QUALI SONO I LIMITI DA RISPETTARE SULL’ORARIO DI LAVORO?

QUALI SONO I LIMITI DA RISPETTARE SULL’ORARIO DI LAVORO?

Esiste un contratto collettivo nazionale per ogni settore di lavoro. Dunque è possibile che ci siano delle regole o delle sfumature diverse da un comparto all’altro o da una figura professionale ad un’altra anche sull’orario di lavoro.

La giurisprudenza stabilisce un orario normale di lavoro di 40 ore settimanali. Ma i contratti collettivi possono intervenire per stabilire una durata inferiore o  riferire l’orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all’anno.

Le ore di lavoro settimanale possono essere ripartite su 5 o su 6 giorni sia dal contratto collettivo sia dal datore di lavoro previa comunicazione o trattativa.

Nessuna legge stabilisce un limite massimo per l’orario di lavoro giornaliero.

Si precisa che è il datore di lavoro a determinare numero di ore e orario di inizio e di termine della prestazione, così come la durata delle pause.

Il datore di lavoro può infatti decidere di far osservare ai dipendenti degli orari settimanali superiori e inferiori a quello normale, a condizione che la media delle ore di lavoro prestate corrisponda alle 40 ore settimanali. Nelle settimane in cui l’orario normale viene superato, le ore lavorate in più non vengono considerate ore di straordinario ma vengono recuperate in periodi successivi dell’anno grazie ad una riduzione oraria.

Non bisogna tuttavia dimenticare che l’orario di lavoro deve obbligatoriamente prevedere alcuni momenti di riposo per consentire al lavoratore di riprendere le energie spese.

Durata e modalità sono in genere stabilite dai contratti collettivi. In caso contrario, la legge prevede il diritto ad una pausa di durata non inferiore a 10 minuti consecutivi. Il datore di lavoro, stabilisce il momento in cui è possibile farla, tenendo conto delle esigenze tecniche e produttive dell’azienda.

È bene sapere che il lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutive ogni 24, calcolate dall’ora d’inizio della prestazione lavorativa. Il periodo di riposo minimo non può essere diminuito da accordi tra le parti.

Secondo la legge il diritto al riposo settimanale scatta ogni 7 giorni e per 24 ore consecutive.

Tuttavia, in determinate situazioni, il datore di lavoro non è tenuto a concedere il riposo settimanale ogni 7 giorni. La giurisprudenza definisce che il tempo di riposo consecutivo è calcolato come media in un periodo non superiore a 14 giorni. Se ne deduce che il principio di periodicità del riposo è rispettato anche se in un arco temporale di 14 giorni vengono concessi due riposi.

La mancata concessione del riposo settimanale è considerata illecita.

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