L’omesso versamento di ritenute previdenziali consiste, nella condotta del datore di lavoro che opera le trattenute in busta paga ai propri dipendenti, ma poi non le versa all’Inps entro i brevi termini previsti. In sostanza, il datore di lavoro si mette in tasca i soldi dei contributi prelevati ai propri dipendenti.
Quali sono le sanzioni a carico del datore di lavoro che non versa le ritenute del dipendente?
Fino al 2016 questo comportamento era raffigurato come reato, successivamente si è avuta una depenalizzazione dello stesso.
Oggi infatti, il datore di lavoro che omette le ritenute del dipendente viene punito solo a livello di sanzione amministrativa, e non più penale.
Tuttavia, anche dopo il 2016, il comportamento descritto del latore di lavoro può costituire reato quando l’entità dei versamenti non compiuti supera i €10.000 euro annui.
Parliamo, in questo caso, di reclusione fino a 3 anni e di una multa fino a 1.032 euro.
La sanzione amministrativa, nel caso in cui il debito del datore di lavoro è inferiore a €10.000, va da un minimo di €10.000 ad un massimo di €50.000, a seconda della gravità della violazione, dell’entità dell’evasione contributiva e del numero di lavoratori coinvolti nel fenomeno delle trattenute loro operate ma non versate dal datore di lavoro.
Ricordiamo che, prima del 2016, la sanzione minima era di circa € 17.000, rettificata poi successivamente dall’Inps.
Come può regolarizzare il debito il datore di lavoro?
Il datore di lavoro responsabile dell’omesso versamento di ritenute, dal momento in cui riceve dall’Inps l’avviso di contestazione ed accertamento di tale violazione, può spontaneamente regolarizzare la situazione indebita versando, entro tre mesi dalla notifica dell’atto, le ritenute omesse, e in tal caso non dovrà pagare le sanzioni, ma soltanto gli interessi per il ritardato versamento.
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