Archivio mensile Dicembre 28, 2022

SE IL VICINO FA FESTA FINO A TARDI?

Il regolamento di condominio, infatti, specifica con molta chiarezza gli orari oltre i quali non sono permessi i rumori forti e potenzialmente molesti, molto spesso indica anche sanzioni pecuniarie per le infrazioni.

Nel caso in cui non sia presente l’apposito regolamento condominiale, ogni comune, prevede degli orari specifici, stabiliti secondo l’attività dei cittadini e le condizioni ambientali.

Volendo individuare una media, gli orari in cui è consentito fare rumore nei giorni lavorativi sono i seguenti:

  • Dalle ore 8 alle ore 13.
  • Dalle ore 16 alle ore 21.

In ogni caso i singoli regolamenti specifici possono differire notevolmente, anche se si tratta in genere di regole facilmente intuibili con il buon senso.

I giorni lavorativi, ad esempio, permettono un maggior raggio di libertà durante la giornata, perché appunto è considerata operativa. 

I comuni si occupano in genere anche di stabilire la soglia di decibel consentita, secondo una divisione in zone, necessaria a tutelare le diverse esigenze, anche in riferimento alla presenza di edifici come scuole e ospedali.

La soglia è un aspetto davvero importante per agire contro il vicino che fa festa fino a tardi. La legge, infatti, non può stabilire un criterio univoco poiché i fattori sono davvero variegati. Allo stesso tempo, l’articolo 844 del Codice civile vieta i rumori che superano la normale tollerabilità.

In alcuni casi, invece, fare festa fino a tardi può rappresentare anche un reato. Si tratta del disturbo della quiete pubblica, individuato dall’articolo 659 del Codice penale.

Questo reato si configura quando la molestia è subita da un vasto numero di persone, circostanza peraltro molto frequente in caso di festeggiamenti notturni. In questo caso, è sufficiente sporgere la querela così da avviare, se ne sussistono i presupposti, il procedimento penale.

COSA AVERE IN AUTO PER NON RISCHIARE UNA MULTA

Prima di mettersi alla guida è bene controllare che siano presenti non solo i documenti necessari ma anche un kit di accessori che sono indispensabili e che spesso sono ignorati dagli automobilisti, importanti per poter evitare qualsiasi sanzione amministrativa.

Ci sono tre documenti che è obbligatorio avere sempre in macchina, in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, e sono:

  • il certificato di assicurazione;
  • la patente di guida;
  • il libretto di circolazione.

Se è vero che dall’ottobre 2015 non c’è più l’obbligo di esporre sul parabrezza il contrassegno giallo di assicurazione, è vero che bisogna sempre tenere a bordo il certificato di assicurazione (in forma cartacea o digitale sullo smartphone), che dimostra la validità della copertura assicurativa della propria auto.

Tutto cambia per chi sta imparando a guidare, ma non ha ancora la patente, in quel caso è obbligatorio avere con sé il foglio rosa e la carta d’identità. Stando al Codice della Strada, i trasgressori che non hanno con sé questi documenti rischiano una multa compresa tra i 42 e i 173 euro (per i soli ciclomotori si va dai 26 ai 102 euro).

triangolo di sicurezza, strumento obbligatorio da avere con se e che compone quel kit di elementi indispensabili.

Il triangolo è un segnale mobile di pericolo dalla forma triangolare e di materiale retroriflettente, e deve essere esposto nel caso di incidente stradale o di vettura ferma, sia di giorno sia di notte, posizionandolo verticalmente sulla carreggiata per avvisare gli altri automobilisti della propria presenza, l’assenza del triangolo può costare al conducente una multa di 170 euro e la decurtazione di 2 punti dalla patente.

Giubbotto o bretelle catarifrangenti. Stando all’articolo, in caso di necessità, è vietato scendere dal veicolo senza aver indossato il giubbotto. L’obbligo di indossarlo vale anche per i passeggeri. Se non lo si indossa, si è soggetti a una sanzione fino ai 170 euro e alla decurtazione di 2 punti dalla patente.

