In caso di separazione il coniuge economicamente più forte deve corrispondere a quello più debole un assegno di mantenimento.
Tuttavia, l’assegno di mantenimento non è un diritto eterno, e lo si può perdere per una serie di eventi e comportamenti, ovvero:
- nel caso di inizio di una nuova relazione, a patto che si riceva comunque il sostentamento di cui si ha bisogno, come vedremo in seguito;
- nel caso si inizi a lavorare, diventando economicamente indipendente. Se lo stipendio non è comunque sufficiente al mantenimento, l’assegno può venire ridiscusso;
- il cambiamento della situazione patrimoniale di uno o entrambi i coniugi può portare alla revoca;
- nel caso si riceva un’eredità cospicua, in grado di modificare in modo evidente la propria situazione patrimoniale, il coniuge può perdere il mantenimento;
- nel caso il coniuge che riceve il mantenimento svolga un’attività lavorativa in nero, e questo venga provato;
- il coniuge può anche scegliere di rinunciare all’assegno di mantenimento.
Non viene perso il mantenimento quando si ricevono aiuti economici da altri parenti, perché non si possono considerare durevoli nel tempo, a patto che provengano dalla famiglia d’origine.
La convivenza può far perdere il mantenimento, in questo caso le regole da seguire sono le seguenti:
- il coniuge che inizia una nuova convivenza deve trarne beneficio economico. Non basta che vada a vivere con qualcuno, o che qualcuno che vada a vivere con il coniuge, per far perdere il mantenimento;
- non è necessario che la convivenza venga comunicata in alcun luogo (come in Comune), perché questa sia tale. Basta che sia una convivenza di fatto, perché l’assegno venga perso.
In caso di decesso del coniuge che corrisponde il mantenimento, non si può andare a richiederlo a terzi. Questo significa che non si avranno diritti nei confronti dei genitori del coniuge defunto, o altri parenti.
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