L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps) ha il compito di garantire una serie di prestazioni economiche ai lavoratori dipendenti a fronte di eventi che impediscono agli stessi di rendere la prestazione lavorativa e, pertanto, ricevere la retribuzione.
Le prestazioni interessano gli eventi vecchiaia (pensioni), invalidità, superstiti, malattia e gravidanza. Soltanto per citare alcuni esempi.
Le attività dell’Inps vengono finanziate grazie al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, da parte dei datori di lavoro, a mezzo modello F24.
I contributi in questione sono per la maggior parte a carico dell’azienda, mentre una percentuale ridotta, destinata a finanziare l’assicurazione invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) e gli ammortizzatori sociali, è trattenuta al lavoratore in busta paga.
La somma dovuta dal datore di lavoro e quella trattenuta al dipendente, è versata all’Inps, come anticipato, con modello F24, entro il giorno 16 del mese successivo quello di competenza dei contributi.
Una volta pagati i contributi con F24 l’Inps ricalcola le somme dovute dall’azienda. Nel caso in cui vi sia una differenza) l’Istituto trasmette una «nota di rettifica».
Si tratta di una segnalazione con cui l’Inps comunica al datore di lavoro una differenza di importo tra:
- i contributi calcolati dalle procedure di controllo dell’Inps;
- i contributi calcolati dal datore di lavoro, comunicati con la denuncia UniEmens.
In particolare, possono verificarsi due situazioni:
- Nota di rettifica a credito dell’azienda, qualora i contributi calcolati dalle procedure di controllo dell’Inps siano inferiori a quanto denunciato dal datore di lavoro e versato con modello F24;
- Nota di rettifica a debito dell’azienda, qualora i contributi calcolati dalle procedure di controllo dell’Inps siano superiori a quanto denunciato dal datore di lavoro e versato con modello F24.
A fronte di una nota di rettifica a debito, l’azienda è tenuta a versare la differenza rilevata dall’Inps con modello F24, nel rispetto della data di scadenza indicata nella comunicazione.
L’importo dovuto è rappresentato dalla differenza contributiva cui si sommano le sanzioni civili, calcolate in base ai giorni di ritardo di versamento delle somme.
La somma da versare all’Inps può in ogni caso essere regolarizzata attraverso una richiesta di rateazione, comprensiva di ogni altro debito contributivo accertato alla data di presentazione della domanda.
In caso di omesso pagamento entro la data indicata (e salvo il ricorso amministrativo presentato nei termini) la somma dovuta verrà richiesta con avviso di addebito, avente valore di titolo esecutivo che verrà contestualmente consegnato all’Agente della Riscossione.
È bene sapere che contro la nota di rettifica è possibile presentare ricorso, per il tramite della sede Inps, al Comitato competente individuato ai sensi degli articoli 23, 26 e 39 della Legge 9 marzo 1989, numero 88.
Al fine di presentare ricorso l’azienda è tenuta a raccogliere tutti gli elementi in grado di dimostrare che il calcolo dei contributi è stato effettuato correttamente. Di norma si presentano buste paga dei dipendenti, contratti di lavoro, lettere di proroga o trasformazione a tempo indeterminato, oltre a qualsiasi altro documento necessario.
In caso, invece, di nota di rettifica a credito per l’azienda, i contributi versati in eccesso possono essere recuperati tramite compensazione in F24.
Solitamente le note di rettifica Inps vengono trasmesse all’indirizzo di Posta Elettronica Certificata (Pec) che il datore di lavoro ha comunicato all’Istituto.
In mancanza della Pec, l’Istituto trasmette il documento in questione con raccomandata.
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