Disco orario, il quale consente di evitare le multe in zone con sosta a tempo. Questo deve essere posizionato sul cruscotto e bisogna aggiornare l’ora di arrivo con precisione. È obbligatorio esporlo nei luoghi in cui è segnalata la necessità del dispositivo di controllo della durata della sosta come si può leggere nell’articolo 157 del Codice della strada.

La multa può arrivare a costare fino a 170 come nei precedenti casi.

Infine, se non si è in possesso di pneumatici invernali è obbligatorio avere a bordo le catene da neve, come spiegato dall’articolo 122 del Codice della Strada. Solitamente il periodo dell’obbligo va da novembre ad aprile, ma potrebbe variare a seconda del luogo e della strada. In caso contrario si rischia una multa compresa tra i 40-300 euro circa.

TETTO AL CONTANTE A 5 MILA EURO

Dal prossimo 1° gennaio il tetto al contante sale dagli attuali 2mila a 5mila euro.

Si potranno quindi fare pagamenti o transazioni di denaro contante con una soglia molto più alta.

Se si supera la nuova soglia scattano delle sanzioni amministrative. 

Se si fa un pagamento o una transazione in contanti oltre i 5mila euro ad essere puniti sono entrambi i contraenti.

La soglia è precisamente 4.999,99 euro. A partire dal 1° gennaio di quest’anno si paga una multa da mille euro.

La multa sale poi a 5mila euro se l’importo della transazione supera i 250mila euro.

Quando ci sono queste cifre per transazioni in contanti, scattano quasi sempre controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, perché spesso nascondono reati di diverso tipo.

Per evitare le sanzioni, quindi, si possono effettuare i pagamenti in parte in contante, in parte con strumenti tracciabili. Questo è l’unico modo per restare all’interno del tetto stabilito per legge.

RESTITUZIONE ANTICIPATA FINANZIAMENTO  

È quanto si legge nella sentenza n. 263 depositata, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 11-octies, comma 2, del decreto-legge n. 73 del 2021, nella parte in cui limitava ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione spettante al consumatore.  

In tale limitazione la Corte costituzionale ha ravvisato una violazione dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e, in particolare, dell’art. 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/48/CE, come interpretato dalla Corte di giustizia con la sentenza dell’11 settembre 2019, C-383/18, caso Lexitor.

Nella citata pronuncia, la Corte di giustizia ha chiarito che il diritto alla riduzione deve riferirsi a tutti i costi sostenuti dal consumatore, e che la riduzione deve operare in proporzione alla minore durata del contratto, conseguente alla restituzione anticipata.

Per effetto della sentenza della Corte costituzionale, spetterà, dunque, ai consumatori il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge n. 106 del 2021.

IN ARRIVO IL NUOVO MECCANISMO DI CALCOLO DELLE BOLLETTE: CHI PAGHERA’ DI MENO?

Sembrerebbe che sia in atto un nuovo meccanismo che permetterebbe di far pagare meno le bollette.

Si tratterebbe  di un nuovo schema di tariffa fissa capace di coprire il 70-80% dei consumi fotografati l’anno scorso. Dunque, chi consuma di più pagherà un prezzo più elevato, ma sempre allineato ai prezzi del mercato.

Secondo il nuovo Governo, l’obiettivo per il prossimo anno non è quello di continuare a calmierare i prezzi, ma di creare un sistema capace di essere duraturo e non emergenziale.

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che stanno lavorando a un meccanismo di calcolo delle bollette in grado di incentivare il risparmio.

A quanto pare il nuovo meccanismo riprende in parte il modello tedesco che prevede, dopo il pagamento una tantum delle bollette di dicembre, una fase due che prevede un tetto massimo di 12 centesimi di euro lordi per kilowattora (9,5 per il riscaldamento e le imprese) sull’80% dei consumi. La domanda eccedente l’80% è pagata al prezzo di mercato.

