Archivio annuale Dicembre 31, 2022

SCONTO DEL 50% SU CHI ACQUISTA LA PRIMA CASA: SU QUALI IMMOBILI INVESTIRE?

Sulla nuova manovra della Legge di Bilancio, in merito all’acquisto degli immobili il Governo si mostra sicuro e soddisfatto. I contribuenti intenzionati ad acquistare una casa avranno la possibilità di accedere a un maxi sconto sull’Iva, purché l’immobile rispetti determinati parametri energetici ed ecosostenibili.

Il Governo ha voluto aiutare coloro che sono in cerca di un immobile da acquistare.

Si è voluto incentivare l’acquisto di una casa con uno sconto sull’Iva pari al 50%, purché questa rispetti i più avanzati parametri di efficienza energetica ed ecosostenibilità.

La manovra prevede, ai fini dell’Irpef, “una detrazione dall’imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, del 50% dell’importo corrisposto per l’Iva” per gli acquisti di “unità immobiliari” a destinazione residenziale effettuati entro il 31 dicembre 2023.

Ma quali sono gli immobili su cui investire?

Sarà possibile ottenere l’Iva al 50% solo a determinate condizioni. Lo sconto sull’Iva sarà possibile solo per coloro che acquisteranno la prima casa in classe energetica A e B. È bene quindi conoscere quali sono le caratteristiche che l’immobile sul quale si investe deve avere.

Per acquistare una casa in classe energetica B bisogna accertarsi che questa abbia un consumo compreso tra 1-1,20 Epgl. Le cose si complicano per chi vuole acquistare una casa in classe energetica A.

Infatti, per avere una casa in classe energetica A, questa deve avere un ottimo isolamento termico e un adeguato impianto di riscaldamento, ancor meglio se questo sfrutta le energie rinnovabili, con impianti fotovoltaici o impianto solare termico. Ancora, una casa di classe energetica A deve possedere un adeguamento alle norme antisismiche ed elettrodomestici con classe energetica A.

BONUS MOBILI

Il bonus mobili ed elettrodomestici consiste nella detrazione del 50% delle spese sostenute per l’acquisto di arredi.

La legge di Bilancio cambia i limiti di spesa per l’agevolazione, ma solo per l’anno 2023, che fino al 31 dicembre 2022 è di 10mila euro.

La soglia limite viene aumentata a 8mila euro per il 2023, con l’aliquota di detrazione sempre al 50%: il bonus mobili nel quindi ammonta a un massimo di 4mila euro. Nel 2024, invece, il bonus scende a 5mila euro (con la possibilità di portarne in detrazione 2.500).

L’aliquota della detrazione rimane al 50% per l’acquisto di:

  • forni di classe non inferiore alla A;
  • lavatrici, lavasciugatrici e lavastoviglie di classe non inferiore alle E;
  • frigoriferi, congelatori e altre apparecchiature dotate di etichetta energetica di classe non inferiore alla F;

Rimane anche il “gemellaggio” col bonus ristrutturazione, cioè per usufruire del bonus mobili è necessario effettuare interventi di recupero del patrimonio edilizio dal 1° gennaio.

Questo significa che i contribuenti che hanno avviato un intervento edilizio entro il 31 dicembre 2021 oggi sono tagliati fuori dal bonus mobili, ma potranno usufruire dell’agevolazione per gli interventi nuovi avviati da ora alla fine dell’anno.

Tra le spese da portare in detrazione si possono includere quelle di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.

Il bonus elettrodomestici rientra tra gli interventi soggetti all’obbligo di trasmissione dei dati all’Enea, introdotto dalla Legge di Bilancio 2018 e in vigore anche negli anni successivi.

E’ obbligatorio comunicare i dati relativi alle spese sostenute per l’acquisto di:

  • forni;
  • frigoriferi;
  • lavastoviglie;
  • piani cottura elettrici;
  • lavasciuga;
  • lavatrici.

La scadenza per l’invio è fissata a 90 giorni dalla data di collaudo.

I documenti che bisognerà aver cura di conservare sono i seguenti:

  • ricevuta del bonifico;
  • ricevuta di avvenuta transazione (per i pagamenti con carta di credito o di debito);
  • documentazione di addebito sul conto corrente;
  • fatture di acquisto dei beni, riportanti la natura, la qualità e la quantità dei beni e dei servizi acquisiti.

AUMENTO DEI TASSI DEL MUTUO: COSA STA ACCADENDO?

È ormai noto come i tassi di interesse dei mutui stiano in rialzo. È quanto annunciato dalla Federazione Autonoma Bancari Italiani.

