Non tutti possono essere chiamati a deporre come testimoni in una causa civile. Ci sono dei casi in cui la legge nega questa capacità di testimoniare. Si tratta di chi potrebbe essere parte in causa o parte interessata nella vicenda.
Chi può, quindi, essere chiamato a testimoniare?
In passato, la legge era piuttosto severa a proposito della capacità dei parenti di testimoniare. Non consentiva, infatti, di farlo al coniuge, ai parenti in linea retta (nonni, genitori, figli, nipoti) e agli affini in linea retta (genero e nuora, ad esempio) .
La Corte costituzionale, però, ha abrogato la citata norma del Codice di procedura civile. Significa che oggi è possibile testimoniare a favore di un parente anche stretto senza che la deposizione possa essere respinta da un tribunale.
Conta, dice la giurisprudenza, il fatto di stabilire se il sinistro sia stato provocato da un veicolo rimasto ignoto, non la premura avuta dalla vittima nel tentare di individuare il responsabile. Cosa, peraltro, abbastanza difficile per un pedone che viene sbattuto a terra e che, nello stordimento generale e per l‘effetto dei traumi subiti, l’ultima cosa a cui pensa è a prendere il numero di targa dell’auto che sta fuggendo.
Un caso, dunque, in cui è ammissibile la testimonianza dei congiunti che, comunque, deve essere confrontata con i referti dei soccorritori e con il verbale della Polizia in cui si raccoglie la dinamica del sinistro.
Attenzione, però: il fatto che venga accettata la testimonianza dei parenti non significa che questa venga ritenuta attendibile: il giudice, dopo aver esaminato tutti gli altri documenti, può ritenere che il racconto «penda» talmente tanto dalla parte della vittima da risultare poco credibile.
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