Il nostro modello, invece, ha previsto una fascia protetta di consumo del 70-80% degli anni precedenti tutelato allo stesso prezzo, quindi per chi consuma quanto o meno rispetto agli anni precedenti arriverà a pagare di meno; mentre per chi consuma più il meccanismo prevede una tariffa maggiorata basata comunque sul prezzo di mercato.

Le tempistiche per mettere in atto questo progetto sono però ancora molto lunghe.

BONUS FAMIGLIA 2023, ELENCO AGGIORNATO

Saranno diversi i bonus famiglia che potranno essere richiesti nel 2023: a quelli già esistenti, se ne aggiungono altri introdotti dall’ultima legge di Bilancio. In attesa che possano essere definiti i dettagli sul funzionamento dei nuovi bonus, vediamo qual è l’elenco completo, e quali sono i requisiti per richiederli.

Bonus famiglia 2023

  •  Assegno unico universale figli a carico

Si tratta di un contributo mensile spettante per ogni figlio minorenne, o anche maggiorenne se di età inferiore ai 21 anni. prevista, infatti, una maggiorazione del 50% dell’importo base da riconoscere fino al compimento di 1 anno del figlio. E per i figli successivi al secondo tale maggiorazione si applica fino al compimento dei 3 anni, ma solo per le famiglie il cui Isee non supera i 40.000 euro.

E ancora, la manovra aumenta da 100 a 150 euro l’importo della maggiorazione mensile forfettaria spettante alle famiglie con almeno 4 figli.

  •  Detrazioni fiscali

Nel dettaglio, queste spettano ancora:

  • per i figli maggiorenni con più di 21 anni ma meno di 24 anni e producono un reddito pari o inferiore ai 4.000,00 euro nel periodo d’imposta di riferimento;
  • per i figli maggiorenni con più di 24 anni che producono un reddito pari o inferiore a 2.840,51 euro.
  • per i figli con più di 21 anni disabili, per i quali spetta sia l’assegno unico che la detrazione per familiari a carico.
  •  Bonus nido

Non cambiano gli importi: spetta un rimborso mensile, per undici mensilità, di 272,73 euro, per chi ha un Isee inferiore a 25.000 euro, mentre per chi supera tale soglia ma è comunque entro il limite di 40.000 euro il rimborso massimo è di 227,27 euro. Per chi supera i 40.000 euro di Isee il bonus nido spetta ancora, ma si ha diritto a un massimo di 136,37 euro al mese. Hanno diritto alla carta anche i bambini di età inferiore a 3 anni, ma ovviamente il titolare della carta sarà un esercente patria potestà, che fanno parte di un nucleo familiare con Isee inferiore a 7.120,39 euro. 

  •  Carta acquisti

Resterà in vigore nel 2023 la carta acquisti, da non confondere però con la carta famiglia che invece non esiste più. Si tratta di una carta di pagamento elettronica che viene rilasciata in favore dei cittadini che si trovano in una situazione di disagio economico.

  •  Carta risparmio spesa

Carta risparmio spesa, riconosciuta dalla legge di Bilancio 2023 a coloro che hanno un Isee inferiore a 15.000 mila euro. 

  •  Reddito alimentare

Per il momento si tratterà di una fase sperimentale che riguarderà solo le città metropolitane, ma l’intenzione è di estenderla a tutti.

Nel dettaglio, tale misura consiste nella distribuzione di pacchi alimentari realizzati con i prodotti invenduti che provengono dalla distribuzione alimentare; ovviamente saranno riservati alle sole famiglie in grave difficoltà economica.

  •  Reddito di cittadinanza

Nel 2023 si potrà ancora richiedere ma potrà essere percepito per un massimo di 7 mensilità. Sarà ancora riconosciuto per 12 mensilità a coloro che all’interno del nucleo familiare hanno almeno un minore, un disabile o un over 60. Per il resto requisiti e condizioni per avere diritto al Reddito di cittadinanza, che diventa Pensione di cittadinanza per i nuclei composti esclusivamente da over 65 oppure da persone con grave disabilità, restano le stesse di quelle già previste per il 2022.