L’ipotesi è quella di un aumento dei tassi fino al 6% .

Ma cosa si cela dietro questo possibile rialzo?

Purtroppo tutto dipende dall’aumento del costo del denaro e dalla linea dura assunta dalla Bce. Se infatti in questo periodo il costo del denaro era pari al 2% con tassi al 3,2%, adesso con l’aumento di mezzo punto percentuale, raggiungendo quota 2,5%, i tassi potrebbero avvicinarsi pericolosamente verso il 6%.

Secondo l’analisi condotta dalla Fabi, alle banche non basterebbe avvantaggiarsi del rialzo dei tassi e ampliare l’offerta di prodotti finanziari diversi dai mutui.

Questo perché c’è chi ha il destino già segnato. Infatti, chi non fa in tempo a siglare una surroga o a rimborsare parzialmente il mutuo già in essere, troverà difficoltà anche sul pagamento delle rate già in aumento.

Facendo un paragone con i primi 10 mesi dell’anno in corso, i finanziamenti delle banche alle famiglie sono cresciuti in media del 2,6%, contro un 1% di aumento dei prestiti alle imprese. Per quanto riguarda le imprese, nello stesso periodo si è registrato una riduzione complessiva dei finanziamenti pari a 11,4 miliardi (1,7%) passando da 678,5 miliardi a 667 miliardi.

Quale tasso quindi è meglio scegliere?

Davanti a una simile situazione, è naturale che le persone in cerca di una casa possano decidere di rinunciare al desiderio di poter acquistare un immobile.

Tuttavia, anche in un periodo di crisi come questo è possibile acquistare una casa, e sicuramente in periodi difficili come questo è bene prediligere un tasso fisso che mette al riparo le famiglie dai rialzi dei tassi di interesse.

È importante non abbandonare il desiderio di acquistare una casa se si pensa che, quando i tassi d’interesse caleranno, diventando più favorevoli, e sarà dunque possibile estinguere il vecchio mutuo con uno nuovo più vantaggioso.

SEGNALAZIONE AL GARANTE DELLA PRIVACY

Quando si subisce una violazione dei propri dati personali, oppure si pensa di esserne stati vittima, si può inviare una segnalazione al garante della privacy, si tratta dell’autorità adibita alla tutela del diritto alla privacy, a cui i cittadini possono rivolgersi quando ne hanno necessità.

A livello tecnico le due cose sono differenti:

  • la segnalazione è uno strumento più blando, che permette a chiunque di inviare di elementi di cui si è in possesso in caso di una presunta violazione;
  • il reclamo è un atto circostanziato, dove l’istante rappresenta una violazione della disciplina in materia della protezione dei dati (articolo 77 del Regolamento UE 679/2016, e artt. da 140-bis a 143 del Codice)

L’invio della segnalazione è un’operazione semplice basta scrivere a uno degli indirizzi disponibili sul portale, inserendo tutte le informazioni che si hanno a disposizione e lasciando un recapito per un’eventuale risposta.

L’invio del reclamo può avvenire in differenti modalità:

  • consegnando fisicamente agli uffici del garante (sede in Piazza Venezia n. 11, IT-00187, Roma);
  • attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno indirizzata a: Garante per la protezione dei dati personali, Piazza Venezia, 11 – 00187 Roma;
  • attraverso email, all’indirizzo certificato protocollo@pec.gpdp.it. Questo indirizzo email è abilitato alla ricezione esclusiva di pec.

Oltre a essere l’interessato a poter inviare un reclamo, però, anche avvocati, procuratori, organismi o enti senza scopo di lucro hanno la possibilità di farlo per conto di terzi.

In questo caso però bisognerà allegare una procura, che verrà depositata al garante della privacy assieme a tutta la documentazione.

PIU’ SOLDI SUL CONTO CORRENTE, DI QUANTO AUMENTA L’ISEE?

Come prima cosa va detto che il valore finale dell’Isee risulta dal calcolo di due componenti, ossia l’indicatore della situazione economica Ise e la scala di equivalenza Se.

Nel dettaglio, dividendo l’Ise per la Se si arriva all’Isee, che è il valore indicato alla fine della prima tabella presente nell’attestazione.

L’Ise è un parametro che tiene conto tanto dei redditi quanto dei patrimoni di proprietà dei componenti del nucleo familiare, aggiornati a due anni prima dalla presentazione della Dsu.

È questo, difatti, il parametro che fotografa la situazione economica del nucleo familiare.

