmente in termini delle regioni legate ai meccanismi di ricompensa sociale.

Ma saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti, per esaminare le associazioni a lungo termine tra l’uso dei social media, lo sviluppo neurale degli adolescenti e l’adattamento psicologico, specialmente in una realtà in cui le piattaforme social rappresentano un denominatore comune ed estremamente diffuso per le nuove generazioni.

ASSEGNO DI MANTENIMENTO, QUANDO LO SI PERDE

In caso di separazione il coniuge economicamente più forte deve corrispondere a quello più debole un assegno di mantenimento.

Tuttavia, l’assegno di mantenimento non è un diritto eterno, e lo si può perdere per una serie di eventi e comportamenti, ovvero:

  • nel caso di inizio di una nuova relazione, a patto che si riceva comunque il sostentamento di cui si ha bisogno, come vedremo in seguito;
  • nel caso si inizi a lavorare, diventando economicamente indipendente. Se lo stipendio non è comunque sufficiente al mantenimento, l’assegno può venire ridiscusso;
  • il cambiamento della situazione patrimoniale di uno o entrambi i coniugi può portare alla revoca;
  • nel caso si riceva un’eredità cospicua, in grado di modificare in modo evidente la propria situazione patrimoniale, il coniuge può perdere il mantenimento;
  • nel caso il coniuge che riceve il mantenimento svolga un’attività lavorativa in nero, e questo venga provato;
  • il coniuge può anche scegliere di rinunciare all’assegno di mantenimento.

Non viene perso il mantenimento quando si ricevono aiuti economici da altri parenti, perché non si possono considerare durevoli nel tempo, a patto che provengano dalla famiglia d’origine.

La convivenza può far perdere il mantenimento, in questo caso le regole da seguire sono le seguenti:

  • il coniuge che inizia una nuova convivenza deve trarne beneficio economico. Non basta che vada a vivere con qualcuno, o che qualcuno che vada a vivere con il coniuge, per far perdere il mantenimento;
  • non è necessario che la convivenza venga comunicata in alcun luogo (come in Comune), perché questa sia tale. Basta che sia una convivenza di fatto, perché l’assegno venga perso.

In caso di decesso del coniuge che corrisponde il mantenimento, non si può andare a richiederlo a terzi. Questo significa che non si avranno diritti nei confronti dei genitori del coniuge defunto, o altri parenti.

AUMENTO BOLLETTA DEL GAS

La conferma dell’aumento della bolletta del gas è arrivata da Arera nel pomeriggio del 3 gennaio 2023.

Secondo i dati dell’Autorità, il valore della materia prima è arrivato a 116,6 €/MWh, con un aumento per la famiglia tipo (cioè con consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui) del +23,3%.

Nel 2022 la spesa gas per la famiglia tipo è di circa 1.866 euro, +64,8% rispetto al 2021.

La speranza è che le tariffe possano essere più basse da fine gennaio.

Per il mercato tutelato si considera la media del mese: in questo caso è sufficiente che non ci siano altri rialzi, scenario comunque tutt’altro che certo.

Per gli utenti che aderiscono al mercato libero, usufruendo di contratti a tariffa variabile, il dato è più incerto, ma c’è comunque la possibilità che un primo ribasso si registri a fine gennaio. In realtà, in questo caso, bisognerà capire se le aziende applicheranno subito i nuovi prezzi di mercato o se aspetteranno per abbassare le tariffe.

RESTITUZIONE PRESTITO, DIRITTO A UN RIMBORSO

Chi restituisce prima del termine un prestito ha diritto a un rimborso.

A confermarlo è la Corte Costituzionale che ha decretato, lo scorso 22 dicembre, che è un diritto di tutti i consumatori ottenere parte dei soldi spesi per accendere un prestito se viene restituito prima del termine.

Chi ha stipulato un finanziamento e lo estingue anticipatamente ha quindi diritto alla restituzione dei costi connessi alla durata del contratto e all’erogazione del finanziamento stesso.

Sono i cosiddetti costi di recurring, come i costi assicurativi e gli interessi e i costi up front, come le spese di istruttorie e commissioni per intermediari.

Il diritto al rimborso è valido sia in caso di contratti con cessione del quinto dello stipendio o della pensione, in caso di prestiti personali o finalizzati all’acquisto di beni e servizi e delegazione di pagamento.