  •  Assegno di maternità Comuni

Erogato dai Comuni in favore di quelle neo mamme che sono sprovviste di copertura previdenziale obbligatoria tale da permettere l’accesso al congedo di maternità Inps. Per averne diritto bisogna soddisfare anche un requisito economico, in quanto l’Isee in corso di validità non deve superare i 17.747,58 euro. L’importo nel 2022 è pari a 354,73 euro; essendo riconosciuto per cinque mensilità, ne risulta un bonus complessivo di 1.773,65 euro; siamo ancora in attesa dell’aggiornamento per il 2023.

  •  Bonus cultura

Per i diciottenni che fanno parte di un nucleo familiare con Isee non superiore a 35 mila euro e la seconda riservata a chi esce con 100 dalla Maturità (Carta del merito).

L’importo è di 500 euro ciascuna, e possono essere cumulabili.

I VANTAGGI DEL CONTRIBUENTE CHE ADERISCE ALLA ROTTAMAZIONE QUATER

La Legge di bilancio 2023 contiene la c.d. rottamazione-quater. L’impostazione data dal Governo alla nuova sanatoria è molto vantaggiosa, si risparmia tantissimo rispetto all’importo contestato con la cartella esattoriale o con gli avvisi di accertamento o ancora con gli avvisi di addebito INPS.

C’è da non sottovalutare, tuttavia, che se il debito è alto bisogna considerare che le rate da pagare sono più impegnative rispetto a quelle che invece garantirebbe l’accesso a una rateazione ordinaria. Dunque, se da un lato si risparmia su sanzioni e interessi, dall’altro le somme dovute vanno pagate in un arco temporale che non è così lungo.

Una volta che entrerà in vigore la Legge di bilancio 2023, dunque anche la rottamazione-quater, il contribuente avrà tempo fino al 30 aprile 2023 per presentare la domanda per accedere alla nuova sanatoria.

Aderendo  il contribuente potrà beneficiare di una serie di vantaggi quali, ad esempio, il blocco all’iscrizione di nuovi fermi amministrativi.

La rottamazione-quater riguarda i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-riscossione, ex Equitalia, tra il 1° gennaio del 2000 e il 30 giugno 2022. Per capire se si rientra o meno nella nuova sanatoria bisogna leggere la cartella.

Una volta presentata l’istanza di adesione alla rottamazione, il pagamento delle somme dovute dovrà essere effettuato:

  • in unica soluzione, entro il 31 luglio 2023,
  • nel numero massimo di diciotto rate, la prima e la seconda delle quali, ciascuna di importo pari al 10 per cento delle somme complessivamente dovute ai fini della definizione, scadenti rispettivamente il 31 luglio e il 30 novembre 2023.

La presentazione della domanda di rottamazione-quater  prevede tuttavia dei vantaggi come il divieto di iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche e il divieto di avviare nuove procedure esecutive nonché di proseguire quelle già avviate in precedenza, a meno che non si sia già tenuto il primo incanto con esito positivo.

Le imprese inoltre, potranno beneficiare del rilascio del Documento unico di regolarità contributiva, DURC (necessario per partecipare ad appalti pubblici) con la sola presentazione dell’istanza di adesione.

Una volta presentata l’istanza se il contribuente si rende conto di non riuscire a pagare, entro il 30 aprile può decidere di ritirare l’adesione.