Sull’Ise hanno una maggiore incidenza i redditi rispetto ai patrimoni, in quanto si calcola applicando la seguente formula:

Isr (redditi) + 20% Isp (patrimoni

Del patrimonio, sia mobiliare che immobiliare, se ne prende solamente il 20%.

Entro i 15.493,71 euro, quindi, i soldi sul conto corrente non hanno alcuna incidenza sull’Isee.

Discorso differente quando invece superano tale soglia, in quanto il differenziale ha lo stesso identico peso del patrimonio immobiliare.  

Il patrimonio mobiliare si somma a quello immobiliare e il 20% del risultato verrà sommato ai redditi, comportando di conseguenza un aumento dell’Ise e, a parità di scala di equivalenza, dell’Isee stesso.

Di fatto, in questo caso un incremento di 15.000 euro dei propri risparmi comporta un aumento di appena il 2.000 euro sull’Isee.

Più rilevante sarebbe l’incremento dell’Isee in caso di aumento del proprio reddito, in quanto in tal caso verrebbe presa in considerazione il 100% della differenza e non il 20% come invece previsto per i patrimoni.

REGIME FORFETTARIO 2023

Si tratta di un regime fiscale per le partite Iva individuali, il cui scopo è quello di garantire alcune semplificazioni sia a livello fiscale che a livello contabile.

Attualmente, il regime forfettario è l’unico che garantisce alle partite Iva una gestione con alcune agevolazioni rispetto al regime ordinario. La legge di Bilancio 2023 cambia nuovamente i requisiti di accesso e permanenza al regime agevolato, ovvero: la soglia di ricavi e compensi viene alzata da 65mila euro annui a 85mila euro annui; nel momento in cui si supera il limite degli 85mila euro durante l’anno, si continua ad applicare la flat tax fino a un massimo di 100mila euro.

Superata la soglia dei 100mila euro, quindi, la fuoriuscita dal regime forfettario è immediata.  

Altri requisiti sono:

  • non aver sostenuto spese superiori a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
  • non aver percepito oltre 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente o da pensione. Tale soglia non si applica ai lavoratori licenziati o che si sono dimessi, che quindi hanno libero accesso al regime agevolato.

Non sono previsti limiti di spesa per i beni strumentali.

  • Il regime forfettario consiste nell’applicazione di un’aliquota di tassazione fissa su ricavi e compensi fino a un massimo di 85mila euro annui: al 5% per le start up; al 15% per le altre partite Iva.

Chi sono gli esclusi dal regime forfettario? Le seguenti categorie di contribuenti non possono approfittare della flat tax al 15%:

  • titolari di quote in società di persone in qualsiasi percentuale;
  • titolari di quote srl e associazioni che permettono il controllo;
  • chi ha avuto una partita Iva negli ultimi 2 anni per la stessa tipologia di attività.

Scendendo più nello specifico, alcune categorie escluse sono:

  • le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfettari di determinazione del reddito;
  • i non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato;
  • i soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
  • gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari
  • coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30mila euro;

L’opzione della cessione del credito spetta anche ai forfettari, che quindi hanno la possibilità di monetizzare la detrazione fiscale.

Il titolare di partita Iva in regime forfettario può beneficiare degli sconti sui lavori in casa cedendo il credito d’imposta maturato, anche al genitore.

Il regime forfettario prevede anche importanti vantaggi fiscali per chi avvia una nuova attività.

Nel dettaglio si tratta dell’aliquota dell’imposta sostitutiva ridotta al 5%

La durata del regime forfettario startup è limitata a cinque anni: per esempio, chi ha aperto la partita Iva nel 2019 può usufruire dell’aliquota al 5% per gli anni di imposta 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023.

RINEGOZIARE I MUTUI

Un anno di tempo per fissare il tasso del mutuo ipotecario, fino alla fine del 2023 sarà possibile rinegoziare il mutuo per l’acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione.

Lo prevede l’articolo 1, comma 322, della legge di bilancio per il 2023, introdotto nel corso dei lavori parlamentari.

L’operazione, dunque, riapre i battenti ed è nuovamente consentito di rinegoziare i mutui ipotecari stipulati prima dell’entrata in vigore della legge di bilancio 2023.

L’obiettivo è di assicurare a chi lo desideri, di passare da un mutuo a tasso variabile a un mutuo a tasso annuo nominale fisso con limiti quantitativi prefissati.

Per beneficiare dell’opzione, i requisiti sono i seguenti: importo originario non superiore a 200 mila euro; scopo di acquisto o ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione; tasso e a rata variabile per tutta la durata del contratto.

