La lite temeraria è una fattispecie introdotta dalla giurisprudenza e che ha come obiettivo quello di ridurre il carico del contenzioso giudiziario. Attraverso questo strumento, si intende evitare tutti quei procedimenti infondati, che non condurranno ad un esito favorevole per il contribuente, ma che rischiano di ingolfare il sistema giudiziario italiano.
Il danno di lite temeraria viene disciplinata dall’art. 96 c.p.c., che disciplina:
“Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su istanza dell’altra parte, la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche di ufficio, nella sentenza”.
Quindi, la disposizione in questione ha come obiettivo quello di evitare tutte quelle situazioni in cui il processo viene volontariamente strumentalizzato al fine di allungare i tempi della giustizia. In tal modo, si preclude il soddisfacimento del diritto altrui, che può esser causa di un danno.
Alle volte la lite temeraria può esser considerata un tipo di abuso del diritto. Tale figura ricorre ogniqualvolta un soggetto esercita il diritto travalicando i limiti della buona fede. La clausola, che è applicazione del principio costituzionale di solidarietà di cui all’art. 2 cost., funge da limite all’esercizio del diritto, il quale non deve essere mai scorretto. Con ciò si intende che tale diritto deve essere esercitato in modo tale da non arrecare un pregiudizio alla controparte.
La norma, infatti, prevede una forma di responsabilità della parte che abusa del diritto, circoscritta ai danni provocati dall’abuso dell’agire o resistere in giudizio.
In caso di lite temeraria, come abbiamo evidenziato, il legislatore ha previsto il risarcimento del danno arrecato. In tal caso, infatti, il giudice provvede a condannare al pagamento di una somma, quindi è una forma di risarcimento per equivalente. Diverse sono le ipotesi di lite temeraria.
Tra queste forma rientrano: mediazioni obbligatorie disertate, proposte conciliative o inviti alla negoziazione assistita.
Affinché sia possibile ottenere il risarcimento del danno per lite temeraria, è necessario che siano integrati alcuni requisiti. In particolare, serve la malafede o la colpa grave dell’avversario.
Questi due elementi si manifestano quando il soggetto intende agire o resistere in giudizio avendo consapevolezza dell’infondatezza della propria pretesa vantata. In tal modo, il soggetto in agente abusa del proprio diritto d’azione.
Tale condotta può essere animata o da un interesse ad allungare i tempi del procedimento, o meramente per arrecare un pregiudizio alla controparte. Mentre, si ha colpa grave ove lo stesso abbia agito non rispettando i livelli minimi di diligenza e prudenza. Dunque, lo stesso non ha fatto ciò che era necessario per rendersi conto dell’infondatezza della propria pretesa e per valutare le conseguenze dei propri atti.
Il legislatore deve sempre accertare che vi sia stata un’effettiva perdita patrimoniale conseguente alla lite temeraria, secondo il principio dell’onere della prova.
Infine, è altresì richiesta una terza condizione, ossia deve esser fatta la richiesta al giudice. Il giudice non può, quindi, provvedere d’ufficio alla liquidazione.
Egli dovrà procedere alla quantificazione del danno da lite temeraria in base alla prova offerta dalla parte offesa.
Al fine di procedere al calcolo, si terrà conto di una serie di elementi quali: la gravita dell’abuso, l’incidenza che questo ha avuto sulla durata del processo, l’intensità dell’elemento soggettivo.
L’azione di risarcimento del danno presuppone che siano accertati i requisiti e i presupposti in sede di giudizio di merito. Il giudice dovrà compiere una liquidazione del danno, dunque non è ammissibile la mera condanna generica al risarcimento.
La domanda di risarcimento, inoltre, è proposta nello stesso giudizio in cui si è verificato il danno. Quindi, la cognizione sulla condotta e sul risarcimento è devoluta al giudice che era stato originariamente adito nel merito.
Laddove sia adeguatamente motivata, la decisione sulla lite temeraria non può essere oggetto di impugnazione in sede di legittimità.
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