COME LIBERARE L’AUTO DAL FERMO AMMINISTRATIVO CON LA NUOVA SANATORIA DELLE CARTELLE

La tregua fiscale in arrivo consiste in quell’insieme di provvedimenti relativi alle cartelle esattoriali dei contribuenti italiani, che il governo ha deciso di introdurre a loro vantaggio. Una autentica sanatoria delle cartelle è quella che è il governo Meloni ha deciso di introdurre nel 2023. Tra cartelle cancellate automaticamente e cartelle che è possibile rottamare, i contribuenti italiani indebitati potranno godere di un netto miglioramento della loro condizione. Ci sono aspetti però che vanno chiariti meglio, anche perché le situazioni debitorie possono essere diverse le une dalle altre. Esistono tuttavia situazioni debitorie che hanno già prodotto degli effetti piuttosto gravi nei confronti dei contribuenti. Altre invece questi effetti gravi stanno solo per produrli.

La nuova sanatoria prevede la cancellazione d’ufficio delle cartelle esattoriali più vecchie, cioè quelle che riguardano debiti affidati all’agente della riscossione entro il 2015. A questa seguirà una rottamazione delle cartelle che riguarderà tutte le altre, a prescindere dall’importo ed a prescindere dalla data. Purché passate al concessionario nel periodo intercorrente tra il primo gennaio 2020 e il 30 giugno 2022.

Il contribuente che ha ricevuto un preavviso di fermo amministrativo che non è ancora stato trascritto al PRA , grazie alla sanatoria potrà sospendere gli effetti dei provvedimento. Ecco spiegato come liberare facilmente l’auto dal fermo amministrativo, purché non sia ancora stato trascritto. Basterà in questo caso aderire alla definizione agevolata delle cartelle presentando domanda entro il 30 Aprile 2023. Questa data è quella di scadenza delle istanze, come sembra che abbia intenzione di permettere di fare il governo. Il provvedimento di fermo amministrativo del veicolo non ancora iscritto non ha ancora sortito i suoi effetti. E pertanto l’interessato può ottenere la sospensione. Ma solo presentando domanda di adesione alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali, cioè molto facilmente. È diverso invece il caso di un provvedimento già adottato, cioè se su una auto c’è già il fermo amministrativo. In questo caso poco e niente si potrà fare per toglierlo se non pagare. Perché come sempre, un fermo amministrativo viene eliminato da un veicolo nel momento in cui il contribuente paga tutto l’ammontare di quel debito da cui il fermo stesso è scaturito.

NOVITA’ MUTUI: PASSAGGIO DAL VARIABILE AL FISSO

Il Governo corre ai ripari con la re-introduzione di una norma per consentire il passaggio dal variabile al fisso.

La finalità è sostenere tutti i consumatori che hanno chiesto un prestito per la casa e che ora si trovano a dover pagare rate molto pesanti, con il tasso Euribor.

La norma rilanciata dal Governo Meloni consente di rinegoziare il tasso del proprio mutuo con la banca, passando dal variabile al fisso, in presenza di particolari condizioni (finanziamento fino a 200.000 euro, Isee fino a 35.000 euro, nessun ritardo nel pagamento delle precedenti rate).

Ma sarà davvero conveniente?

Vediamo di seguito alcuni calcoli di passaggio dal mutuo variabile al fisso per capire quanto costa la rata mensile.

Per cambiare in fisso, si parte dall’Eurirs a 20 anni al 2,57%, che è più basso rispetto a quello a 10 anni, al 2,84%. Con la somma dello spread si ha il 4,04%, ovvero una di 877,39 euro (rata più bassa perché la parte di rimborso di capitale risulterà minore, a 391,63 euro).

Se, invece, il mutuo variabile trentennale è stato da poco sottoscritto e restano quindi almeno 29 anni di pagamenti, si deve prendere in considerazione l’Eurirs a 10 anni e quello a 25 anni.

Poiché quest’ultimo è più basso (2,33%) diventa il riferimento base al quale aggiungere lo spread dell’Euribor.

Si tratta di un 1% per i variabili indicizzati all’Euribor a 3 mesi e di circa un 1,2% per quelli indicizzati all’Euribor a 1 mese.

Alla fine, il tasso fisso è al 3,33%. 

I nuovi tassi calcolati come fissi risultano quindi inferiori a quel 6% del mutuo variabile che ci si aspetta con la politica Bce.