Sono molte le mail indesiderate che contengono messaggi pubblicitari e vengono inviate ripetutamente e costantemente a ciascun destinatario.
Ma cos’è lo spam?
Si tratta di un vero e proprio furto di servizi, un utilizzo abusivo di risorse altrui. Inviare email a chi non ne abbia fatto richiesta o a chi non abbia acconsentito al trattamento dei propri dati personali, nonostante sia inserito in un pubblico elenco, albo o anche se abbia prestato consenso a soggetti differenti, è un illecito.
Il garante della privacy ha sottolineato come, “il consenso, da documentare per iscritto, deve essere manifestato liberamente, in modo esplicito e in forma differenziata rispetto alle diverse finalità e alle categorie di servizi e prodotti offerti, prima dell’inoltro dei messaggi”. Non basta un consenso verbale o prestato via telefono. Il consenso deve inoltre, essere preventivo. Di conseguenza, un’email che contenga la richiesta di consenso contestualmente alla pubblicità di un prodotto, è comunque fraudolenta.
Il consenso è un elemento imprescindibile anche quando gli indirizzi di posta vengano prelevati da registri accessibili a tutti. Inoltre l’interessato, anche quando abbia concesso l’autorizzazione al trattamento dei propri dati, può sempre richiederne l’aggiornamento o la cancellazione o può opporsi ad una gestione illegittima ed illecita degli stessi. Dinanzi a tali richieste, il responsabile del trattamento dei dati non può assumere una condotta negligente o libertina, essendo tenuto, anche in presenza di una richiesta tramite email, a fornire all’interessato un riscontro in tempi brevi . Qualora lo spammer non fornisca risposta, il danneggiato potrà agire attraverso due strade differenti.
La prima è quella del ricorso al Garante della privacy. Il Garante darà comunicazione al ricorrente e potrà dichiarare in capo a questi il diritto al rimborso per le spese sostenute e per i danni subiti.
Per ottenere, invece, il risarcimento dei danni, è necessario agire attraverso ricorso al giudice ordinario.
La legge sanziona anche coloro che, attraverso un atteggiamento connivente con gli spammer, favoriscano il proliferare del fenomeno.
Un indirizzo di posta elettronica, quindi, per il solo fatto di essere reperibile in rete, non autorizza un utilizzo indiscriminato. Ogni individuo, infatti, nella propria casella telematica è padrone di casa e ha il diritto di scegliere chi far entrare e chi lasciare fuori.
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