Secondo la sentenza Lexitor tale diritto è valido per tutti i casi di estinzione anticipata del finanziamento successiva al maggio 2010.

La sentenza di incostituzionalità della Consulta ha confermato il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge 106 del 2021.

NASPI 2023

Anche nel 2023 chi perde il lavoro può richiedere l’indennità di disoccupazione conosciuta come Naspi.

Nel 2023 è stata accertata una rivalutazione pari al 7,3%, nel 2022, la Naspi è stata pari al 75% dell’importo dello stipendio medio, qualora pari o inferiore a 1.250,87€. 

L’importo della Naspi è destinato ad aumentare, per sapere di quanto, bisognerà però attendere la relativa circolare con cui l’Inps ne svelerà le cifre.

Per disoccupati si intende quei soggetti privi d’impiego che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.

Con “involontariamente” si comprendono anche coloro che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, come pure i lavoratori licenziati per motivi disciplinari, rientrano nei casi in cui si parla di perdita involontaria del lavoro anche:

  • dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternità,
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro,
  • risoluzione consensuale a seguito del rifiuto del lavoratore di trasferirsi presso altra sede della stessa azienda distante più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più;
  • licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione.

Altro requisito è quello per cui sono necessarie almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, non vengono più richiesti, invece, i 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi: questo requisito è stato definitivamente abolito dalla legge di Bilancio 2022.

Detto ciò ricordiamo che l’indennità di disoccupazione spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, nei suddetti lavoratori sono compresi anche:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
  • personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.

Continuano a non poter accedere alla prestazione, invece, i:

  • dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni;
  • lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa;
  • lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • lavoratori titolari di assegno ordinario di invalidità, qualora non optino per la Naspi.

La durata dell’indennità di disoccupazione è calcolata in base alla storia contributiva del beneficiario, ma sulla base di quanto previsto dalla normativa di riferimento e da ultimo con il decreto 150/2015 ha una durata massima di 24 mesi.

La domanda di Naspi va effettuata entro 68 giorni, pena decadenza, dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Per il licenziamento per giusta causa il suddetto termine decorre dal 38° giorno la data di cessazione.

CARTA ACQUISTI PER SPESE ALIMENTARI, SANITARIE E BOLLETTE

Dal primo gennaio sono disponibili sul sito del Mef i moduli per richiedere la Carta Acquisti che consente ai cittadini di età pari o superiore ai 65 anni e ai genitori di bambini di età inferiore ai tre anni, di ottenere un contributo di 80 euro ogni due mesi per le spese alimentari, sanitarie e per il pagamento delle bollette di luce e gas.

I destinatari del contributo possono effettuare acquisti attraverso una carta elettronica di pagamento presso negozi alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, nonché pagare le bollette di luce e gas negli uffici postali e usufruire della tariffa elettrica agevolata. 

La domanda può essere presentata negli Uffici postali compilando il modulo sulla base dei requisiti richiesti.

BOLLETTE, SCENDE IL PREZZO DELL’ENERGIA ELETTRICA.

Già a partire dal primo trimestre del 2023, la diminuzione è dovuta a una concomitanza di fattori, ossia il calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici e l’attuazione, da parte di Arera, delle previsioni della legge di Bilancio.

Fattori che, nel complesso, porteranno a una riduzione dei costi del 19,5% per la famiglia tipo.

il Prezzo unico nazionale dell’elettricità ha dimostrato un calo del 48% rispetto al terzo trimestre di quest’anno, nel quale aveva raggiunto livelli davvero elevati.

Il prezzo unico nazionale dell’elettricità ha dimostrato un calo del 48% rispetto al terzo trimestre di quest’anno, nel quale aveva raggiunto livelli davvero elevati.

 Le previsioni della legge di Bilancio per i primi 3 mesi del 2023, è intervenuta azzerando gli oneri di sistema per:

  • Clienti domestici del settore elettrico.
  • Clienti non domestici del settore elettrico con potenza disponibile fino a 16,5 kW.
  • Per tutti gli utenti del settore gas.

Sempre in attuazione della legge di Bilancio, l’Arera ha confermato anche per il primo trimestre del 2023 il potenziamento dei bonus sociali per elettricità e gas. I bonus, peraltro, saranno anche accessibili da una platea più ampia di persone, essendo la soglia Isee richiesta passata da 12.000 euro a 15.000. 