L’applicazione del tasso fisso di interesse può coprire tutta la durata residua del finanziamento o, con l’accordo con il cliente, un periodo inferiore.

Peraltro, è anche possibile concordare, ai fini della rinegoziazione, l’allungamento del piano di rimborso del mutuo per un periodo massimo di cinque anni, purché la durata residua del mutuo all’atto della rinegoziazione non diventi superiore a venticinque anni.

In ogni caso le garanzie ipotecarie già prestate continuano ad assistere il rimborso, a fronte del mutuo rinegoziato.

TITOLI DI STATO E RENDIMENTI

Mentre il mercato sembra prepararsi al rally di Natale, il mercato dei titoli di Stato torna a offrire rendimenti interessanti.

Tornano sui massimi i titoli di tutte le economie occidentali mentre in oriente abbiamo avuto di recente l’intervento della Bank of Japan, che ha alzato i rendimenti dei suoi titoli per ammorbidire la curva dei rendimenti di lungo periodo, il tutto conforme alla propria politica monetaria che prevede lo Yield Curve Control.

Questo è un messaggio importante ai mercati che iniziano a prezzare uno scenario di tipo recessivo, dove il rischio paese degli Stati diventa più alto in previsione di un rallentamento economico.

Dopo la crisi greca, in Europa abbiamo visto dei tassi a ridosso dello 0% e addirittura, in casi eccezionali, con rendimenti al di sotto dello 0% come nel caso del Bund tedesco.

Questo era dovuto essenzialmente al fatto che le banche centrali, in primis quella europea, hanno comprato titoli per emettere liquidità all’interno del sistema finanziario, pertanto il loro acquisto ha comportato un rialzo dei prezzi alquanto artificioso, con conseguente diminuzione dei rendimenti.

La situazione è invece ora capovolta, ossia abbiamo una diminuzione di liquidità.

Questo ha comportato un rialzo fortissimo dei rendimenti sui titoli di Stato di tutti i Paesi occidentali, in primis quelli europei.

Come i titoli di Stato italiani che in questo momento si trovano ben oltre il 4%, oppure i titoli di Stato tedeschi che invece si trovano oltre il 2% quando fino a qualche anno fa avevano rendimenti ben al di sotto dello 0%.

Un’eventuale chiusura mensile a ridosso del livello del 4,5% potrebbe portare oltre il 5% e, pertanto, potremmo vedere i rendimenti salire ulteriormente. 

Questo livello era stato già sfiorato dal mercato tra settembre e ottobre dove il Btp è arrivato a prezzare un rendimento del 4,9%. La Bce non ha minimante considerato questo come un pericolo, pertanto potrebbe essere considerata pericolosa una situazione in cui i rendimenti potrebbero ulteriormente salire.

Facciamo quindi molta attenzione a ciò che potrebbe succedere nel corso delle prossime settimane, in quanto questo mercato risulta al momento essere abbastanza pericoloso.

ECOBONUS 2023

Superbonus, tramite il quale si possono fare i lavori di riqualificazione energetica degli edifici: con le modifiche della manovra, dal 2023 sarà al 90%, possibilità di usufruire dell’ecobonus in tre modi: come detrazione in dichiarazione dei redditi, tramite lo sconto in fattura oppure con la cessione del credito, con le aliquote ordinarie:

  • 50% per infissi, biomassa e schermature solari;
  • 65% per le rimanenti tipologie di spese.

Nel caso in cui l’intervento sia effettuato su parti comuni condominiali che non comportino modifiche volte a ridurre il rischio sismico, l’importo di detrazione Irpef potrà variare dal 70% al 75%.

Nel caso in cui gli interventi e le spese di ristrutturazione per migliorare l’efficienza energetica interesseranno l’intero involucro dell’edificio, l’ecobonus potrà salire al 70% (nel caso in cui i lavori incidano sul 25% della superficie complessiva del condominio), mentre sarà del 75% se la riqualificazione energetica sarà finalizzata al miglioramento e al risparmio sulla spesa energetica sia estiva che invernale.

Uno dei requisiti necessari per richiedere la detrazione per la riqualificazione energetica è che l’intervento sia effettuato su immobili o edifici già esistenti, di qualsiasi categoria catastale.

