Sappiamo tutti che, quando ci viene rilasciata una carta bancomat, la banca ci fornisce anche un codice pin grazie al quale possiamo comodamente effettuare operazioni dallo sportello. La custodia del predetto codice, ovviamente, spetta al titolare del conto corrente.
Cosa succede nel caso in cui qualcuno carpisce il nostro codice pin ed effettua prelievi da nostro conto corrente?
Che si tratti di istituto bancario oppure postale, il ragionamento non cambia. Entrambi sono tenuti a garantire la massima sicurezza nei confronti del cliente titolare di un conto corrente presso la loro sede.
Secondo la Corte di cassazione, anche se il correntista è tenuto a conservare il pin, la banca non può sollevare eccezioni infondate di omessa custodia del pin secondo un proprio regolamento interno mai sottoscritto nelle forme previste dalla legge dai correntisti.
L’istituto bancario, quindi, ha l’onere di provare concretamente tale negligenza da parte del correntista.
Si, può, al contrario, affermare che sia del tutto ragionevole ricondurre nell’area del rischio professionale del prestatore di servizi di pagamento, e dunque gli intermediari finanziari, la possibilità di una utilizzazione dei codici da parte di terzi, non attribuibile al dolo del titolare del conto o a comportamenti talmente incauti da non poter essere fronteggiati in anticipo.
Pertanto l’istituto bancario, se non prova di aver adottato tutte le misure idonee a garantire la sicurezza del servizio da eventuali manomissioni, deve rispondere per il “furto” a danno del correntista.
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