Per ottenere il bonus, perciò, l’unico requisito è l’Isee 2023. 

 Per quanto riguarda la corrente, infatti, la spesa di una famiglia tipo nel periodo dal 1° aprile 2022 al 31 marzo 2023 sarà di circa 1.374 euro, con un aumento del 67% rispetto al periodo equivalente nell’anno precedente.

MULTE STRADALI, BLOCCATI GLI AUMENTI PER IL 2023

A partire dal prossimo 1° gennaio 2023, gli importi delle multe stradali sarebbero dovuti aumentare, e non di poco: era stato previsto un incremento del 15,6%.

Il Codice della Strada, infatti, prevede che ogni due anni il valore delle sanzioni pecuniarie sia aggiornato in base all’inflazione registrata.

In particolare, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili si è mosso per bloccare gli importi delle multe stradali, attraverso una norma dedicata, introdotta nella legge di Bilancio 2023 oggi approvata definitivamente al Senato.

Sospeso dunque per i prossimi 2023 e 2024, il prescritto aggiornamento delle sanzioni pecuniarie per le violazioni al codice della strada.

Ma non finisce qui: la legge Bilancio mette mano anche alle cartelle esattoriali sotto i mille euro e stabilisce che a decidere sulle sanzioni del passato, o meglio, sulle cartelle emesse in seguito al mancato pagamento delle contravvenzioni, saranno i singoli Comuni.

Per capire meglio quale sarebbe stata l’entità dell’aumento delle multe stradali per il prossimo anno, qualora non fosse intervenuto il governo e il Mims, basta fare qualche esempio. Un aumento del 15,6% avrebbe determinato, a titolo esemplificativo un incremento:

  • da 42 a 49 euro per il classico divieto di sosta in area vietata;
  • da 83 a 96 euro per il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza;
  • da 165 a 191 euro per la guida con telefono e per la sosta in stalli per invalidi;
  • da 167 a 193 euro per il passaggio del semaforo con luce rossa;
  • da 173 a 200 euro per la circolazione senza la revisione;
  • da 543 a 628 euro per la guida in stato di ebbrezza alcolica con tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 g/l,
  • da 845 a 977 euro per l’eccesso di velocità di oltre 60 km/k rispetto al limite massimo consentito;
  • da 866 a 1.001 per la mancanza di copertura assicurativa;
  • da 5.100 a 5.896 euro per la guida senza patente o con patente di categoria.

La legge di Bilancio 2023 ha scongiurato l’aumento delle contravvenzioni ma c’è un’altra novità e riguarda le multe pregresse. O meglio, le cartelle esattoriali emesse in seguito al mancato o insufficiente pagamento delle sanzioni.

La cosiddetta rottamazione delle cartelle riguarda solo i debiti affidati agli agenti della riscossione tra l’1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, la somma in sospeso, non deve superare i mille euro complessivi.

la novità più rilevante, è che gli enti locali avranno la possibilità di non applicare la norma, se lo vorranno, entro il 31 gennaio 2023 dovranno stabilirlo con uno specifico provvedimento. In ogni caso, dall’1 gennaio al 31 marzo 2023 è sospesa la riscossione dell’intero ammontare dei debiti.

COSA SONO LE CATEGORIE PROTETTE E COME ISCRIVERSI?

Non tutti sanno che le aziende che possiedono più di 14 dipendenti hanno l’obbligo di destinare una quota di assunzioni a coloro che hanno effettuato l’iscrizione alle liste delle categorie protette.

Di cosa si tratta e come è possibile accedere a questa possibilità?

Per entrare nelle liste delle categorie protette è necessario che si rispettino una serie di requisiti previsti dalla legge 68/1999. È necessario recarsi a un Centro per l’Impiego con tutta la documentazione necessaria.

Innanzitutto  è obbligatorio rivolgersi all’Asl del territorio competente per ottenere i documenti necessari, che attestino la presenza di una percentuale minima di invalidità.

Successivamente si entrerà a far parte delle liste di collocamento per le categorie protette.

I requisiti richiesti per l’iscrizione nelle liste delle categorie protette sono indicati nella legge n. 68 del 12 marzo 1999, intitolata “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

Le persone che possono essere iscritte sono:

  • coloro a cui è stata riconosciuta un’invalidità civile pari almeno al 46%;
  • gli invalidi del lavoro con percentuale pari almeno al 34%;
  • i non vedenti;
  • gli invalidi civili di guerra e di servizio;
  • i non udenti;
  • le vittime di terrorismo (coniugi e orfani), o colo che subiscono l’aggravarsi dell’invalidità derivante da cause di terrorismo o guerra.