L’ecobonus al 50% spetta per i seguenti lavori:

  • interventi relativi alla sostituzione di finestre comprensive d’infissi;
  • schermature solari;
  • caldaie a biomassa;
  • caldaie a condensazione;

L’aliquota sale al 65% per i seguenti interventi:

  • interventi di coibentazione dell’involucro opaco;
  • pompe di calore;
  • sistemi di building automation;
  • collettori solari per produzione di acqua calda;
  • scaldacqua a pompa di calore;
  • generatori ibridi, cioè costituiti da una pompa di calore integrata con caldaia a condensazione;

 l’ecobonus va dal 70 all’85% per gli interventi di tipo condominiale. Attenzione: tale detrazione vale per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2024 con il limite di spesa di 40.000 euro moltiplicato per il numero di unità immobiliari che compongono l’edificio.

Qualora gli stessi interventi siano realizzati in edifici appartenenti alle zone sismiche 1, 2 o 3 e siano finalizzati anche alla riduzione del rischio sismico determinando il passaggio a una classe di rischio inferiore, è prevista una detrazione dell’80%.

Con la riduzione di 2 o più classi di rischio sismico la detrazione prevista passa all’85%. Il limite massimo di spesa consentito, in questo caso passa a 136.000 euro.

L’ecobonus può essere richiesto da tutti i contribuenti, anche i titolari di reddito di impresa, che risultino possessori di un immobile in favore del quale vengono posti in essere interventi di riqualificazione energetica.

Le spese sostenute devono essere pagate tramite moneta elettronica, e quindi essere tracciate.

BONUS RISTRUTTURAZIONE 2023

Bonus ristrutturazione: una detrazione del 50% delle spese sostenute per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, prorogato fino al 31 dicembre 2024.

Oltre alla detrazione Irpef, il contribuente ha anche altri vantaggi fiscali, come:

  • la possibilità di pagare l’Iva in misura ridotta;
  • la detrazione degli interessi passivi pagati sui mutui stipulati per ristrutturare l’abitazione principale;
  • le detrazioni per l’acquisto di immobili a uso abitativo facenti parte di edifici interamente ristrutturati e quelle per la realizzazione o l’acquisto di posti auto.

A essere prorogati senza modifiche sono:

  • l’ecobonus ordinario;
  • il bonus verde;
  • il sismabonus.

Degli interventi sono stati fatti sul bonus mobili, il cui tetto di spesa massima scende a 10.000 euro per il 2022, sul bonus facciate e sul superbonus 110%

Fino al 2024 quindi è possibile beneficiare della detrazione fiscale del 50% ed entro il limite di 96mila euro di spesa, e spetta anche per interventi relativi “alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali ad immobili residenziali, anche a proprietà comune”,

Dal 2025, salvo ulteriori proroghe, la detrazione passerà alla misura ordinaria del 36% su un importo massimo di 48mila euro.

La detrazione deve essere sempre ripartita in 10 rate annuali di pari importo.

Tra le regole, rimane obbligatoria la comunicazione all’Enea entro 90 giorni dalla data in cui si sono conclusi i lavori per gli interventi che comportano un risparmio energetico.

L’agevolazione fiscale può essere richiesta da tutti i contribuenti soggetti al pagamento delle imposte sui redditi, residenti o non residenti in Italia, ossia:

  • proprietari o nudi proprietari;
  • titolari di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie);
  • locatari o comodatari;
  • soci di cooperative divise e indivise;
  • imprenditori individuali, per gli immobili non rientranti fra i beni strumentali o merce;
  • soggetti che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti a questi equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali.

Se è stato stipulato un contratto preliminare di vendita – compromesso – chi ha comprato l’immobile può usufruire del bonus se:

  • è stato immesso nel possesso dell’immobile;
  • esegue i lavori di ristrutturazione a proprio carico;
  • è stato regolarmente registrato il compromesso.

Documenti da conservare per richiedere la detrazione fiscale:

  • domanda di accatastamento;
  • ricevute di pagamento dell’imposta comunale ICI-IMU;
  • delibera dell’assemblea per l’esecuzione dei lavori (parti comuni edifici residenziali) e tabella della ripartizione delle spese;
  • dichiarazione di consenso all’esecuzione dei lavori;
  • concessioni, autorizzazioni allo svolgimento dei lavori o dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà indicante data di inizio dei lavori e compatibilità con le spese ammesse al bonus ristrutturazioni.

Come pagare per poter usufruire del bonus, è necessario che i pagamenti siano effettuati con bonifico bancario o postale. Nel bonifico dovranno essere indicati i seguenti dati:

  • causale del versamento: Bonifico relativo a lavori edilizi che danno diritto alla detrazione prevista dall’articolo 16-bis del Dpr 917/1986;
  • codice fiscale del beneficiario della detrazione;
  • codice fiscale o Partita IVA del beneficiario del pagamento.