Tuttavia non basta rientrare in una delle casistiche precedenti. Ci sono altri requisiti da soddisfare.

In particolare è richiesto che:

  • l’età sia superiore ai 15 anni, e che non venga superata l’età pensionabile;
  • essere in stato di disoccupazione;
  • essere in possesso dei requisiti precedenti.

Dunque, se si ha un lavoro senza far parte delle liste non sarà possibile iscriversi.

È necessario, prima di recarsi al centro per l’impiego, prendere appuntamento all’Asl territoriale e sottoporsi al giudizio di una commissione sanitaria competente, che attesterà la presenza dei requisiti richiesti.

Affinché ciò avvenga bisogna rivolgersi al proprio medico curante e in seguito inviare la richiesta all’Inps per via telematica, operazione svolta dal proprio medico.

Il paziente riceverà così un codice, firmato dal medico, che dovrà essere utilizzato assieme al certificato introduttivo per richiedere la visita della commissione sanitaria.

La richiesta va fatta all’Inps, in autonomia oppure attraverso l’ausilio di un patronato.  Entro 30 giorni dalla richiesta, si verrà convocati dall’Asl mediante raccomandata.

Successivamente  la commissione dell’Asl redigerà un verbale con le informazioni riguardanti il grado di disabilità. Il documento verrà inviato in duplice copia all’Inps.

Ricevuta la documentazione ci si potrà rivolgere al centro per l’impiego di riferimento per completare l’iscrizione nelle liste delle categorie protette.

Gli iscritti alle categorie protette per il collocamento mirato hanno il vantaggio di poter essere assunti dalle aziende che hanno necessità di coprire la quota di assunzioni obbligatorie.

Si ricorda che:

  • le aziende con un numero di dipendenti compreso dai 15 ai 35 sono obbligate ad assumere almeno un disabile;
  • quando il numero di dipendenti è compreso tra 36 e 50 i disabili da assumere sono almeno 2;
  • sopra i 50 dipendenti il 7% dei posti deve essere riservato ai disabili mentre l’1% in favore dei familiari degli invalidi e dei profughi rimpatriati.

LO STRALCIO DELLE MINI CARTELLE

Si è voluto incentivare l’acquisto di una casa con uno sconto sull’Iva pari al 50%, purché questa rispetti i più avanzati parametri di efficienza energetica ed ecosostenibilità.

La legge di bilancio dispone l’annullamento automatico dei debiti tributari fino a mille euro (comprensivo di capitale, interessi e sanzioni) risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, la data rilevante per l’annullamento automatico è fissata al 31 marzo 2023.

Viene però stabilito un regime differenziato per i carichi affidati agli agenti della riscossione da enti diversi dalle amministrazioni statali, per tali carichi l’annullamento automatico opera limitatamente alle somme dovute a titolo di interessi per ritardata iscrizione a ruolo, di sanzioni e di interessi di mora, ma non opera per quanto dovuto a titolo di capitale e al quantum maturato a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notificazione della cartella di pagamento. 

Restano inoltre dovute le somme relative a rimborsi di notifica e procedure esecutive.

Il comma 229, inoltre, dà facoltà agli enti locali di disporre la non applicazione delle disposizioni in esame sui carichi iscritti a ruolo di propria competenza, attraverso l’adozione di un provvedimento entro il 31 gennaio 2023.

La norma prevede che tale provvedimento sia approvato “nelle forme previste dalla legislazione vigente per l’adozione dei propri atti”, aprendo quindi la questione se la competenza appartenga, per gli enti locali, alla giunta o al consiglio.

In base al comma 252, l’eventuale maggior disavanzo determinato per gli enti locali a seguito dell’applicazione delle norme in esame è ripianabile in un massimo di 5 annualità secondo le modalità di cui al decreto ministeriale Mef 14 luglio 2021 (G.U. n. 183 del 2 agosto 2021).

Ovviamente, anche l’aspetto finanziario avrà il suo peso nella decisione se aderire o meno alla sanatoria, guardano però non solo al disavanzo ma anche al rapporto costi/benefici derivante dal proseguimento delle procedure di recupero.